La FOTO, il motivo della scelta: 

Il Papa saluta gli Allievi della Scuola Cappellani

Uno scatto singolare, dove l’immagine del papa con il nostro pastore e alcuni allievi del nostro seminario, riassumono il messaggio evangelico di oggi, Pastore che conduce le pecore.

FOTO da: (Cfr. AgenSir.it)

“PENSIERI CON LE STELLETTE”

sul Vangelo della Domenica

 

IV DOMENICA DI PASQUA 

… le pecore ascoltano la sua voce … In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore…

 

Carissimi,

il Cappellano Militare, così contestato e direi, solo per gelosie, perché ne convinzioni, ne moralismi, ne altro, eliminano il desiderio, della Chiesa, di essere accanto a tutte le categorie delle persone della nostra società che hanno un ruolo e svolgono un servizio particolare nella società, come tanti altri settori, dove, l’essere come loro, nella stessa giurisdizione, non ci fa ospiti, ma fratelli in cammino, con uguali diritti e medesimi doveri, senza venir meno, ma con una marcia in più, essendo sacerdoti e religiosi che seguono ogni persona qualsiasi fede professi.

Il condividere lo “status” è il servizio più autentico per essere accomunati in una vita particolare. Solo sporcandosi le mani, avendo l’odore delle pecore si può meglio condurre il gregge e servirlo. Con questo spirito, siamo i “Guardiani” del gregge, dove Cristo è il Pastore da seguire.

A riflessione del vangelo di oggi, vi rimando ad un’intervista appara su Avvenire a pochi mesi dalla nomina del nostro Vescovo a Ordinario Militare. La sua attenzione, le sue parole e la sua fede orientano la nostra preghiera alla luce del Vangelo odierno:

“…È una vera e propria realtà di Chiesa! Una presen­za di Chiesa richiesta, impegnata, necessaria. Mi ha subito colpito come l’opera della Chiesa, in par­ticolare dei sacerdoti, sia non solo stimata ma vo­luta dalla maggior parte dei militari i quali ne ri­conoscono la preziosità del servizio, di un impe­gno di cui spesso non si coglie la portata ma che investe realmente tutti gli ambiti dell’evangeliz­zazione: l’annuncio della Parola, la celebrazione dei Sacramenti, la pastorale giovanile e familiare, il supporto personale di situazioni difficili, lo stes­so discernimento vocazionale…

Penso, solo co­me esempio, alla facilità con cui, nelle caserme, si possono avvicinare quei giovani spesso così difficilmente raggiungibili in altre realtà locali. Quindi l’intuizione di creare i vicariati castrensi, citati anche dal Concilio nel decreto Christus Do­minus, conserva tutta la sua attualità… In pochi mesi ho visto un campo d’azione straor­dinariamente vasto, per evangelizzare il quale non bastano sporadici interventi, è necessaria la pre­senza che dona identità: questa Chiesa deve ave­re coscienza – riprendendo papa Francesco nella Evangelii gaudium –  di essere un ‘popolo’, affidato alla guida e alle cure di un unico pastore col suo presbiterio; di essere una ‘comunità’, edificata at­torno all’Eucaristia e inviata ad annunciare il Van­gelo in comunione con la Chiesa universale…”.  (Cfr. Avvenire 15 aprile 2014)

Buona Domenica

03.05.20-IV-Pasqau@unavoce