ALZARE LO SGUARDO

Lettera del Cappellano per la santa Pasqua

 

Le donne della Pasqua sono il segno più eloquente della fedeltà dell’amore di Dio

 

 

 

Dal Vangelo secondo Marco (16,1-7)

 

Passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e Salòme comprarono oli aromatici per andare a ungerlo. Di buon mattino, il primo giorno della settimana, vennero al sepolcro al levare del sole. Dicevano tra loro: «Chi ci farà rotolare via la pietra dall’ingresso del sepolcro?». Alzando lo sguardo, osservarono che la pietra era già stata fatta rotolare, benché fosse molto grande. Entrate nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d’una veste bianca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: «Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l’avevano posto. Ma andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro: “Egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto”».

 

 

Carissimi,

         in questo anno che per la nostra comunità dell’Aeronautica è caratterizzato dall’Anno Giubilare Lauretano, anche se interrotto dalle recenti vicende, vi raggiungo in questa Santa Pasqua con le parole del Vangelo di Marco che ci parla delle donne al sepolcro la mattina di Pasqua.

 

         Tutto l’anno pastorale per la nostra comunità è stato incentrato sulla figura di Maria e le donne della Bibbia, le parole a commento di questa pagina pasquale che muto dal Biblista francescano V. Ippolito, ci aiuteranno a vivere questi giorni e a continuare il camino verso il Signore.

 

         La prima azione che compiono le donne, giunte al sepolcro, è alzare lo sguardo (cf. v 4). Ripiegate sui propri pensieri, prese dalla preoccupazione della pietra da ribaltare, mentre sono dirette alla tomba che non sanno essere vuota, sono salvate da se stesse, dalle paure e dai timori del cuore, grazie alla capacità di tendere gli occhi in avanti e rendersi conto che, mentre farneticano tra loro, la realtà intorno è totalmente diversa da come la credono e la attendono, dopo che hanno visto rotolare la pietra e il corpo di Gesù era stato deposto nel sepolcro (cf. Mc 15,47). Una cosa sono i pensieri e i timori che si portano dentro, altro è ciò che il Signore opera al di fuori. C’è quindi una contraddizione tra i sentimenti delle donne, la realtà soggettiva che vivono e quanto, invece, Dio ha operato, con la resurrezione del suo Figlio. C’è una comunione nel dubbio e nella discussione, nella paura e nella preoccupazione tra le donne. Come le vergini sagge sono accomunate alle stolte perché il sonno prevale su di loro, così anche le donne ora non riescono ad andare al di là di quello che credono e sono dirette verso un morto, amano Cristo, considerandolo un cadavere, incuranti di ciò che il Maestro aveva già annunciato, lungo il cammino del discepolato. Si può anche camminare verso Dio, parlare di Cristo, manifestare all’esterno il proprio desiderio di seguirlo, portare i segni di una sincera devozione e di un amore autentico, ma senza che il Signore determina la nostra corsa e trasformi la nostra vita. Spesso viviamo senza che Gesù sia veramente risorto, siamo fermi al Calvario, parliamo tra noi di preoccupazioni vane, ci scambiamo problemi che non sono veramente tali, ci costruiamo una vita dove Dio è l’oggetto della nostra attenzione, inerme, deve solo accogliere ciò che noi diciamo, avallare quanto noi scegliamo. 

         Tante situazioni, in famiglia e nelle nostre comunità, ci prostrano, determinando le nostre continue lamentele, cantilene che si rinnovano, come un disco incantato. Il Signore ci chiede di alzare lo sguardo e di vedere che la realtà ha i colori della vita e della gioia, della vittoria del bene sul male e della potenza sua che sempre fa meraviglie. Le nostre molto spesso sono letture parziali. Dobbiamo lasciare che il Signore ci guidi a vedere in modo diverso la realtà e percepire che la sua mano non si allontana da noi e da ciò che viviamo. Quante volte non riusciamo ad alzare lo sguardo e ci sentiamo venir meno sotto il peso della croce che portiamo dietro Gesù? Quante volte le nostre lamentele sono così continue che seminiamo nel cuore degli altri ciò che il nostro cuore non riesce a sopportare e ad affidare a Dio, come ha fatto Gesù sulla croce? 

 

         Alzare lo sguardo è il primo passo per risorgere con Cristo, frenare il nostro continuo lamento è il passaggio obbligatorio per rinascere, come Nicodemo, dall’Alto. Non basta però che il nostro sguardo si alzi, perché le paure del cuore possono essere un velo che impediscono agli occhi di vedere nel giusto modo la realtà, dando il vero senso alle cose. Ecco perché il segno della pietra ribaltata dal sepolcro non basta da sola a dire che Cristo è risorto, è necessario una parola che illumini la vita e dia la giusta chiave di lettura dell’accaduto. Dio non si fa attendere e manda il suo messaggero perché le donne comprendano la resurrezione di Gesù.  “Entrate nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d’una veste bianca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: «Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l’avevano posto»” (vv. 5-6). L’angelo guida le donne a capire ciò che è avvenuto, a rileggere la storia del Nazareno con Dio e a vedere che la sua parola è vera e che la morte non può prevalere su Cristo, il Figlio obbediente fino alla morte. non possiamo fare esperienza della resurrezione di Cristo, se non ci lasciamo guidare da Dio, se non penetriamo nel mistero del Crocifisso, se non vinciamo la paura, avendo nel cuore la certezza che l’amore è sempre più potente e grande di ogni morte. L’apparizione dell’angelo non vince totalmente la paura delle donne, ma è un momento importante nel cammino della fede. Essere testimoni del Risorto, come l’angelo chiede – “«Ma andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro: “Egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto»” (v. 7) – non è così facile come sempre. È necessario sempre far vincere in noi il timore, che impedisce al seme della Parola di Dio, attraverso gli altri, porti frutto.

 

O Gesù, vinca in noi la potenza della tua Pasqua, la grazia del tuo amore, in noi porti frutti. Vinca il timore, dissolva la paura, porti la pace a faccia rifiorire nuova la vita. Come le donne non siamo perfetti, ma camminiamo verso Te, con la forza che Tu ci doni. Il tuo Spirito ci renda capaci di camminare nella fede, illuminati dalla tua Parola, attenti ai segni che Tu lasci nella storia, docili alla voce di chi, in noi, dona senso al nostro camminare verso Te. Portare la tua resurrezione ai fratelli è il senso del nostro andare. Rendici testimoni fedeli del tuo annuncio che ha come primo destinatario il cuore nostro e delle persone che ci sono accanto. Amen.

 

         Possano le azioni delle donne raccontate dal Vangelo guidare il nostro cammino. Buona Santa Pasqua

 

Don Marco

 

Santa Pasqua 2020