Condizionamenti Sociali 

 

Volenti o nolenti, al di là che riteniamo di essere liberi, di pensare e di scegliere ogni nostra azione e pensiero, in qualche modo siamo condizionati da ciò che ci sta attorno: ambiente e persone, pensiero e cultura, formazione e conoscenze varie, politica e religione, tutto è in qualche modo condizionante nonostante le nostre certezze di libertà.

Ci facciamo condizionare dalla moda, che sia di come apparire o di cosa indossare, di cosa ascoltare o come vivere, di come parlare o anche di come pensare, i leader della società del momento che in qualche modo ci piacciono, diventano riferimenti condizionanti nelle nostre scelte.

Non tutto è negativo, ovviamente, tutti abbiamo dei riferimenti, persone o cose, che ci piacciono e che vogliamo imitare, il problema si presenta quando ci lasciamo condizionare negativamente nello stile della nostra vita, nei giudizi o pregiudizi su cose e persone, situazioni e avvenimenti senza fare una ricerca libera e intelligente della verità.

Per parlare nel nostro ambito, vorrei, senza scandalizzare nessuno, che la religione ci può condizionare se non la viviamo con serenità e serietà, così come ogni altro aspetto della vita.

Lasciarsi condizionare è insito nella natura umana, da bambini inizia questo procedimento e  dobbiamo allora saper capire cosa ci aiuta a crescere e ad essere veri, da quello che ci fa essere solo parte di una massa anonima adeguandoci a pensieri, modi e pregiudizi che non aiutano in quella libertà che ci farebbe veramente liberi.

Una grossa responsabilità, come accennavo, l’abbiamo anche noi come Chiesa, condizionamenti morali e in passato tabù che hanno creato dicotomia nelle persone, ora senza puntare il dito, difendere o accusare, il compito è quello di conoscere, di essere liberi nella verità e le regole che ne derivano, siano accolte con libertà e nel rispetto, per vivere uno stile che si sceglie e non che si subisce.

Io posso indicare una strada, i benefici di essa, ma spetta ad ognuno di noi scegliere come e cosa vivere, se veramente si vuole essere protagonisti della vita vivendola in modo pieno e felice.

“In questo nostro mondo siamo un po’ tutti dei folli, cioè agiamo senza troppo buon senso, specialmente a livello spirituale. Ci è stato insegnato a considerare noi stessi come dei contenitori vuoti, che hanno bisogno di essere gradatamente riempiti. A questo pensano la religione, l’educazione e i tanti condizionamenti che riceviamo in continuazione dalla società e, in generale, dall’ambiente che ci circonda. «Non far questo perché è peccato». «Non dire quello perché non sta bene». «Non fare quell’altro perché è sconveniente». Quante proibizioni riceviamo fin dall’infanzia! E quante ingiunzioni a fare invece tante altre cose, soltanto perché la morale comune, la moda, l’etichetta, gli usi e costumi richiedono quel determinato comportamento. Siamo come ingabbiati, imprigionati in una rete di “fare” e “non fare”, “dire” e “non dire”, perfino “pensare” e “non pensare”. Questa rete è stata costruita da altri esseri umani che si sono arrogati il diritto di decidere, stabilire certe norme e sono stati poi così in gamba da farsi ubbidire un po’ da tutti. Così sono nate le consuetudini di vita comune, sia a livello fisico che psicologico e perfino spirituale. Siamo in prigione e ci siamo ormai abituati così bene al nostro stato di prigionieri che non pensiamo neppure alla possibilità di essere liberi padroni di noi stessi e delle nostre scelte. Se capita ogni tanto che qualcuno si rende conto della pania in cui si trova avviluppato, comincia a smaniare per liberarsene. E allora soffre per tutte le costrizioni cui deve sottostare e disperatamente cerca la forza di spezzare le sbarre della gabbia. Non si rende conto che essa è inesistente, è cioè una creazione psicologica e intellettuale che esiste solo in quanto la nostra accettazione le dà vita. Nel momento in cui dico: «Non ci credo più», essa si dissolve istantaneamente”.  (cfr. Uscire dalla gabbia)

Vorrei ora citarvi un sacerdote cattolico della Compagnai di Gesù, Tony De Mello, sacerdote che la Chiesa per le sue opinioni fuori dalle righe canoniche del pensiero cattolico ha esonerato dal servizio.

Ora, senza intenzione di provocazione, ma solo di prendere il buono che c’è in ogni cosa, ve lo cito perché credo che la lettura dei suoi libri possa aprirci la mente e farci vedere la nostra vita e in essa la nostra fede in modo vero sapendo scegliere con libertà e camminare con onestà e impegno nella religione in cui siamo cresciuti e nella quale crediamo.

“I condizionamenti sociali presentano diverse forme, derivanti dall’ambiente famigliare, altri inculcati durante il processo educativo di crescita, altri ancora dalla sfera sociale alla quale apparteniamo. Non bisogna sottovalutare il condizionamento effimero e subdolo che ogni giorno subiamo dai mezzi di comunicazione. Queste forme di condizionamenti elencati, riescono ad acquistare potere su di noi a seguito alle esperienze di vita. Altri ci dominano nel momento in cui li accettiamo, sotto forma di convinzioni o imposizione collettive, senza prima sottoporle al vaglio del nostro giudizio razionale-cosciente. Tony De Mello, nel corso tenuto a Barcellona nel 1986, ha esposto questa tematica in maniera chiara e comprensibile per tutti: “Il bambino è un’altra vittima della violenza culturale. La cultura dice:<<Bisogna correggere il bambino>>, con questa espressione si dà per scontato che il bambino sia cattivo, da qui nasce l’imposizione per cui bisogna preparare il bambino per la “vita”. Quale vita? Il bambino nasce con tutte le sue facoltà pronte ad afferrare la vita perché la vita è l’unica maestra che non si sbaglia e che educa con libertà. Il bambino deve essere sostenuto dall’adulto, compreso e guidato verso la libertà di pensiero, del fare, del sapere … e non sottoporlo alle regole programmate e ai meccanismi di dominazione che bloccano la sua anima. In altre parole, inculchiamo ai nostri piccoli le nostre ansie e paure o le nostre teorie nei confronti della vita, squalificando i suoi atteggiamenti e approcci alla vita. Facciamo esprimere e scoprire la vita attraverso le esperienze sensoriali senza timore … con un amore verso il bambino incondizionato”.  (cfr. condizionamenti sociali)

Perché parlarvi di questo e in questi toni? Solo per provocare la vostra intelligenza, le vostre scelte, provocare la capacità di analizzare eventi e situazioni, provocare per fermarsi a ragionare e rivedere magari alcune nostre convinzioni o informarsi e conoscere meglio determinate situazioni o regole per comprenderle e viverle scegliendole liberamente. Facciamoci condizionare, se proprio dobbiamo, dal bene e dal bello e non dal superficiale e dal mediocre, non scegliamo ciò che è più facile, ma ciò che ci da maggior realizzazione, non scegliamo perché tutti la pensano così, ma perché crediamo in quello che scegliamo e facciamo quello in cui crediamo veramente. Noi che vestiamo una divisa potremmo pensare di esserci uniformati, ma uniformarsi non significa farsi condizionare, ma scegliere di vivere una vita con delle convinzioni e dei valori comuni.

@unavoce

 

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