LA GENTE VEDE QUELLO CHE SEMBRI

Luoghi comuni, limite alla carit e alla creativit, generando paura

 

 

La gente vedo quello che sembri e non quello che sei, diceva un filosofo Spagnolo del seicento, Leibniz, citando Macchiavelli e lessenziale invisibile agli occhi, citando lo scrittore e pilota Francese, autore del famoso racconto Piccolo Principe, Antoine de Saint-Exupry , ora, partendo da queste provocazioni, vorrei iniziare una chiacchierata con voi, che vada al di la delle forme e delle convenzioni, per affrontare un tema che, mai come oggi, potrebbe essere di attualit: la Paura.

 

Cosa ci fa paura? Cosa ci mette in una condizione di non ragionare con serenit?

 

Le cose diverse da noi, quelle che non ci rendono popolari, quelle che non conosciamo, di cui non siamo in grado di dare una risposta queste ci mettono pura e ci fanno compiere, il pi delle volte, due tipi di reazioni, o attacchiamo o ci chiudiamo, in entrambi i casi innalziamo un muro di difesa, da una parte creando una cortina di silenzio e dallaltra pontificando, cercando ragioni, pi o meno, intelligenti che ci permettano di giustificare le nostre scelte buone o sbagliate che siano.

Il condizionamento sociale, lambientale, la famiglia, la formazione culturale, religiosa creano degli stereotipi che difficilmente riusciamo a scalfire. Se poi ci si mettiamo le convenzioni sociali, il pensare comune, il pensare della maggioranza, allora sei proprio isolato, altro che il coronavirus, la societ, la famiglia e le istituzioni, ti isolano e innestano concretamente un giudizio, che diventa un pregiudizio che, a parole, ovviamente smentiscono, ma che nei fatti, invece reale. I pi, si lasciano trasportare dal pensiero comune, senza unanalisi critica, intelligente, basata sulla propria esperienza e su una formazione seria libera e aperta e questo non crea serenit, ma paura o confusione.

 

Per persone cresciute in ambienti medio alti o medio bassi, che sia, in una societ occidentale, dove limmagine la parte fondamentale delle relazioni sociali, allora quello che conta : quello che sembri e non quello che sei e questo non aiuta la verit e la conoscenza.

 

La formazione culturale, la famiglia in cui sei cresciuto, le situazioni della vita, leconomia, il livello sociale, il lavoro le sensibilit, creano, di generazione in generazione, le menti degli altri. Pertanto, i genitori e gli educatori in genere, hanno una responsabilit, non solo nel mettere al mondo e cresce, e la preoccupazione di dare cose, successo, o portarli a realizzarsi, poi, come dicono i genitori, perch loro sono quelli che hanno indirizzato il cammino ma, imparare a offrire anche altri valori. La famiglia ha un ruolo fondamentale. La societ labbiamo fatta con i nostri modi e le nostre scelte e ora raccogliamo quello che abbiamo seminato. Il menefreghismo, la superficialit, la poca seriet nel rispetto delle regole, come in questi giorno, di persone che non hanno il senso logico delle cose, perch si credono liberi, ma chi libero? Chi fa quello che vuole? No!, Mi spiace disincantarti, ma libert fare la cosa giusta e quel giusto che non solo tuo, ma di tutti, il rispetto, la tolleranza invece siamo solo pronti a criticare, senza fare, tutti capaci di giudizi, che, poi, risultano solo pregiudizi parlare senza sapere le cose, in una societ che ignora ogni aspetto, solo i soldi e poi neppure quelli, perch chi parla, o ne ha troppi o non ne a proprio e quindi entra in gioco, anche se non lo ammetter mai, linvidia.

 

Tolleranza, apertura, dialogo, sono solo a parole.  Questo il mondo che ci siamo costruiti e non diamo la colpa a chi prima o a chi altro, ma noi, ognuno di noi, con i piccoli gesti, le piccole scelte, le parole dette e non dette, noi labbiamo costruito.

Giudicare il passato da stolti, semmai leggerlo per capire; profetare il futuro, lasciamolo a quella parte che rifiutiamo, perch rientra nelle categoria delle paure, sulle quali poi, puntiamo il dito, per scusarci e tirarci fuori e non pensarci, meglio cos, un problema in meno; e il presente, nessuno lo vive, perch preoccupati di pensare a quello che si vuole, senza sapere, perdendo cos, quello che si ha ora.

Sono idealista? Si forse, ma sono certo che con una maggiore autocritica, con una visione diversa delle cose, un modo differente di viverle, potrebbe farci esistere, vivere con verit e libert tutti, anche se in modi diversi, questa vita, su questo pianeta, in armonia, sano e in dialogo serio, ma lumanit malata e non da un virus. Ogni epoca ha avuto i suoi tarmi e traumi, e nonostante questo non abbiamo imparato nulla, ma spero che cambier qualche cosa, io ci credo e faccio a me, per primo, queste domande: sono certo di voler cambiare, di volere essere diverso, eliminare quelle cose che, apparentemente mi danno sicurezza, per tuffarmi in quelle che mi fanno star bene?

 

Eliminiamo le paure e la critica, impariamo a riflettere e conoscere, a vivere, ed impegnarci tutti, senza giudicare, ma aiutandosi, mettendo a frutto, ognuno, con le sue capacit, doti, doni, creativit chiamateli e come volete, e  allora e solo allora, insieme, veramente questo pianeta sar il paradiso, perch potremo amarci e camminare con uno sguardo alto e fiero, per quello che siamo capaci di fare. Abbiamo avuto poeti, artisti, scrittori, musicisti, letterati, scienziati, santi, eroi dove sono? Ci sono anche oggi, ma, quelli li giudichiamo, matti, malati, idealisti  meglio stare fuori e guardare dallalto e sentenziare, che scendere e sporcarsi le mani.

 

Si!, mi direte, proprio tu, che fai prediche per lavoro? Si!, proprio perch mi fermo a capire cosa faccio e dove voglio andare, mi permetto di pensare ad alta voce, e condividerlo con voi, senza la pretesa di aver ragione o di aver scoperto lacqua calda, ma solo con il desiderio di condividere e non giudicare e offrire a me e a voi, la possibilit di non aver paura, ma di buttarci nella mischia, (anche se oggi solo virtuale) per vivere la vita da protagonisti, secondo le possibilit che abbiamo e le doti che possediamo. Insieme si fa squadra, famiglia, comunit, gruppo da soli, si soli e basta.

 

Le regole della convivenza, le leggi di una trib, di una religione o di una politica, di una societ, piuttosto che laltra, devono servire per vivere meglio e non per aver paura, ma per vincerla, questa la strada, attraverso il rispetto gli uni degli altri, lamore gratuito, la carit, senza pensare a un tornaconto.

 

Sii felice, sii positivo, guarda lontano, oltre lorizzonte, accetta la tempesta e godrai dellarcobaleno.

 

paura@unavoce