“PENSIERI CON LE STELLETTE”

sul Vangelo della Domenica

La FOTO, il motivo della scelta:

C130 Hercules

Operatori di Pace. La scelta di questa foto, che racchiude in se tutto lo sforzo della nostra Patria – attraverso gli uomini e le donne delle Forze Armate, ad essere là, dove vengono inviati – a sostenere, aiutare, costruire, difendere la pace e la sicurezza dei popoli e dei singoli sia all’interno dei confini nazionali che nelle operazioni internazionali. 

(FOTO: Cfr. “L’Espresso”, del 29 maggio 2009)

 VI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

 “ … Beati voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e v’insulteranno e respingeranno il vostro nome come scellerato …” (Lc. 6,22)

Carissimi, 

                 oggi, il vangelo ci porta con la mente sulle rive del lago, su un’altura, dove il Signore fece il “discorso della Montagna”. La pericope che abbiamo ascoltato nella versione di Luca, non cita la beatitudine che io porto come titolo di questi miei pensieri ad alta voce con le stellette, ma inizia con Beati i poveri e poveri oggi non sono solo chi manca di cibo, vestito o casa, ma di pace e libertà, di dignità e rispetto e credo allora che il messaggio evangelico che ribalta la logica del tempo, sia attuale, come sempre, anche oggi, dove il potere e la sopraffazione sembra essere il linguaggio del mondo e il Signore ci riporta, invece, all’amore e al servizio dei fratelli. In questo contesto leggo la presenza dei nostri militari e il loro servizio. Vi porto per mano, ora, a leggere alcuni passi della “Gaudium et Spes”, il Documento Conciliare e il capito sulla Pace, del Primo Sinodo della Chiesa Ordinariato Militare. Le parole di questi due documenti ci illumineranno e ci aiuteranno a non perdere di vita il senso profondo del servizio che loro vivono come vocazione a beneficio della nostra terra e dei popoli.

“ … La pace non è la semplice assenza della guerra, né può ridursi unicamente a rendere stabile l’equilibrio delle forze avverse; essa non è effetto di una dispotica dominazione, ma viene con tutta esattezza definita a opera della giustizia » (Is 32,7). È il frutto dell’ordine impresso nella società umana dal suo divino Fondatore e che deve essere attuato dagli uomini che aspirano ardentemente ad una giustizia sempre più perfetta. Infatti il bene comune del genere umano è regolato, sì, nella sua sostanza, dalla legge eterna, ma nelle sue esigenze concrete è soggetto a continue variazioni lungo il corso del tempo; per questo la pace non è mai qualcosa di raggiunto una volta per tutte, ma è un edificio da costruirsi continuamente. Poiché inoltre la volontà umana è labile e ferita per di più dal peccato, l’acquisto della pace esige da ognuno il costante dominio delle passioni e la vigilanza della legittima autorità … La guerra non è purtroppo estirpata dalla umana condizione. E fintantoché esisterà il pericolo della guerra e non ci sarà un’autorità internazionale competente, munita di forze efficaci, una volta esaurite tutte le possibilità di un pacifico accomodamento, non si potrà negare ai governi il diritto di una legittima difesa. I capi di Stato e coloro che condividono la responsabilità della cosa pubblica hanno dunque il dovere di tutelare la salvezza dei popoli che sono stati loro affidati, trattando con grave senso di responsabilità cose di così grande importanza. Ma una cosa è servirsi delle armi per difendere i giusti diritti dei popoli, ed altra cosa voler imporre il proprio dominio su altre nazioni. La potenza delle armi non rende legittimo ogni suo uso militare o politico. Né per il fatto che una guerra è ormai disgraziatamente scoppiata, diventa per questo lecita ogni cosa tra le parti in conflitto. Coloro poi che al servizio della patria esercitano la loro professione nelle file dell’esercito, si considerino anch’essi come servitori della sicurezza e della libertà dei loro popoli; se rettamente adempiono il loro dovere, concorrono anch’essi veramente alla stabilità della pace…”. (Cfr. Costituzione Pastorale Gaudium et Spes, La natura della Pace nn. 78 e 79).

“… La nostra Chiesa considera tutti coloro che si sono messi al servizio della comunità scegliendo di attendere stabilmente alla professione militare nei vari Corpi e Armi dell’Esercito, quali “ministri della sicurezza e della libertà dei popoli che, se rettamente compiono il proprio dovere, concorrono veramente alla stabilità della pace”30…”. (Cfr. La Pace, nn. 16 e 22, Sinodo della Chiesa Ordinariato Militare

Buona Settimana!

17.2.19VT.O.@unavoce