Ricordare e proteggere

 

“ … Ricordando “i tragici bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki”  che “avvennero il 6 e il 9 agosto del 1945, 75 anni fa”,  dopo la preghiera mariana dell’Angelus, il Papa ha rivolto un pensiero particolare al viaggio di un anno fa, dicendo precisamente: “Ricordo con commozione e gratitudine la visita che ho compiuto in quei luoghi lo scorso anno, rinnovo l’invito “a pregare e a impegnarsi…”. (Angelus 9 agosto 2020)

 

Carissimi, rileggendo le parole del Papa dello scorso Angelus, non posso non fermarmi con la mente e il cuore alla grande terra del Giappone, dove accaddero questi fatti.

Colgo questa occasione di memoria, non solo per richiamare alla pregheira e all’impegno perosnale a costruire la pace, in ogni momento della nostra vita e in ogni ambito del vivere quoditiano, ma per vedere nella bellezza di questa terra che hanno cercato di distruggere, il cuore e la bellezza del mondo che è messa a rischio ogni qual volta una parte di umanità pensa di poter sopraffare l’altra.

“Dicono che il Giappone è nato da una spada. Dicono che gli antichi dei hanno immerso una lama di corallo nell’oceano e che, al momento di estrarla, quattro gocce perfette siano cadute nel mare e che quelle gocce sono diventate le isole del Giappone. Io dico, che il Giappone è stato creato da una manciata di uomini coraggiosi, guerrieri disposti a dare la vita per quella che sembra ormai una parola dimenticata: onore”. (dal film L’ultimo Samurai)

Se non l’avete mai visto, guardatelo, perché scoprirete non solo la bellezza e la storia di un popolo, ma la grandezza del cuore che diventa onore, quell’onore che potremmo dire per altre culture, fede.

Ora senza scadere nel banale o fare analogie forzate, pensiamo con le parole del Papa a questi eventi e preghiamo per il futuro del pianeta in tutti i suoi aspetti, non per essere dei “romantici”, ma dei “rinascimentali”, con la voglia di costruire la vera Pace.

In questi giorni, precisamente lo scorso 6 agosto, abbiamo ricordato i tragici eventi di Hiroshima e Nagasaki.

Abbiamo ascoltato le parole del papa all’Angelus di domenica dove ci ha ricordato di pregare e non smettere mai di farlo in nome della pace, di impegnarci a costruirla così come ci hanno ricordato i Vescovi Giapponesi, ma se apriamo le pagine delle cronache del mondo vediamo che sembra inascoltato il grido della Chiesa, delle Chiese, del mondo che chiede pace.

Con uno sguardo veloce, dal Libano alla Turchia, dall’Afganistan all’Africa corre sempre un velo nascosto, ma presente di odio, o divisione, di voler gridare più forte e pensando che solo così possiamo dare ragione ai nostri atti, ma sappiamo che solo attraverso, come dice il Papa in ricordo del dramma del 1945 in Giappone, elementi a epilogo di una guerra mondiale, che aveva fatto seguito ad un’altra ancora prima a livello mondiale, diceva, e richiamava all’attenzione l’importanza di fare “memoria di tutte le vittime, il Pontefice ha indicato tre imperativi morali: ricordare, camminare insieme, proteggere. Non si può permettere “che le attuali e le nuove generazioni perdano la memoria di quanto accaduto”.  Si deve “camminare uniti, con uno sguardo di comprensione e di perdono”, e aprirsi alla speranza, “diventando strumenti di riconciliazione e di pace”. “Questo – ha aggiunto – sarà sempre possibile se saremo capaci di proteggerci e riconoscerci come fratelli in un destino comune”…”. (Cfr. Vaticannews)

Ora, il compito dell’umanità è quello di vivere in pace su questa terra costruendo ponti di unità, costruendo con l’ingenio l’elevarsi dell’umanità a tutti i livelli eliminando il male che ci divide che ci fa pensare di essere eterni che ci abbaglia credendo che il potere, la ricchezza possano portare gioia e benessere, ma se questi elementi non sono condivisi, non sono vissuti nel servizio reciproco sono male e ci portano a dividerci.

Così, siccome l’umanità è sotto il peccato originale, rimane limitata e peccatrice, ha bisogno, allora, di alzare lo sguardo e sentirsi abbracciata da Dio, nel momento che s’impegna a costruire e camminare sulla strada della Pace.

Nelle nostre società antiche e moderne i militari che vengono considerati guerrafondai, rimangono nelle amministrazioni democratiche secondo il significato originario del termine, garanzia di sicurezza, guardiani dei nostri limiti, voce di chi non ha voce. Pertanto, unendomi alla preghiera di questo popolo, del sol levante e della sua Chiesa, della sua fede e cultura, la nostra preghiera s’innalza per il mondo inter e prega soprattutto per quelle realtà dove la Pace ancora tarda a venire.

@unavoce

Foto di copertina: sfondo, scoppio della Bomba atomica in primo piano, Giappone, Monte Fuji