Preghiera e Vita

 

 “A te, o Dio, nel raccoglimento sale la lode in Sion” (Salmo 65,2) – La giornata comune del gruppo comunitario è accompagnata dalla giornata solitaria di ogni membro. Deve essere così. La giornata in comune senza la giornata solitaria è improduttiva tanto per la comunità quanto per il singolo membro”. (Cfr. “La vita comune” di D. Bonhoeffer)

 

Con questo contrasto di parole: solitudine comunitaria, non voglio fare un’analisi sociale, ma semplicemente raccontarvi la mia giornata di preghiera. Una solitudine quella del sacerdote che sta a fondamento della vita pastorale. Senza la preghiera personale, quella comunitaria rischia di essere asettica e la pastorale, solo un elenco d’iniziative. La vita del sacerdote è anzitutto una giornata, strutturata sulla preghiera dalla quale, poi, scaturisce l’azione pastorale, il servizio ai fratelli, la presenza nella comunità. 

Qui, oggi, voglio condividere con voi la mia giornata di preghiera. Il Sacerdote diocesano e quindi anche il Cappellano Militare a differenza dei religiosi, i frati, vive da solo e noi Cappellani, pur in mezzo alla nostra gente, viviamo la vicinanza dei confratelli in modo differente a quelli che vedete nelle vostre Parrocchie e nelle nostre Diocesi. La nostra, forse, è più limitata, per tipicità della struttura della Chiesa Ordinariato Militare che vede i suoi confini non sono limitata alle regionali o similari, ma a confini nazionali e internazionali, pertanto, conosciamo e frequentiamo, si, quelli del territorio dove insistono le nostre realtà militari, per collaborare e conoscere, ma la vita presbiterale dei Cappellani è legata ai confratelli della regione, zona pastorale, con incontri e visite gli uni agli altri, ma le giornate sono abitualmente vissute da solitari, una solitudine presbiterale comunitaria, fatta di preghiera condivisa spiritualmente, che mai, come in questo tempo di emergenza, potete sperimentare anche voi, con il distanziamento. Questo non impedisce, semmai cambia le modalità, ma non elimina la possibilità di essere uniti gli uni agli altri. Pur essendoci la necessità e il dovere dell’incontro, l’umano è animale sociale, questo non limita, però, la capacità di ricaricarsi anche in situazioni come queste e per noi è invece lo stile. Da questa solitudine la forza della presenza e del servizio. Uno stare raccolti, non fine a se stesso, o per comodo, ma che ci permette di essere, poi, impegnati e insieme alla nostra gente. Questo, se da un parte, forse, può stupire è invece la forza del nostro Sacerdozio: uniti a Cristo nella vita quotidiana per servire i fratelli.

Una piccola abitazione, solitamente, fatta da una camera, raccoglie la nostra parte privata. Lo stile delle nostre giornate pertanto è strutturato sulla preghiera come quella di ogni sacerdote che conoscete, forse con meno incombenze logistiche e amministrative il che ci rende liberi e disponibili maggiormente verso la nostra gente stando con loro, condividendo il loro cammino, le loro attività da dentro e non come ospiti, o persone di passaggio, ma come parte della famiglia, ognuno con il suo compito e il suo ruolo.

Io da anni vivo le mie giornate raccolto come un monaco nella realtà che servo e che mi è stata affidata, pur avendo diverse basi e caserme a cui attendere, la mia giornata tipo è strutturata con l’aiuto dei mezzi di comunicazione, sulla preghiera.

Una chiesa piccola, ma raccolta, che invita alla preghiera, dove la giornata inizia supportato dal collegamento con Radio Vaticana, che fa da comunità e presenza virtuale aiutando il mio raccoglimento e la preghiera personale attraverso: “la parola del giorno” e la “celebrazione delle Lodi” a cui segue la meditazione con “la parola dei Papi” e “la parola del giorno”, al termine la mia la Celebrazione della S. Messa nella Chiesa della base dove alloggio.

Segue poi la giornata, fatta d’impegni che sono: vista e ascolto, incontro e servizio verso le comunità affidate, dialogo e presenza, condivisione di attività con i giovani militari, incontro con gli anziani, ex delle nostre realtà, gli adulti in servizio, i figli e le mogli del nostro personale, ognuno con le proprie esigenze.

A mezzogiorno, mi unisco alla preghiera dell’Angelus, sempre attraverso la Rado Vaticana. Il pomeriggio, solitamente è il tempo dello studio e della lettura, della programmazione, ma anche, ancora, dell’incontro e delle viste alle persone.

Il tardo pomeriggio la recita dei Vespri e poi, il tempo è vissuto di presenza per il personale, dopo l’orario di servizio, che per motivi differenti, non ho potuto, o loro non hanno avuto possibilità, di incontrarmi, desiderosi, però, di un confronto, un dialogo, richieste e informazioni, e non da ultimo la Confessione.

La giornata continua, poi, unita sempre attraverso la Radio Vaticana, con il Santo Rosario e si chiude con la recita della Compieta.

Perché raccontarvi questo? Per stuzzicare la vostra capacità di raccoglimento, per trovare tempo per Dio anche nelle vostre vite impegnate come genitori, professionisti, famiglia … tempo per Dio diventa respiro per chi vi vive accanto, famiglia o altri, diventa l’anima del servire e ricarica il cuore a coltivare il servizio specifico a difendere la Pace.

@unavoce