La comunità cristiana con le stellette

 

Mai come in questo tempo, dove molto si è detto e si dice, dei e sui social, con l’emergenza sanitaria mondiale, sono tornate alla ribalta le considerazioni su questi strumenti, una considerazione costruttiva e dai nuovi orizzonti.

Anche le nostre realtà, di servizio e di comunità, hanno beneficiato di queste attività, per “non perdere nessuno” e offrire una vicinanza la dove non ci si poteva incontrare. Mille misure sono state adottate per assicurare il servizio e la presenza e così anche le nostre “comunità cristiane con le stellette”, dalle celebrazioni della S. Messa, a partire da quella del nostro Arcivescovo e quella del Vicario Generale Militare, a quella di molti Cappellani, Celebrazioni e conferenza, Catechesi e momenti di preghiera che andavano ad integrare quelle a carattere nazionale e Internazionale. Così i Cappellani in Patria e con una maggiore riservatezza, ma altrettanta solerzia, quelli nei Teatri Operativi.

Il Santo Padre, in questo ci ha dato l’esempio e lo stile di una preghiera offerta a tutti attraverso la “rete”, con una semplice attenzione che ha creato comunione.

Le parole del nostro Ordinario Militare ad un’intervista all’Osservatore Romano, al riguardo sottolinea: “Ovviamente oggi siamo obbligati a vivere così la nostra fede. Ma attenzione – avverte monsignor Marcianò – a vivere attraverso i media, i social, una fede comunitaria,  perché, ovviamente, la fede implica  da una parte un rapporto personale con il Signore, dall’altro un rapporto comunitario e cresce nella misura in cui si vive l’Ecclesìa, si vive la comunità. Vedo però un rischio e credo che dobbiamo stare molto attenti, soprattutto noi sacerdoti, vescovi, quanti hanno la responsabilità, in qualche modo, della crescita, dell’ educazione, della fede dei credenti: il rischio è quello di evitare che passi l’idea del non necessario. Io non vorrei che passasse, ecco il rischio che dobbiamo evitare, l’idea del non necessario. Cioè  del fatto che io posso seguire la mia messa comodamente seduto sul divano di casa, magari con più attenzione, che posso confessarmi direttamente con Dio… sono tutte cose che in questo periodo, in periodi di calamità, di emergenze particolari, si possono fare, sono lecite e da incoraggiare. Ma attenzione che non escludano poi, dopo, la partecipazione attiva. Attenzione, l’Incarnazione docet. Dio si è fatto carne e la carne è fraternità, comunione, incontro e abbraccio. La carne è vissuta nella relazione.  Per questo credo che bisogna stare molto attenti, perché si potrebbe insinuare nella mente di coloro che vivono una fede un po’ debole, ed è questo un periodo particolare, non tanto per il coronavirus ma per il tempo culturale che viviamo, che non passi l’idea di una fede intimistica o di una fede che possa fare a meno dell’altro,  della comunità”. (Cfr. L’Osservatore Romano)

Queste considerazioni, ci aprono a un mondo e un modo di vedere e di svolgere le attività, con occhi critici, prudenti e intelligenti, per non perdere nulla e nessuno e crescere anche e soprattutto da situazioni che ci stanno cambiando le abitudini e forzando la nostra riflessione e questo, se da una parte è sconcertante e forse ci mette disagio, dall’altra ci offre una seria opportunità per una revisione critica e costruttiva di come viviamo la vita e la fede in essa.

A tal riguardo vi rimando a un’intervista del SIR, Agenzia d’Informazione, al decano della Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università Pontificia Salesiana, in Roma che ci offre uno spunto di lettura di questo tempo e della nostra vita di fede attraverso i Social, dove strade e modalità nuove o rinnovate possono aiutare o limitare la nostra vita cristiana.  

Da ultimo ma non per ultimo, la giornata Mondiale delle Comunicazioni che abbiamo appena celebrato, ci ha offerto, nel Messaggio del Santo Padre, la linea da seguire per vivere questo servizio della comunicazione dove la Memoria è alla base dell’azione, ma se rivediamo altri messaggi notiamo, quanto la Chiesa stia riflettendo e usando la rete come nuovo via dell’annuncio.

 “… In questo mondo, i media possono aiutare a farci sentire più prossimi gli uni agli altri; a farci percepire un rinnovato senso di unità della famiglia umana”, ma “i muri che ci dividono possono essere superati solamente se siamo pronti ad ascoltarci e ad imparare gli uni dagli altri. Abbiamo bisogno di comporre le differenze attraverso forme di dialogo che ci permettano di crescere nella comprensione e nel rispetto. La cultura dell’incontro richiede che siamo disposti non soltanto a dare, ma anche a ricevere dagli altri. I media possono aiutarci in questo, particolarmente oggi, quando le reti della comunicazione umana hanno raggiunto sviluppi inauditi. In particolare internet può offrire maggiori possibilità di incontro e di solidarietà tra tutti, e questa è una cosa buona, è un dono di Dio…”. (Cfr. Messaggio del santo Padre per la 48esima Giornata Mondiale delle Comunicazioni)

Anche per la nostra comunità cristiana, al 15° Stormo, abbiamo vissuto questo tempo in modalità “connessa” e in streaming attraverso i Canali social di questo sito (Facebook, Instagram, YouTube, Telegram Tiktok Twitter), per tenere unita la comunità, offrire un supporto e un servizio e non far sentire soli e isolati nessuno. Ora, anche se con la riapertura delle Chiese alle Celebrazioni con i fedeli, per un periodo, continueremo questa esperienza, al fine di mantenere i contati anche con chi ancora rimane chiuso o lontano. Sono convinto che da questa esperienza, potrà nascere una presenza rinnovata capace di ascolto e d’incontro, dove, questi strumenti utili e indispensabili, che rimangono ovviamente, sempre “strumenti”, ci possono comunque aiutare e portare ad una rinnovata consapevolezza dell’incontro e della condivisione.

 

Foto di Copertina: Area Sacra esterna Parrocchia dei Militari “Madonna di Loreto” 15° Stormo