La FOTO, il motivo della scelta: 

Ufficiali dell’Aeronautica sull’attenti

Lo scatto ritrae la formalità di un gesto che dice vocazione al servizio, nel rispetto delle leggi e dei suoi cittadini. Nel solenne gesto di salutare la Bandiera nazionale, che raccoglie tutta la sacralità delle istituzioni libere e democratiche dell’uomo, c’è racchiusa la vocazione del militare.

FOTO da:(Cfr. Difesaonline.it)

“PENSIERI CON LE STELLETTE”

sul Vangelo della Domenica

 

XIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

“Dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore” 

Carissimi,

quella del militare è una “vocazione”, non è solo una scelta di lavoro differente o di comodo, ma è una vocazione alla Patria, ai cittadini, ai valori della vita: rispetto, collaborazione, dignità, sicurezza, valori che sono alla base di ogni popolo o dovrebbero esserlo e proprio per questo che ogni nazione ha dei militari, non per fare la guerra, ma per proteggere o difendere chi dimentica questi valori di convivenza su questa terra e dove il dialogo non ha risultati, pertanto i militari diventano il deterrente della convivenza civile e il simbolo di una garanzia di democrazia e di libertà nel rispetto di tutti. 

Ora, vi ripropongo, alcuni stralci dell’omelia del Card. Parolin, Segretario di Stato, tenuta in occasione del ventennale di fondazione, del seminario maggiore dell’ordinariato militare per l’Italia dove, in quell’occasione, è stato intitolato a san Giovanni XXIII, il Pontefice patrono dell’Esercito italiano, tale riflessione che è rivolta ai Cappellani Militari, può farci, però, scorgere la vocazione dei nostro popolo in stellette e il loro “servire il bene”, con il cuore di Cristo, riflessione che può aiutare tutti a vivere meglio il Vangelo in modo vero:

 “ …Il percorso verso la santità di Papa Giovanni fu attraversato dall’esperienza militare. L’essere cappellano, che per lui ha rappresentato un tempo della vita, per voi è vocazione da vivere nel tempo, che vi chiama a servire al meglio la missione di evangelizzazione del mondo militare, anche grazie all’esempio di Angelo Roncalli. 

È molto interessante leggere il ricordo di come tale esperienza ebbe per lui inizio: da una chiamata a partire come soldato, per la quale egli rifiutava di «farsi raccomandare come cappellano militare», come molti altri avevano fatto e ottenuto: da una parte — scriveva — perché «mi sarebbe sembrato un tentar Dio»; dall’altra, perché «il pensiero delle responsabilità del ministero di cappellano militare, specialmente con un reggimento al fronte, mi spaventava, non tanto per il timore di perdere la vita che è pur sempre cosa cara, quanto di un insuccesso dannoso ai soldati e non decoroso per me e per la dignità sacerdotale»…”. (Cfr. L’Osservatore Romano, venerdì 7 dicembre 2018)

Buona Domenica

11.08.19-XIX-T.O.@unavoce