Lettere alla comunità con le stellette

 

Gli apostoli scrivevano alle comunità che avevano fondato per rispondere a quesiti, chiarire problemi di vita cristiana, difendere l’identità apostolica e il Vangelo che predicavano.

Ora, tra i compiti di evangelizzazione e cura del popolo di Dio, il sacerdote, che è chiamato ad assistere una comunità, deve, per prima cosa: provvedere a celebrare i Sacramenti, animare la preghiera e la carità e così facendo, guidare il popolo ed  educarlo nella Fede.

Uno degli strumenti che la Chiesa usa, sull’esempio degli Apostoli, sono proprio le lettere e per questo, il Papa, a livello universale, con lettere dai vari livelli e nomi e i Vescovi alle proprie Chiese Diocesane, scrivono lettere.

Anche la nostra Chiesa Ordinariato Militare, nella persona del nostro Arcivescovo, usa scrivere lettere indirizzate ai Sacerdoti o a tutto il popolo e ti rimando alla lettura, nella pagina “Spiritualità con le stellette”, di questo Sito. 

Su questo esempio, molti parroci, scrivono alle proprie comunità, per animare, orientare e guidare i fedeli. Lettere, che possono essere a carattere teologico o discorsivo, con aggiunta di iniziative e attività, che orientino il cammino di un gruppo di persone. Con quest’impegno, molto più modesto e semplice, anche la nostra comunità con le stellette, usa questo strumento. All’inizio dell’Anno Pastorale, con una lettera che da il tema orientativo da seguire nel cammino di crescita alla fede e durante l’anno, altre che evidenzino i tempi liturgici o alcune occasioni particolari, come l’inizio dell’anno scolastico o quale anniversario particolare comune a tutti, o semplicemente un tema da approfondire.

Ora la domanda che potreste farmi è: cosa spinge a scrivere periodicamente delle lettere?

L’esigenza di tenere vicini tutti!

Avendo una comunità molto singolare, per costruzione e specificità del servizio, era necessario creare unità. Non vivono tutti vicini, come nelle parrocchie territoriali, così questo strumento, risulta efficace per creare un “filo rosso” che unisce e guida chi tra questi è cristiano. Anche se alcuni frequentano le Parrocchie dove abitano, rimane, la nostra comunità, un punto di riferimento per i militari di questa zona, creando continuità di linguaggio, di azione e ordine nelle attività burocratiche – avendo personale che regolarmente viene trasferito per motivi di servizio – nella Parrocchia dei Militari, loro, può trovare stabilità.

Da questa esperienza, più formale, di lettera, poi, si sono aggiunte, anche, altre occasioni per raggiungere le singole persone o le famiglie: l’Anniversario del Matrimonio, del Battesimo, il compleanno e le occasioni di famiglia, come matrimoni, nascite e decessi. Parole cristiane legate ad un cammino di Chiesa, che ha lo scopo di tenere uniti e testimoniare la presenza a persone impegnate con un servizio particolare alla Patria e ai suoi cittadini.

Le lettere, nella loro semplicità, sono caratterizzate sempre da un titolo, che colpisca l’attenzione e indichi di che cosa vuole parlare e iniziano sempre con: Carissimo, Caro Amico, … in una forma amichevole e personale, per rendere la lettura piacevole ed efficace, poi, segue, lo svolgimento del tema che si vuole trattare, dove vengono, molte volte, riproposte parti di altri interventi o studi di persone più capaci, seguono, poi, eventuali avvisi e una firma con un saluto, come: buon cammino, vi sono vicino, auguri ….  e in fine, la lettera viene chiusa con una data e un luogo che definiscono il tempo e l’occasione. Il luogo da cui lo scrivente si trova e la data, con il riferimento di una festa, ricorrenza, … questo crea solennità, serietà, impegno.

Pertanto, scrivere è “…per entrare in questo dialogo di Dio con il suo popolo: la Parola fatta carne di Dio, il Vangelo che è Gesù, è la sua lettera all’uomo; e la vita dei credenti è la lettera che risponde, leggendo la quale possiamo vivere la grazia stupita di riconoscere le grandi opere che lo Spirito – la penna di Dio – scrive ancora nella vita degli uomini. A questo punto la nostra firma, su quella lettera dovrebbe essere leggera e quasi scomparire. In fondo prestiamo la firma ad altri, nel desiderio che Altri possa rivolgersi alla nostra «gente» – al «suo» popolo – e per questo non pretendiamo di avere una risposta: questa in fondo va indirizzata a Lui più che a noi. Chi scrive una lettera alla sua gente lascia che poi sia Dio a ricevere la risposta più vera.”. (Cfr. settimananews)

@unavoce