Iniziativa “Visita Virtuale del Cappellano” – (E-mail del secondo lunedì del mese: Febbraio 2021)

 

C’è sempre, nella nostra vita, una misteriosa coerenza, un filo conduttore, una trama che qualcuno chiama vocazione, o chiamata, o addirittura destino. Che dobbiamo saper riconoscere e che dobbiamo avere il coraggio di non tradire se vogliamo restare noi stessi, e fare qualcosa che vale. (Francesco Alberoni)

Cari amici,

il tempo corre e siamo al quinto appuntamento e vi raggiungo con la mia “Visita Virtuale”, una visita al vostro cuore, alla vostra vita spirituale, iniziativa di questo anno pastorale, come già sapete, ma che ripeto per i nuovi arrivati. In un anno di epidemia che ci vede tutti limitati su alcuni movimenti, ma non meno determinati a crescere e a impegnarsi, sia a livello personale che sociale, questo appuntamento ha lo scopo di incontrarci.

Vorrei, oggi, portare alla vostra attenzione, il tema della vocazione e lo faccio proponendovi lettura laica, che mutuo da Silvio Gulizia, Scrittore, giornalista e consulente di comunicazione, che propone sul suo sito: “centodieci”. Può sembrare fuori luogo? No non credo, perché quando qualcuno ci offre uno spunto serio, obiettivo, sincero, su un aspetto della vita, un argomento, … allora tutto concorre al bene. Il compito di aiutare ad “ascoltare” la vita e nella vita la voce del Signore che ci parla è il compito della Chiesa e anche della nostra. Il cammino fianco a fianco ci permette die essere compagni di viaggio impegnati ad ascoltare con voi la vita che chiama e in questa la voce di Dio che si fa presente. Quindi con la speranza che possa risultare interessante ve la propongo.

@unavoce

 

ASCOLTA LA VITA

Il Signore è compagno del tuo viaggio

“C’è un momento, nella vita di ognuno di noi, in cui si capisce cosa dovremmo farci, con questa vita qui. In quel momento ti guardi indietro e ti rendi conto in che modo ogni esperienza, anche la più negativa, abbia contribuito a indirizzarti verso quella che è la tua vocazione. Solo che, a differenza di quello che siamo abituati a pensare, quel momento lì non si trova nel passato e neppure nel futuro, ma è adesso.

La vocazione è l’atto a cui è sottoposto il vocatus, colui che è chiamato, dal latino voco, vocare. È quello che senti quando ti chiamano. È il motivo che ti risuona dentro per tutta una vita fino a quel momento lì che ti si accende la lampadina. Lo scrittore Jeff Goins in The Art of Work lo descrive con questa frase: «Prenditi del tempo per guardare indietro alle esperienze che hai fatto e ascolta cosa la vita ti sta dicendo». La vita ci parla, infatti, ci chiama tutti i giorni, e la differenza fra chi ha scoperto la propria vocazione e chi no è che il primo era in ascolto. Così semplice? Nì, vediamo i diversi aspetti di questa chiamata.

L’intuizione
Contrariamente a quello che pensiamo, come spiegano Michele e Robert Root-Bernstein in Sparks of Genius, il processo dell’intuizione altro non è che dare forma a un’ipotesi già presente dentro di noi. Quando fai le parole crociate, per intenderci, l’atto di scegliere la parola da scrivere altro non è che dare 
forma alla parola che secondo il tuo cervello risponde alla definizione appena letta, per vedere se effettivamente funzioni. E cioè, non è nell’atto di scriverla che compiamo questa verifica, ma questo processo inizia con il pensarla e dirla. In sostanza, dare forma ai nostri pensieri è l’azione con cui verifichiamo che quello che abbiamo dentro di noi funzioni. Per tornare al concetto di chiamata, quello che fa chi ascolta la propria vita è provare ogni giorno se quello che ha sentito funzioni o meno, dandogli forma e mettendolo in pratica.
Il percorso verso la scoperta

Bastasse mettersi in ascolto, sarebbe una pacchia; invece scoprire la propria vocazione è un percorso tortuoso con passaggi comuni più o meno a tutti, come illustra Goins. L’ascolto è quel processo propedeutico che ci porta alla presa di coscienza della direzione che ha preso la nostra vita. Prima di scoprire quale sia la nostra vocazione, è necessario infatti un periodo di apprendistato, in cui ci formiamo seguendo le orme di chi ha percorso una strada simile a quella che vorremmo intraprendere noi, e in cui impariamo quello che ci servirà poi. Questo alle volte avviene senza che ce ne accorgiamo, durante esperienze che apparentemente nulla hanno a che fare con quello che verrà dopo, come sottolineato anche da Steve Jobs nel suo discorso a Stanford in cui, dopo aver ricordato come il corso di tipografia che seguì quando mollò l’università contribuì a definire il carattere del primo Mac, suggerì di seguire sempre il proprio cuore, perché quello sa che direzione dovremmo prendere ancora prima che il nostro cervello lo realizzi.
La brutta notizia è che per trovare la propria vocazione occorre attraversare un periodo di sacrifici e difficoltà. Goins ha intervistato diverse persone “normali” per comprendere come abbiano scoperto quello che volevano dalla propria vita, e come poi siano riusciti a trovarlo, e quello che accumuna tutti questi percorsi è che per riconoscere la propria strada occorre provarne di diverse. Fino a che una di queste non sembri procedere nella direzione giusta, e quello è il momento della scoperta, in cui finalmente abbiamo chiaro in che direzione vogliamo andare.
Solo che poi arriva il 
fallimento, e magari è necessario passarci più volte, prima di trovare la propria vocazione. Perché solo chi ha la costanza di procedere arriva al successo, mentre tutti gli altri si fermano al fallimento. E chi ha successo, chi riesce a trovare la propria vocazione, alla fine si rende conto che questa non è una cosa così semplice, ma l’insieme di diverse passioni che rendono unica la propria vocazione. Goins lo chiama portfolio, ma cos’è un portfolio? L’insieme di quello che ci definisce sulla base del nostro fare. Che in questo caso coincide con le esperienze che abbiamo vissuto. Ed è con questo che costruiamo la nostra eredità, nella quale si riconosce finalmente la nostra vocazione.

Cosa fare per riconoscere la propria vocazione

Non è facile rendersi conto di quello che siamo chiamati a fare, ma se restiamo in ascolto e proviamo a mettere in pratica quello che la vita ci dice, abbiamo più probabilità di imbroccare la nostra strada. E questo ci tornerà utile sia per comprendere il rapporto fra passioni e lavoro sia per cambiare lavoro qualora fossimo insoddisfatti di quello a cui ci stiamo dedicando”. (Cfr. S.G.)

Come vi dicevo prima, non è fuori luogo questa riflessione perché è il criterio di ogni vocazione e il criterio della vocazione alla vita, qualsiasi vita abbiamo seguito, o vogliamo seguire che sia alla famiglia, alla vita consacrata, alla professione, agli studi, a …  e in questa vita, la strada, che ognuno di noi ha seguito secondo il suo cuore, le sue aspirazioni, in ascolto attraverso la fede di quello che il Signore ha pensato per ognuno di noi, si tratta di scoprire cosa il Signore ha pensato per me per ognuno d noi.

Non esiste una sola missione, una sola vocazione. C’è una chiamata per ogni epoca storica e per ogni fase della nostra vita. Ogni volta dobbiamo riconoscerla, accettarla e seguirla fino in fondo.
(Francesco Alberoni)
 

Quindi alla luce di questo rileggi il tuo cammino e scrollati di dosso la polvere del tempo e ricomincia da capo, se dovesse essere necessario, o prosegui con rinnovato slancio e non fermarti mai, non distrarti mai, rimani sempre in ascolto, il Signore è e sarà sempre compagno del tuo viaggio.

Il Cappellano

Foto di Copertina:  (Cfr. famigliacristiana)

L’Ordinario Militare S.E.Rev.ma Mons. Santo Marcianò, con il Papa, raccoglie e fa sintesi di questo impegno della Chiesa e anche della nostra Chiesa Ordinariato Militare del servizio che svolge per ogni militare e le loro famiglie che sono alla ricerca del senso della vita con le scelte personali di fede e di professione.