Un mondo nuovo

«Concedi ciò che comandi, e poi comanda ciò che vuoi» (Sant’Agostino)*

 

Vorrei portare alla vostra attenzione e rileggere con voi fatti recenti, che possono aiutarci a crearci un cuore nuovo. L’importanza dell’educazione e il potere della poesia, per arrivare a una leadership morale, spirituale a servizio della collettività per sostituire l’ideologia del potere con la mistica del servizio”, “parlando della sua (Gesù) leadership e della sua messianicità in relazione al tempio, in Gv 10,1 Gesù dichiara che chi non entra nel «cortile» per la porta è un «ladro» e un «brigante». Il riferimento è a quei leader che non sono e non si comportano da veri pastori, e che hanno ottenuto il titolo e la relativa carica per mezzo di favori e compromessi. Un’altra caratteristica del pastore è la conoscenza personale e intima che egli ha delle pecore, indicata dal fatto che egli chiama ciascuna pecora per nome: l’usanza dei pastori palestinesi di dare dei nomi agli animali, quali «orecchie lunghe» o «muso bianco», si è conservata fino ai nostri giorni”. (Cfr. La Civiltà Cattolica 4043 – 2018)

Ora, fatta questa premessa, vi porto con mano a un’intervista fatta alla giovane poetessa che abbiamo sentito, alla cerimonia del giuramento del presidente Americano, Amanda Gorman, che ha saputo “emozionare l’America e il mondo indicando il sogno possibile di un’umanità “guarita”, che trova speranza nel dolore e non si rassegna ad essere testimone passiva di conflitti e divisioni. La forza della poesia è via di riconciliazione in un tempo segnato dalle polarizzazioni e sottolinea l’urgenza di investire nell’educazione per cambiare il mondo e donare un futuro migliore alle giovani generazioni”. (Cfr. Vaticannews)

Altra intervista fatta a Antonio Maria Baggio, docente di Filosofia Politica all’Università Sophìa di Loppiano, a commento del giuramento del Primo Ministro Draghi.

“di fronte a questa emergenza c’è bisogno di uno scatto qualitativo della politica che anteponga, ai beni particolari, il bene comune. Molti stanno cercando di pensare a una prospettiva nuova. Quello che è stato sottolineato, e che è condiviso dalla maggior parte degli osservatori e che sperimentiamo ogni giorno nei fatti, è che la pandemia ha accentuato le fragilità, cioè ha messo sotto gli occhi di tutti la mancanza di risorse nella quale molti vivono. Quindi i poveri ed emarginati muoiono più degli altri. Questa è un’ingiustizia che c’era prima è che si ingrandisce ancora di più davanti alla malattia. Il problema è che sono tra noi, cioè non esiste più un quarto mondo un terzo mondo lontano. Gli indicatori di quelle forme di povertà sono presenti dentro le nostre città, quindi non si può più far finta che non ci siano. E’ diventato evidente che ci vuole un pensiero politico, una capacità di affrontare le crisi diversa da prima, perché dobbiamo appunto ragionare in termini di sistema, non più ‘di noi è di loro’ e questo ha riportato il bene comune al centro della riflessione. Però la politica è sprovvista di strumenti sotto questo punto di vista, perché il bene comune, che adesso ci è davanti come obiettivo, riguarda l’intera comunità umana, tutta quanta l’umanità, non gruppi parziali. La pandemia ci ha dimostrato che l’umanità è una realtà politica e c’è bisogno di fare scelte tali che ci si salvi tutti, perché non basta che si salvi una parte soltanto. Dobbiamo assumerci la responsabilità di tutti quanti noi e questo è sicuramente un elemento nuovo sul quale siamo ancora un po’ disarmati. Dobbiamo capire meglio e fare meglio”. (Cfr. Vaticannews)

Prospettive nuove, bellezza della comunicazione, poesia, arte, la capacità di guardarsi in volto senza invidie, onestà nel fare politica recuperando i valori autentici di democrazia, eliminando egoismi per arrivare a vivere in armonia e fratellanza è, senza dubbio, come ci ricorda il Papa in più occasioni e attraverso il suo quotidiano ministero, la strada per un mondo nuovo, attraverso uno stile di vita sia di chi ci governa, sia di chi è governato alla luce di una intelligenza che nasce dal cuore, dall’accoglienza, dalla capacità di guardare alto e non vedere solo i propri interessi, di educarci conoscendo, imparando, impegnandoci tutti in prima persona.

“sin da Aristotele la politica deve assicurare la ‘vita buona’. Il fine del bene comune non è avere una quantità di beni materiali. Quelli, certo, sono necessari, ma il bene comune è la possibilità che ci è data nella città, nella ‘polis’, che ciascuno possa scegliere il proprio stile di vita dentro una vita buona comune. Quindi la buona politica è la politica che è capace di farsi strumento, non fine, per raggiungere gli scopi che sono delle persone e che sono della città. La politica buona è molto difficile. Le cose migliori le abbiamo fatte quando hanno preso le redini dei nostri Paesi dell’Europa generazioni che erano state provate dal fascismo, avevano conosciuto il carcere, la resistenza. Ecco, forse adesso noi stiamo vivendo un momento di prova, che è in grado di forgiare una generazione che deciderà consapevolmente di fare la buona politica”. (Cfr. Vaticannews)

“Per cambiare il mondo, dobbiamo metterlo in discussione, dobbiamo interrogarlo; dobbiamo considerare l’intero arco della storia e vedere come si collega al presente”. (Cfr. Vaticannews)

Dopo questa pandemia, Signore, vorrei un mondo nuovo. Meno guerre, meno rumore, meno notizie negative, più pace, più silenzio, più bellezza. La visione di Isaia che il lupo dimorerà insieme con l’agnello, non è utopia, ma è un sogno che possiamo realizzare tutti insieme. Vorrei più preghiera, ma senza bigottismo e fanatismo. Vorrei più divertimento, ma senza droga e alcool. Vorrei sposi che si abbracciano, amici che si vogliono bene e i nemici che rifacciano la pace. Vorrei una Chiesa più povera…Più povera di potere, arrivismi, pettegolezzi, invidie, calunnie, sacerdoti che si stimano tra loro, vescovi che si amano per essere più uniti, più obbedienza e rispetto verso il papa. Vorrei una società più giusta, senza discriminazione, perché il vero razzista è chi non ama. Lucio Dalla cantava: “il mondo che verrà”, io preferisco impegnarmi ogni giorno per il mondo che è e che verrà. (Cfr. papaboys)

 

@unavoce

 

(*) rimando: “IL TEMPO DELLA CHIESA SECONDO AGOSTINO «Concedi ciò che comandi»

La bella preghiera di sant’Agostino, riproposta di recente anche da Benedetto XVI, può sintetizzare anche tutto questo libro: «Concedi ciò che comandi, e poi comanda ciò che vuoi». Così scrive il cardinale Jorge Mario Bergoglio, Arcivescovo di Buenos Aires, nella prefazione del libro Il tempo della Chiesa secondo Agostino …. L’immagine per me più suggestiva di come si diventa cristiani, così come emerge in questo libro, è il modo in cui Agostino racconta e commenta l’incontro di Gesù con Zaccheo alcuni credono che la fede e la salvezza vengano col nostro sforzo di guardare, di cercare il Signore. Invece è il contrario: tu sei salvo quando il Signore ti cerca, quando Lui ti guarda e tu ti lasci guardare e cercare. Il Signore ti cerca per primo. E quando tu Lo trovi, capisci che Lui stava là guardandoti, ti aspettava Lui, per primo”. (Cfr. 30Giorni)

 

Foto di Copertina – fonte: Il Messaggero