Lettera dell’Ordinario Militare ai Cappellani

 

Vorrei condividere con voi, sottolineando alcuni passaggi della lettera che il Pastore di questa nostra Chiesa Ordinariato Militare, ha inviato al Presbiterio, a noi Cappellani. Come in ogni Diocesi, anche il nostro Arcivescovo, Ordinario Militare per l’Italia, in questi giorni, ad inizio della santa Quaresima, ci ha raggiunti, nelle nostre sedi, in Italia o all’estero per chi in missione, in terre o mari lontani, con una lettera.

Alla luce del Messaggio del Papa, il presule, rilegge i tre elementi che caratterizzano il cammino quaresimale di ogni cristiano, Preghiera, Digiuno e Carità, come tre movimenti dello spirito: Salire, Scendere, Entrare. Vorrei riportare qualche espressione, che ritengo significativa, perché, non solo orienti il cammino di noi Cappellani, ma anche dei nostri fedeli con le stellette.

Citando il momento attuale, con le sue difficoltà, il nostro Vescovo introduce così il suo scriverci, riportandoci al cuore di un cammino di conversione: “Per certi versi, la pandemia ci ha raggiunto in un momento storico in cui la figura stessa del sacerdote viveva un momento di crisi … È stato, però, proprio questo tempo di buio per l’umanità a evidenziare punti di luce, forse occultati da quel male che sembra abbagliare più del bene. …  testimonianza di fede, carità, speranza: sono fondamenta della vita cristiana il Papa, ci invita a riscoprire, legandole ai tre atteggiamenti che animano questo tempo, ovvero il digiuno, l’elemosina, la preghiera. Virtù teologali e comportamenti sapienziali, potremmo dire. Vorrei provassimo a rileggerli come tre «movimenti» dello spirito e del cuore, «passi» da compiere nel nostro cammino personale e nella nostra fraternità presbiterale, per guidare su queste strade anche la Chiesa che è tra i militari”…

Salire:  «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme…» (Mt 20,18). Il Papa ha voluto intitolare così il suo Messaggio, esortando tutti ad «associarsi» alla missione di Gesù, come Egli fece con i discepoli. La Quaresima orienta da subito il nostro sguardo in alto, al Monte Calvario: alla fatica della strada in salita e alle tante Croci che la costellano. Croci del passato e del presente, della nostra vita e dell’esistenza di coloro che ci sono cari, dei militari a noi affidati e del mondo afflitto da guerre, lutti, violenza, povertà, malattie e sofferenze… non ultima questa pandemia. Ma è proprio guardando in Alto che il cammino di Quaresima trova la sua direzione interiore, trova la strada della relazione intima, profonda, rafforzata, con Dio nella preghiera…

Scendere: «Nel percorrere il cammino quaresimale che ci conduce verso le celebrazioni pasquali, ricordiamo. Trovare la Croce sull’alto del monte, salire sulla Croce, significa scendere. Sì, cari confratelli: vana sarebbe la nostra fede se non ci aiutasse a entrare nell’umiltà di Dio! E a entrarvi con una forza di autenticità che quasi ci incastona nella Sua vita, con la carne e il sangue, con gli affetti e i palpiti più delicati del cuore. Con «gli stessi sentimenti», lo «stesso Cuore» di Gesù (Fil 2,5)…

Entrare: Camminando con questa umanità, dobbiamo «raggiungere strade efficaci di sviluppo per tutti»; per farlo, occorre «camminare nella carità». L’elemosina, oggi, non è solo un consiglio spirituale. È grido che si leva dalla Croci contemplate dal nostro sguardo nella preghiera e dalle piaghe a cui la misericordia converte il nostro cuore. Con la povertà, la miseria, la disperazione, la solitudine infinita nelle quali tanti fratelli sono sempre più ricacciati, Dio vuole donarci, in questa Quaresima, una elemosina, una capacità di condivisione che vada più “dentro”. Se siamo saliti, se siamo scesi, ora dobbiamo entrare. Entrare nei veri bisogni dell’altro, entrare nell’altro! È bellissima l’espressione di Paolo: camminate «nella» carità (Ef 5,2)! …

salire nella preghiera, per donare speranza.
Scendere nella conversione, per ritrovare la fede.
Entrare dentro l’altro, per vivere nella carità …
(Cfr. Lettera ai Cappellani)

Questo il programma per la nostra Quaresima, per noi Cappellani, da vivere in comunione di preghiera, come Presbiterio di questa Chiesa: la Preghiera, il Digiuno e la Carità con questo stile. Una preghiera più alta, più sacerdotale, un digiuno fatto da umiltà, la stessa di Cristo, carità donando noi stessi e la nostra preghiera per la nostra Chiesa. Uniti nella distanza, vicini nella lontananza, accanto e insieme, nella preghiera per la nostra Chiesa, le nostre comunità, in “un cammino di crescita nella fraternità presbiterale, nel quale l’impegno di uno sosterrà quello dell’altro e, per certi versi, ne colmerà le mancanze. Un cammino che ci condurrà più vicini alla nostra gente perché, come in una famiglia, si impara ad amare amando i fratelli, lasciandosi amare dai fratelli e sentendosi sostenuti dalla preghiera del fratello”. (Cfr. Lettera ai Cappellani)

Chiudo con l’invito, allora, a non dimenticarvi dei vostri sacerdoti, pregate per loro, dal Papa, all’Arcivescovo, ai vostri Cappellani, sino all’ultimo sacerdote della terra. Una preghiera perché possiamo sempre essere testimoni autentici dell’amore di Dio all’umanità.

@unavoce

Foto di Copertina in primo piano: L’Arcivescovo Ordinario Militare per l’Italia S.E.Rev.ma Mons. Santo MARCIANO’ e in secondo piano: Convegno Cappellani Militari, Loreto 2014