Domande e risposte, esatte o sbagliate?

Amico/a mio/a,

l’estate sta volgendo al termine e la ripresa delle attività scolastiche o lavorative, nuove o vecchie, stanno per riprendere, spero avrai trascorso una bella estate e anche giorni di vacanza in serenità, fatto esperienze nuove, rilassato e divertito.

Ora, ti scrivo perché vorrei fermarmi a parlare con te e conoscendo il poco tempo che hai e forse la difficoltà a parlare di cosa come la religione o la fede, ti raggiungo con questa mia lettera, con la speranza che avrai cinque minuti per leggerla.

Vorrei scriverti da amico e da prete, non per convincere o convertire o invitare a qualche iniziativa o celebrazione, ne offrirti una lettura noiosa o pesante su qualche argomento, ma solo per riconfermare la mia amicizia e la mia stima nei tuoi confronti e il desiderio di passare del tempo con te, offrendoti anche la possibilità di risposte alle tue domande, o mie domande, che ti rivolgo, se lo desideri.

L’aspetto spirituale e religioso della nostra vita, forse, non lo ritieni importante perché lo leghi alla pratica religiosa, ma vorrei farti superare quest’aspetto per arrivare al cuore di questa mia lettera.

Siamo soli su questo pianeta? Cosa c’è al di là? Come leggi la storia, la vita, gli eventi? Cosa pensi di Dio, qualunque nome tu gli dia? O Perché credi nella non esistenza di Dio? Perché Dio sì e la Chiesa no? I preti, il sesso, i soldi, il potere ? … sono solo alcune delle domande che potresti farti e altre che non conosco, ma che sono disposto ad ascoltare, non per avere ricette di risposte esaurienti, ma per un confronto eventualmente in semplicità e senza formalità, per comprendere anche il mio vivere e il mio essere amico e sacerdote, per chi crede,  e sono certo che il tuo aiuto mi illuminerà.

Mi piacerebbe conoscere le tue eventuali obiezioni, sperando che non siano le solite banali obiezioni, segno solo di una non conoscenza della storia e delle cose religiose, cui però si può provvedere, del resto l’ambiente cattolico in cui sei cresciuto ha dato per scontato cose che invece dovrebbero essere approfondite, però per approfondirle bisogna volerlo, desiderarlo, come ogni cosa della vita, anche se alcune le facciamo perché dobbiamo, ma non è questo il caso, però è importante, credo, conoscere per capire e crearsi un’opinione con impegno anche se costa fatica.

Credere e non vivere da credenti è sicuramente una delle obiezioni più frequenti, ma perché non viverle? Perché richiede tempo e la fede si confronta con la vita che oggi, più di eri, è diversa da quelle che potrebbero essere gli insegnamenti cattolici, ma anche di altre religioni o fedi, o addirittura di filosofie e politiche, ritenendo, preti e cristiani, in genere, uomini e donne religiose non affidabili? Non dimentichiamo in quest’analisi l’errore umano che c’è in ogni persona, credente e no. Il limite, nella natura umano, l’errore, il peccato come lo chiama la cristianità, fa parte della vita, di qualsiasi vita, ma non per questo non si può non cercare la perfezione, il miglioramento, il cambiamento, una visione nuova. Oppure, altra domanda o affermazione, potrebbe essere: per fare il bene e amare non serve essere credenti e religiosi!? Oppure vedere la religione e la fede, la politica o altro, come limitatori delle mie libertà e le regole, cui non vogliamo sottostare, come forme di abuso di potere e potrei, credo, continuare su questa linea, quindi domando con rispetto perché non credi? O se credi perché non vivi la fede o la scelta di vita che hai fatto?

L’aspetto spirituale della vita, qualunque esso sia è vissuto singolarmente e comunitariamente, come ogni aspetto della vita e se non ricerchi lo spirituale, allora il tuo pensiero, la tua filosofia, la tua capacità di stupirti, di godere del bello, della musica, cinema, sporto o quello che pensi, non ti offrirà l’opportunità di fermarti seriamente a riflettere. Forse solo per comodità o pigrizia, avviene questo, o perché solamente non si pensa sia importante.

Quali sono i tuoi spazi privati personali, i tuoi momenti di riflessione? Solo quando le cose non vanno bene, ti fermi? Cosa ti provoca, ti commuove, ti stupisce, ti agita il cuore …? Amare cosa significa? Impegnarsi per gli altri? Il senso di un’amicizia? Che cosa significa per te rispettare le leggi e le regole, le opinioni altrui? A cosa servono?  Quali valori hai? Sei solo egoista, oppure non ci hai pensato? Hai capacità di vedere oltre a te stesso?

Divertirsi è fondamentale, ricercare la felicità è fondamentale, l’impegno del crescere e conoscere, del formarsi, dello studio, del lavoro, dell’amicizia, dei rapporti … sono aspetti fondamentali della vita e in questo tempo di emergenza abbiamo forse compreso maggiormente il loro valore.

Ancora, che rapporto hai con il sesso? Sei libero, ti senti limitato, giudicato, timido, prudente?  Dialoghi con i tuoi genitori? Con altri adulti? Cerchi il confronto o preferisci non farlo, così non devi pensare a questi aspetti?

Che cosa vuoi veramente dalla vita? E quali le cose che ti fanno felice, sereno, realizzato veramente? Conosci la storia della chiesa o sai solo quello che conoscono tutti senza approfondire? Conosci il Vangelo o solo quello che ricordi da quando andavi a Messa? Conosci la morale e le leggi, la politica, intendo il pensiero politico? Sai perché ci sono nel mondo queste cose? Che cosa fai per cambiare quelle situazioni che non ti piacciono? L’ambiente, la politica, la religione, lo studio … ? Come sei nei confronti del diverso, dello straniero – povero o ricco che sia – che vive accanto a te?

Quante domande, immagino il vostro viso e sorrido, si vero, domande cui ci vogliono risposte e non ho la pretesa di dartele tutte o di trovare consensi, ma suggerirti la riflessione, stuzzicare la tua capacità di analisi oggettiva e obiettiva e offriti la disponibilità, se cerchi risposte o meglio informazioni, su alcuni aspetti di questa nostra vita, non perché ho la verità in tasca, ma solo per un poco più di esperienza, di vita vissuta. Non ci sono risposte esatte o sbagliate, c’è la vita e il suo viverla.

L’unica cosa che mi permetto, da amico e prete, di suggerirti con sincerità è di non scegliere solo per comodità una via, ma per convinzione e convinzioni documentate con obiettività e serietà, ovviamente, poi ognuno fa quello che vuole, ma nel vivere in società, qualunque società sia, ci sono degli stili di vita che non è come ti vesti o cosa ascolti o chi frequenti, ma sono le regole che vivi con rispetto. Parlare di regole so quanto sia difficile credendo che senza di esse potremmo essere veramente liberi e felici, ma questa libertà che tutti agogniamo, finisce là dove inizia quella dell’altro, allora la necessità inalienabile della vita insieme è un elemento della nostra società su questo pianeta e la ricerca di una verticalità e non solo di una orizzontalità della vita, fa parte del nostro DNA, da sempre e per ogni categoria di persone, non per annebbiare, confondere, costringere, … no!, solo per sperare che la vita potrà essere infinita, se pur in modo diverso. Finiti noi, finto tutto, un adagio molto diffuso, ma credo non avrebbe senso nulla, allora, non credi?

Mio caro/a, non ho risposte ad ogni domanda che mi sono permesso di porre in tuo nome, ma solo esperienze, semmai, personali, di atri, lo studio, la conoscenza, la verifica e la storia che possono, in qualche modo, aprirci gli occhi, offrirci una visione nuova, diversa, illuminante.

Ti auguro ogni bene, un futuro ricco di quello che desideri e ti abbraccio con l’amicizia di cui sai.

Tuo don Marco

Cesena, 28 Agosto 2021

Sant’Agostino, filosofo, vescovo, dottore della Chiesa

APPEDICE:

Ho scelto questa data per scriverti la lettera, nel giorno della festa di sant’Agostino, per la sua singolare vita che ti invito a leggere, qui qualche accenno.

“Agostino nasce il 13 novembre del 354 a Tagaste, in Africa. Viene educato dalla madre Monica alla fede cattolica, ma non ne segue l’esempio. Adolescente vivace, arguto ed esuberante, intraprende lo studio della retorica e il suo rendimento è eccellente. Ama la vita e i suoi piaceri, coltiva amicizie, sperimenta le passioni amorose, adora il teatro, cerca divertimenti e svaghi. A Cartagine, dove prosegue gli studi, si innamora di una ragazza; poiché di rango inferiore al suo, può renderla soltanto sua concubina. Frutto di questa relazione è Adeodato. Agostino, padre a soli 19 anni, resta fedele alla sua donna e si assume la responsabilità del ménage “familiare”. Ma la lettura dell’Ortensio di Cicerone cambia il suo modo di vedere le cose. La felicità, scrive il grande oratore, consiste nei beni che non periscono: la sapienza, la verità, la virtù. Agostino decide così di volgersi alla loro ricerca. Comincia dalla Bibbia, ma, abituato com’è a testi altisonanti, la trova grossolana e illogica. Si accosta allora al manicheismo. Rientrato a Tagaste apre una scuola di grammatica e retorica con l’aiuto di un benefattore, ma la vita che conduce non lo appaga e torna a Cartagine sperando in un futuro migliore. E invece continua a essere insoddisfatto. La sua sete di verità non è placata dalla dottrina manichea. Il giovane e promettente retore cerca così nuovi lidi e nel 382 si trasferisce a Roma con la compagna e il figlio, all’insaputa della madre che intanto lo aveva raggiunto a Cartagine. Nella capitale Agostino mantiene però i contatti con i manichei, dai quali riceve sostegni e appoggi. Capirà, poi, che la Provvidenza opera anche nelle scelte sbagliate. La sua carriera va a gonfie vele, nel 384 ottiene la cattedra di Retorica a Milano, eppure l’inquietudine interiore lo tormenta ancora…. (cfr. Vaticannews)

 

  

Foto di Copertina: Raffaello, “La Scuola di Atene”, Stanze – Musei Vaticani