e buone maniere

 

Anche se ci troviamo in un ambito di vita fatto di regole e regolamenti, di tradizioni e di eleganza di linguaggio e atteggiamenti che vengono dal passato e da costumi ben saldi nei valori di questa microsocietà, anche questo settore di vita subisce il tempo e gli effetti della modernità, non solo nel campo tecnologico elevandola a standard ottimali operativi e di efficienza sulla difesa, ma subisce anche limitazioni dei modi e dei costumi che oggi vive la nostra collettività che sembra, perché non più adatta ai tempi, dimenticare il bon ton e le buone maniere.

Valori questi invece che parlano di rispetto, di serietà, di rapporti, di stili, di valori che non vanno persi e che oggi voglio richiamare per poter non dimenticare e riprendere quelle abitudini che le nostre famiglie ci hanno insegnato e nelle quali siamo cresciuti.

Valori come dare la parola nelle cose quotidiane della vita, essere puntuali, rispettare situazioni e persone al di là delle nostre convinzioni o dei nostri comodi, eleganza nel linguaggio oltre che nei modi e nell’abbigliamento, che pur moderno può e deve aver un certo stile. Il buon gusto può non essere di tutti e non basta che mi piaccio io, ma non essere ridicoli è importante è segno di maturità e non solo di esibizione di ciò che poi non siamo.

Dare un appuntamento, avere un impegno, partecipare ad eventi con puntualità è segno di rispetto e che teniamo alle persone oltre che all’appuntamento in se, non si possono sempre accampare scuse, usare un linguaggio e mdi consoni all’ambiente non ci fa essere degli scaricatori di porto, con tutto rispetto per la categoria di lavoro, dare la parole e poi non esserci, non mantenerla, accampando scuse, più o meno plausibili, non dimostra forza di carattere, ma solo egoismo e che ce ne approfittiamo della situazione, noi siamo l’unica cosa importante, i nostri problemi, le nostre esigenze, i nostri impegni … dicono solo grande egocentrismo lasciando tutto il resto a passare in secondo piano, ma questi sono uomini? No!, direi dei “quaquaraquà” come si usa dire.

Quindi, le buone maniere possono cambiare la società e le persone? Si!, e non solo e anche i rapporti personali e comunitari, arrivando sino delle Nazioni stesse che invece di litigare, rivendicando un pezzo di terra piuttosto che un altro, non si fanno la guerra, non si fanno nemici o interessi privati e questo solo per dire che sono più forti, più importanti, migliori di altre. Puntualità al lavoro, a scuola, serietà dei comportamenti e degli atteggiamenti, abiti adatti ad ogni occasione, vero noi abbiamo la divisa che va porta però con dignità, senza aggiunte varie ai corredi creando fogge strane che fanno solo emergere che si vuole dire che non t’importa degli altri.

Non è solo una questione di etichetta e di galateo, ma innanzitutto di come stare al mondo. Siamo diventato più maleducati e rancorosi. E ne paghiamo il conto in termini di relazioni. Vi rimando a un articolo di Antonio Galdo che può aiutarci a rifletter e riprendere quei costumi, quei modi, quell’eleganza del vivere che è un insieme di atteggiamenti, parole e modi che ci aiuteranno a vivere meglio personalmente e insieme agli altri.

Le buone maniere possono fare la differenza, guai a sprecarle. Nella vita privata, quando ci consentono di avere buone relazioni con il nostro prossimo, a qualsiasi livello, e di reggere una relazione che non ha futuro senza il rispetto con il relativo galateo. Sul lavoro. Un’inchiesta della Doxa tra il popolo delle partite Iva ha scoperto che circa il 46 per cento delle persone che vendono un servizio o una prestazione (dall’idraulico all’avvocato) vengono scelte in base al grado di gentilezza e di buona educazione che dimostrano con gli interlocutori. Già a partire dal Cinquecento grazie alle buone maniere fu possibile avere la pace tra città che stavano diventando sempre più grandi e minacciose, e ancora oggi l’etichetta fa parte della chimica che porta ad avere, o meno, buone relazioni diplomatiche tra gli stati e tra i loro leaders”. (cfr. A. Galdo)

@unavoce

 

Foto di Copertina: fonte