Liturgia dlela Parola

XII Tempo Ordinario

amore e dolore nella vita

XXII  TEMPO ORDINARIO

Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua (Mt. 16,24)

 

Lasciamoci affrancare nella fede, in questo piccolo “francobollo di spirituale”, con le parole di Mons. Antonio Riboldi: “Se c’è una cosa, che salta subito agli occhi nel nostro mondo, è il tentativo di allontanare il dolore dalla vita. Si è insofferenti ad ogni piccolo disagio, basta un nulla o una contrarietà per mandarci in crisi. D’altra parte il mondo, che ci assedia, vuol apparire come una grande fiera, che si è riempita di ogni prodotto per allontanare il dolore, fino alla droga, che è davvero un affare miliardario, che contagia quanti si illudono di evadere dalla lotta necessaria della vita, credendo al ‘sogno’ di un momento che ha come unico frutto la distruzione lenta della vita stessa, senza dare a questa una ragione, che mostri la sua bellezza: una bellezza che necessariamente richiede fatica e dolore, come tutte le cose che hanno valore. C’è poi una sofferenza, una croce, che è la malattia, a volte dolorosa: basta visitare un ospedale per accorgersi che la sofferenza è di tanti, ma tanti: alcuni con problemi che la medicina può eliminare, altri con una sofferenza che non ha fine e li accompagna fino alla morte. A volte è una sofferenza così devastante che fa desiderare la morte… al punto che ora si parla di eutanasia, ossia la fuga dal dolore nella morte. E c’è una sofferenza interiore, che ha mille motivazioni: il più delle volte è causata dall’atteggiamento di chi ci sta intorno – che forse neppure se ne accorge – ma fa tanto male. E c’è infine la sofferenza nel mondo, da chi muore di fame a chi per la violenza, o per tante altre cause. Davvero non si può pensare di avere una vita esente dal dolore. Si deve imparare ad amministrarlo come un’occasione di amore, come è nella vita di tanti credenti. E, diciamoci la verità, non c’è modo migliore di esprimere l’amore, che partecipando silenziosamente al dolore di chi ci è vicino. È una grazia. Se leggiamo la vita di tanti santi noti o di fratelli e sorelle, che vivono nel dolore, meraviglia la loro serenità, come se soffrire fosse un dono, che è il frutto dell’amore, che non pone limite alla sofferenza. Un altro esempio ci viene da Maria SS. ma, che segue Gesù nel suo cammino verso il Calvario. Assiste all’agonia del Figlio sulla croce, dove viene donata a noi come Mamma: ‘Donna, ecco tuo figlio! ‘. Divino! Davvero siamo rinati al Cielo, grazie ad un amore incredibile, che sboccia dal dolore. Ci si commuove contemplando come il dolore si fa oceano di amore: un amore per noi …”. (cfr. Mons. Antonio Riboldi)