Liturgia della Parola

V Tempo Ordinario

Il dolore è un grande mistero, come l’amore. Senza amore non si vive; senza dolore non si ama!

V DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei (Mc 1,30)

Lasciamoci affrancare nella fede, in questo piccolo “francobollo di spirituale”, con le parole di Padre Leonardo Sapienza: “Un proverbio del deserto recita: «Non c’è un uomo senza dolore; e se c’è, non è un uomo». Quello del dolore è un problema che attraversa la nostra vita. Ce lo ricordano le letture che abbiamo ascoltato. Giobbe, nella prima lettura, afferma: «A me sono toccati mesi di illusione, e notti di dolore mi sono state assegnate». E nel Vangelo vediamo l’impatto di Gesù con il dolore e la sofferenza. La suocera di Simone con la febbre; gli portano “tutti” i malati e gli indemoniati; guarisce “molti”. E poi la dichiarazione di Pietro: «Tutti ti cercano». Molti dolori e poche gioie, nella vita dell’uomo. Gesù non è indifferente di fronte al dolore. E, tuttavia, non lo ha annullato: lo ha trasfigurato e gli ha dato un senso nuovo. Paul Claudel diceva: «Gesù non è venuto a spiegare la sofferenza, né a sopprimerla, ma a riempirla con la presenza della sua croce». Il dolore è un grande mistero, come l’amore. Senza amore non si vive; senza dolore non si ama! E il cuore dell’uomo si misura dall’accoglienza che sa fare al dolore. Qualcuno ha detto che «la sofferenza è il filo di cui è intessuta la stoffa della gioia» (Henry de Lubac). Nella passata pandemia abbiamo sperimentato come la sofferenza possa diventare una potente e severa maestra di vita, che trasfigura una persona. Aveva ragione Eschilo, che diceva: «La saggezza si conquista attraverso la sofferenza». Chi ha veramente sofferto non può non amare, non essere tenero verso tutti. Il dolore e la sofferenza ci aiutano a valutare noi stessi; a vedere fin dove arriva la nostra pazienza e la nostra forza. Questo faceva concludere a Paul Claudel: «Tutta la sofferenza che c’è nel mondo non è il dolore dell’agonia, ma quello del parto».” (cfr. L’Osservatore Romano)