Parola e arte per vivere e pregare questi giorni

Iniziamo la Settimana Santa dove la Chiesa ricorda gli ultimi giorni della vita terrena di Cristo, fino alla Resurrezione della Domenica di Pasqua. Sottolineando i segni e i simboli di questa commemorazione: l’asina, delle palme e le origini della festa e ci lasciamo guidare in questi giorni, che precedono il Triduo Pasquale, dalla Parola di Dio, con alcuni commenti ai Vangeli e vi suggerisco di accompagnare la vostra preghiera facendovi aiutare dall’arte e dalla musica, abbiamo opere d’arte e brani bellissimi come il Crocifisso di Guido Reni o di Giotto … lo Stabat Mater di Pergolesi o la Passione di J. S. Bach … cercate in questi nostri fratelli che con la loro sensibilità e amore ci hanno avvicinato a Dio con le loro opere quel Dio che muore per me per noi per ogni uomo e donna e che ci accompagnano a vivere gli ultimi giorni di Gesù sulla terra.

I SIMBOLI della Domenica delle Palme:

“Nell’immaginario collettivo dell’antichità gli animali degni di essere cavalcati da un re erano i cavalli, tanto da essere esentati dalle corse e dal lavoro nei campi. Gesù, invece, entra a Gerusalemme sul dorso di un’asina. Lo aveva detto il profeta Zaccaria: Gesù è un re diverso, non arriva con armi o insegne di potere, non impone tributi; al contrario, sceglie di essere trasportato dall’animale più umile e servizievole, che è sempre accanto alla gente che lavora; le sue insegne sono la pace e il perdono…

Anche la palma è un forte elemento simbolico presente nel racconto: è la pianta che si rinnova ogni anno con una foglia, ma riporta anche all’immagine messianica di creazione un ponte tra il monte e la città, tra Dio e l’uomo… (cfr. Vativannews) “Tuttavia, nelle regioni dove le palme non erano facilmente disponibili, si iniziò ad utilizzare rami di ulivo, un altro simbolo biblico di pace e riconciliazione”. (cfr. pisatoday)

C’è una festa, nella tradizione ebraica, chiamata festa delle Capanne o Sukkot, dalla quale sembra mutuata la simbologia della nostra Domenica delle Palme. Così i fedeli compivano insieme un pellegrinaggio a Gerusalemme e salivano al Tempio in processione, agitando un mazzetto composto da rami di palma, mirto e salice, rispettivamente simboli di fede, della preghiera e del silenzio del credente di fronte a Dio, tenuti insieme da un filo d’erba”. (cfr. vaticannews)

LUNEDÌ SANTO: Lasciala fare, perché essa lo conservi per il giorno della mia sepoltura – Gv 12,1-11

“Il lunedì santo inizia in un luogo significativo: Betania. È il villaggio dove si trovava la casa di Marta, Maria e Lazzaro, gli amici di Gesù. Sembra che il Vangelo voglia suggerirci che le ore della passione possono iniziare solo a partire dalla forza dell’abbraccio degli amici. Dovrebbe farci riflettere molto sapere che Gesù aveva amici, e si faceva bisognoso di essi. Il Vangelo di Giovanni ci suggerisce che quest’amicizia non è mera comitiva, ma qualcosa che cambia la vita a tutti. Marta è meno compulsiva nel suo fare, Maria più coraggiosa nel suo amore, Lazzaro meno morto del solito. Può farci sorridere ma è esattamente la conversione che tocca tutte e tre questi fratelli: “Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E qui gli fecero una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. Maria allora, presa una libbra di olio profumato di vero nardo, assai prezioso, cosparse i piedi di Gesù e li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì del profumo dell’unguento”.  L’amicizia è un bene gratuito (e per questo incomprensibile alla mentalità utilitaristica di Giuda) che ha come scopo quello di farci diventare sempre più noi stessi. Gesù si appropria in maniera definitiva della sua missione passando dalla casa di questi amici. Non c’è Pasqua senza amici così”. (cfr. d.L.M. Epicoco)

MARTEDÌ SANTO: Uno di voi mi tradirà… Non canterà il gallo, prima che tu non m’abbia rinnegato tre volte – Gv 13,21-33.36-38

“Gesù si commosse profondamente e dichiarò: «In verità, in verità vi dico: uno di voi mi tradirà»”. Gli occhi pieni di lacrime di Gesù ci ricordano che la sua testimonianza non è quella di un eroe solitario, senza paura e senza crisi che affronta la parte più decisiva della sua vita mostrando superpoteri ignoti agli umani. Gesù è profondamente uomo. E la sua divinità è scandalosamente dentro proprio a un’umanità così pronunciata. Prima di ricevere sputi, insulti, frustrate, chiodi e morte, Gesù è ferito dai suoi, da coloro che più di tutti gli altri gli avevano dichiarato un bene e avevano promesso di stargli accanto sempre. Importa poco sapere il nome del traditore, perché ognuno è Giuda in quella notte poiché anche scappare è un tradimento. “Simon Pietro gli dice: «Signore, dove vai?». Gli rispose Gesù: «Dove io vado per ora tu non puoi seguirmi; mi seguirai più tardi». Pietro disse: «Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te!». Rispose Gesù: «Darai la tua vita per me? In verità, in verità ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m’abbia rinnegato tre volte»”. Sappiamo però che la fatica che facciamo a stargli accanto non è per sempre. La vita cristiana è imparare un po’ alla volta a non scappare più, a non tradire, a non rinnegare. C’è però una cosa che può impedire la Grazia ed è la decisione di chiudersi al perdono. Ci sarà una seconda possibilità per tutti loro, ma solo Giuda sarà fuori da questa possibilità perché non si lascia raggiungere dal perdono di Gesù”.  (cfr. d.L.M. Epicoco)

MERCOLEDÌ SANTO: Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! – Mt 26,14-25

«Dove vuoi che ti prepariamo, per mangiare la Pasqua?». Il Vangelo di oggi ci ricorda che la Pasqua va preparata come ogni cosa che conta nella vita. È importante ricordarci questa verità di fondo: le cose importanti non si improvvisano. Il dolore come la gioia, la fede come l’amore necessitano di preparazione. Lavorare ogni giorno su noi stessi non serve a convincere Dio ad amarci, questo ci è dato già in maniera preventiva, ma serve a non sprecare ciò che la vita ci riserva. Paradossalmente l’unico che si è preparato a quelle ultime strane ore della vita di Gesù è Giuda, perché è l’unico che ha pianificato come consegnarlo. Egli rappresenta il contrario della vita spirituale, e cioè la pianificazione umana, dove ognuno pensa furbescamente di tenere in mano le redini delle situazioni fino al punto da condurle dove si vuole. Avere l’illusione di controllare la vita ci conduce inesorabilmente alla delusione di Giuda, perché prima o poi ci accorgiamo che la vita è sempre più grande delle nostre pianificazioni. Ma fino ad allora viviamo pensando di essere più furbi degli altri. Servirà a poco l’intimità che Gesù costruisce con Giuda (intinge il boccone nello stesso piatto con Giuda). Quando si ha il cuore in quelle condizioni diventa blasfemo ogni gesto, seppur sacro. Ma deve colpirci il costante tentativo di Gesù di provarci e riprovarci. Infatti lascerà che sia proprio Giuda l’ultimo a poterlo baciare. Poi però rimane la sua libertà, come la nostra. Non siamo salvati senza la nostra libertà messa in gioco”.  (cfr. d.L.M. Epicoco)

Carità e Amore a Betania, tradimento e promessa a Gerusalemme, con questi atteggiamenti ci prepariamo a vivere il Triduo Santo con carità e amore seguendo le Parole del Signore per non tradirlo e rimanere nel Suo Amore, accompagnati dalle arti per aiutare la nostra anima e la nostra mente a rimanere con Cristo in questi giorni della Sua vita terrena. Così la nostra preghiera in questa Santa Settimana.

@unavoce

 

Foto di Copertina: Il Crocifisso ligneo – Chiesa dei Militari “Madonna di Loreto” – 15° Stormo – L’ambone