Diario del Cappellano

Signore, ci hai fatti per te e inquieto è il nostro cuore, finché non riposa in te. (Sant’ Agostino)

Il desiderio di Dio è inscritto nel cuore dell’uomo, perché l’uomo è stato creato da Dio e per Dio; e Dio non cessa di attirare a sé l’uomo e soltanto in Dio l’uomo troverà la verità e la felicità che cerca senza posa: «La ragione più alta della dignità dell’uomo consiste nella sua vocazione alla comunione con Dio. Fin dal suo nascere l’uomo è invitato al dialogo con Dio: non esiste, infatti, se non perché, creato per amore da Dio, da lui sempre per amore è conservato, né vive pienamente secondo verità se non lo riconosce liberamente e non si affida al suo Creatore». (cfr. Gaudium et Spes, 19 in CCC. n. 27)

 

Alcuni si definiscono cristiani non praticanti altri atei o indifferenti, “io sono non praticante e neppure battezzato ma ammiro la Chiesa la sua organizzazione il suo impegno nel sociale” e con gli occhi inumiditi mi dice “non ho ancora sentito il dono della fede e invidio voi che l’avete sono ancora alla ricerca”. Questa è stata una delle tante persone che ho incontrato in questi anni di servizio, incontri abituali di lavoro incontri casuali per eventi e cerimonie dove l’occasione di intrattenersi con il cappellano, alcune volte solo per motivi di buona educazione e di rispetto o di servizio all’interno della nostra organizzazione, sono diventate però l’opportunità di avvicinare persone che altrimenti non sarei riuscito ad incontrare perché non hanno scelto di vivere la vita cristiana e la vita della Chiesa e che pur con molto rispetto non vengono agli appuntamenti e alle iniziative che vengono proposte, ma l’occasione per esempio della benedizione delle famiglie nelle loro case mi ha offerto un’opportunità perché nel rispetto del ruolo e della presenza aprendomi la loro porta mi hanno aperto anche il loro cuore e nei loro occhi e nelle loro parole ho scorto il desiderio di Dio.

Così altra situazione, dei giovani che abitualmente dopo la Cresima si allontanano venendo da noi con l’occasione del saluto inziale e della coabitazione nelle stesse strutture dove si condivide spazio e tempo diventa l’occasione di raccogliere i loro dubbi e le loro domande e con rispetto ti confida che ha qualche dubbio su Dio e la Chiesa e che sta cercando delle risposte, oppure un gruppo di giovani che per studio ed età, lavoro o perché si sono fatti grandi si sono allontanati dalla Chiesa solo per noia perché non condividono almeno idealmente alcuni principi o perché magari obbligati prima a frequentare la S. Messa, il catechismo ecc.  ti cercano però perché vorrebbero partecipare a un torneo di calcio con un nome, un gruppo e diventa così occasione per riaccendere e riallacciare i rapporti che non si erano persi ma che non erano più come in passato e anche in questa occasione l’opportunità di offrire disponibilità e risposte ai lorio dubbi sul mondo, la società, la Chiesa, Dio diventa occasione per un dialogo fruttuoso. Oppure l’invito per un compleanno, un pensionamento, un matrimonio civile ti offre l’occasione di vivere quella stima e quell’amicizia che hai con loro come amico ma senza dimenticare l’essere prete dove tengono alla tua presenza per il ruolo che hai e non solo per la persona che sei o potresti essere ma come colui che offre risposte ai loro dubbi e alle loro perplessità al loro cammino di vita.

Questa evangelizzazione spicciola in un modo distratto e riverso su se stesso e il proprio benessere ci offre però – se sai essere in mezzo a loro in modo uovo senza mancare a quelle che è il cammino della Chiesa, il cammino liturgico spirituale e di formazione – l’occasione per riaccendere i rapporti e parlare di Gesù e del Suo Vangelo.

Ora, vi riporto qualche passaggio di una Catechesi del mercoledì di Papa Benedetto XVI (vai al testo integrale) che affronta questa tematica e dove scorgiamo suggerimenti e una linea guida per vivere di questo desiderio e questo servizio di evangelizzazione:

“Dobbiamo pertanto ritenere che sia possibile anche nella nostra epoca, apparentemente tanto refrattaria alla dimensione trascendente, aprire un cammino verso l’autentico senso religioso della vita, che mostra come il dono della fede non sia assurdo, non sia irrazionale … è il non accontentarsi mai di quanto si è raggiunto. Proprio le gioie più vere sono capaci di liberare in noi quella sana inquietudine che porta ad essere più esigenti … non dobbiamo però dimenticare che il dinamismo del desiderio è sempre aperto alla redenzione.  (Commento alla Prima lettera di Giovanni, 4,6: PL 35, 2009).” (cfr. Catechesi – Papa Benedetto XVI)

Credo che nella dinamica dell’Evangelizzazione, dell’Assistenza e del Servizio che la Chiesa offre al mondo e all’umanità questa apertura a camminare accanto, ad essere “con l’odore delle pecore” o come un “ospedale da campo” come il Santo Padre ci ricorda sia lo stile di Gesù che senza perdere nulla della tradizione della ricchezza Teologica, Liturgico, Biblica e Spirituale della Chiesa possa affiancarsi in ogni occasione e in ogni situazione alle persone per essere fratello e compagno di viaggio affinché come i discepoli di Emmaus: “Non ardeva il nostro cuore dentro di noi, mentre egli ci parlava per la via e ci spiegava le Scritture?”. E, alzatisi in quella stessa ora, tornarono a Gerusalemme” (Lc 24, 32-33) si possano aprire gli occhi e scaldare il cuore per tornare o iniziare questa avventura di amore e amicizia con Dio. Così chiudo questa mia povera riflessione di vita ordinaria con le parole del Salmo 26,4: “Una cosa ho chiesto al Signore, questa sola io cerco: abitare nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita, per gustare la dolcezza del Signore ed ammirare il suo santuario”.

@unavoce

 

Foto di Copertina: Giovanni e Pietro accorrono al sepolcro di Gesù dopo la resurrezione nel quadro di Eugène Burnand, (1898, Museo d’Orsay – Parigi)