Fallire?

 

In occasione del “Francesco Live” svoltosi a Firenze a metà aprile in occasione dell’800esimo anniversario delle stigmate ricevute di san Francesco a La Verna si è svolto nella città toscana promosso dai Frati Minori della regione un raduno di giovani e una riflessione mi ha colpito particolarmente che voglio parteciparvi perché diventi anche per noi occasione di riflessione: “E’ lecito fallire?”.

“Francesco Live” si inserisce tra le iniziative per l’ottocentesimo anniversario delle stimmate di san Francesco e i giovani hanno riletto quel momento come una possibilità per riconciliarsi anche coi propri personali fallimenti: “Quanto è liberatorio poter condividere i nostri fallimenti e scoprire che non siamo soli, che abbiamo tutti le stesse paure. Abbiamo il diritto di fallire! La società ci porta a vivere il fallimento come la fine della vita. La paura del fallimento ci porta all’esclusione sociale. Vogliamo essere liberi di imparare dai nostri fallimenti, e si impara soltanto potendo rialzarsi, con il supporto di chi ci sta intorno. Si può star male senza che il mondo finisca. Si può star male e non vergognarsene. Siamo fallibili ma non falliti”. (cfr. VaticanNews)

Domande e riflessioni, dubbi e interrogativi per riscoprire la vita cristiana. Verificare i nostri cammini personali e condivisi a livello comunitario ci aiutano a recuperare la nostra fede il nostro impegno e a rinnovare quel coraggio che forse per differenti motivi è svanito e ritornare a vivere la vita cristiana e il nostro Battesimo in modo pieno in questo mondo distratto e convulso recuperando i valori del Vangelo, dell’amore, della carità, dell’accogliere la croce come occasione di rinnovata energia per essere autentici non accogliendola nel momento che si presenta ma alla luce della donazione della vita di Dio.

“Non c’è ombra di dubbio che il fallimento faccia parte della vita di ognuno di noi e vorrei immediatamente farti riflettere sul fatto che chi raggiunge più obiettivi, chi fa di più nella vita, quasi sempre è la persona che ha fallito più spesso. Chi ha successo e passa attraverso i fallimenti è un individuo resiliente”. (cfr. metodo-ongaro)

Un interrogativo è emerso nei giovani altrettanto singolare ma normale e direi logico: perché la croce? perché Dio ha dovuto donare la vita, morire sulla croce per salvarci? La risposta è stata semplice anche se non facile “è che c’è solo il modo della croce per vivere la vita e che Gesù è vivo. Questo è il modo che conduce alla vita immortale, ad una vita piena, che ci è stata donata col Battesimo e trova compimento nelle scelte di ogni giorno, nei modi impegnativi di chi sceglie di pagare il prezzo del bene”. (cfr. Mons. Giulietti)

Ora scoprire e riflettere sui nostri fallimenti ci permette di sentirci vivi, uniti e in cammino non per accertare i fallimenti ma per mettere le basi da quei fallimenti e riprendere il cammino e ripartire da quelle cadute.

Per compiere questo cammino la prima cosa da fare è saper accettare i propri fallimenti sapendo che nessuno è perfetto o “nasce imparato” ma tutti abbiamo bisogno di dedizione, impegno, fallimenti e ricominciare sempre per migliorare e diventare veri protagonisti della vita per riuscire nella vita e per essere veri.

L’impegno e il lavoro allora è quello di diventare resilienti per superare il fallimento e ricominciare partendo proprio dagli errori rielaborando il cammino e l’atteggiamento.

Non lasciamoci influenzare dal giudizio degli altri dai desideri degli altri ascoltiamo tutto e tutti verifichiamo valutiamo confrontiamoci e facciamoci ma creiamo il nostro pensiero il nostro cammino guardiamo gli altri ma non in modo egoistico o invidioso ma solo come occasione per verificare il nostro.

La parola chiave di questo cammino è allora la “resilienza” cioè la capacità di resistere, cioè la capacità di affrontare, resistere e riorganizzare in maniera positiva la propria vita dopo aver subito eventi particolarmente negativi e traumatici. Anche Gesù ha avuto dei momenti faticosi, i quaranta giorni nel deserto per esempio dove ha dovuto resistere al diavolo che lo tentava e Gesù fa tre cose “non si lascia sedurre e abbagliare, quando dialoga lo fa con la Parola di Dio, alla fine tronca il discorso”. (cfr. d. F. Cosentino)

Gesù rimane lucido a se stesso si affida alla Parola di Dio e chiude il discorso con il demonio quando diventa insistente, non gli dà spazio. Possa il Suo esempio aiutare anche noi nei momenti difficili della nostra vita.

@unavoce

 

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