Storia di amicizia e stile di vita

 

“Don Camillo chiese: «Signore, cosa possiamo fare noi?».
Il crocifisso sorrise: «Ciò che fa il contadino quando il fiume travolge gli argini e invade i campi: bisogna salvare il seme. Se il contadino avrà salvato il seme, potrà gettarlo sulla terra resa ancor più fertile e il seme fruttificherà. Bisogna salvare il seme: la fede» 
(Cfr. gli scritti)

 

Chi non ricorda le avventure di don Camillo e Peppone? Mi tornano alla mente le scene dell’alluvione e del dialogo con il Crocifisso. Guareschi incarna, in questi due personaggi, non solo il clima politico religioso di quel tempo, ma il verso spirito di servizio, di figure pubbliche, incarna la vera amicizia e la fede in una cornice suggestiva e coinvolgente di questa terra di Romagna, di Emilia Romagna e della sua gente ricca e vivace. Immagini di sincera amicizia, di vera responsabilità pubblica, con una umanità normale, vivace allegra e impegnata quando serve. Credo che la loro storia, se pur inventata dal genio di Guareschi possa insegnarci molto su come vivere questo tempo, l’impegno sociale e la nostra fede attraverso la preghiera e azioni concrete attente agli altri. Qui vi propongo una carrellata di citazioni a partire da quella di Papa Francesco che ci porteranno per mano a scoprire la bellezza della fraternità, della speranza, dell’amicizia vera.

“La Chiesa italiana ha grandi santi il cui esempio può aiutarla a vivere la fede con umiltà, disinteresse e letizia, da Francesco d`Assisi a Filippo Neri. Ma pensiamo anche alla semplicità di personaggi inventati come don Camillo che fa coppia con Peppone”. Così il Papa, al duomo di Santa Maria del Fiore a Firenze, nel convegno decennale della Chiesa italiana, cita i celebri personaggi dei romanzi di Guareschi in un passaggio dedicato alla tentazione, da sconfiggere, dello “gnosticismo”. “Mi colpisce come nelle storie di Guareschi la preghiera di un buon parroco si unisca alla evidente vicinanza con la gente”. E Bergoglio continua: “Di sé don Camillo diceva: `Sono un povero prete di campagna che conosce i suoi parrocchiani uno per uno, li ama, che ne sa i dolori e le gioie, che soffre e sa ridere con loro`”. “Vicinanza alla gente e preghiera – continua il pontefice – sono la chiave per vivere un umanesimo cristiano popolare, umile, generoso, lieto. Se perdiamo questo contatto con il popolo fedele di Dio perdiamo in umanità e non andiamo da nessuna parte”. (Cfr. Rainews)

“Ecco il paese, il piccolo mondo di un mondo piccolo, piantato in qualche parte dell’Italia del Nord. Là in quella fetta di terra grassa e piatta che sta tra il fiume Po e l’Appennino. Nebbia densa e gelata l’opprime d’inverno, d’estate un sole spietato picchia martellate furibonde sui cervelli della gente, e qui tutto si esaspera, qui le passioni politiche esplodono violente e la lotta è dura, ma gli uomini rimangono sempre uomini e qui accadono cose che non possono accadere da nessun altra parte. Siamo alle soglie del ’51…” Certo da quel non lontano 1951, l’anno della grande alluvione, le cose sono molto diverse: “quella fetta di terra grassa e piatta” è stata progressivamente ingoiata dai capannoni disseminati lungo la Va Emilia, molti grandi casali sono ormai abbandonati, stretti tra la ferrovia, l’autostrada, l’alta velocità…Alcune cose però non sono cambiate: la piccola linea ferroviaria che unisce Parma a Suzzara, per esempio, è ancora attiva; e forse, pur essendo cambiati gli uomini, le storie raccontate dal Grande Fiume rimangono le stesse”. (Cfr. ilmondodidoncamillo)

“Don Camillo e Peppone, anime di un’Italia divisa dalla Guerra fredda. Politicamente avversari, ma in realtà grandi amici. Che mostrano la possibilità di una vita condivisa”. (Cfr.it.colonline) Non sono forse queste le caratteristiche tutte Italiane che hanno fatto grande la nostra terra da sempre? Non perdiamoci difronte alle difficoltà, non perdiamo la nostra fede in Lui, il Signore del tempo e della storia, e come don Camillo affidiamo e fidiamoci di Lui, pregando ascoltando la sua voce nel nostro cuore, vivendo la comunità cristiana e civile con impegno, passione per il bene di tutti. 

Di fronte alle calamità, la Chiesa e i credenti, si affidano e Dio e si impegnano a ricostruire e portare speranza. Nel film il “Ritorno di Don Camillo” (1953), tra paesaggi realmente alluvionati Don Camillo pronuncia un discorso meraviglioso che è uninno alla Speranza e alla Fede: “Non è la prima volta che il fiume invade le nostre case, un giorno però le acque si ritireranno ed il sole ritornerà a splendere. E allora la fratellanza che ci ha unito in queste ore terribili, con la tenacia che Dio ci ha dato, ricominceremo a lottare perché il sole sia più splendente, perché i fiori siano più belli e perché la miseria sparisca dai nostri Paesi e dai nostri villaggi. Dimenticheremo le discordie e quando avremo voglia di morte cercheremo di sorridere così tutto sarà più facile e il nostro Paese diventerà un piccolo paradiso in terra. Andate fratelli, io rimango qui per salutare il primo sole che porterà a voi lontani, con la voce delle nostre campane, il lieto annuncio del risveglio”. (Cfr. amicidilazzaro)

Questo è lo spirto giusto per vivere il tempo e il tempo presente, carichi di speranza e fede, impegnati e attenti verso tutti per ricominciare tutti insieme e risvegliare il nostro cuore assopito.

@unavoce

 

Foto di Copertina: don Camillo e Peppone