“PENSIERI CON LE STELLETTE” 

sul Vangelo della Domenica

IV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO 

“nessun profeta è bene accetto nella sua patria”  

La FOTO, il motivo della scelta:

Elicottero HH101 dell’Aeronautica Militare  in operazione a Reggio Emilia 13 dicembre 2017

Il titolo, “Militari, profeti di speranza”, mutuata dal Vangelo di questa domenica, mi ha portato a scegliere questa foto di un Elicottero dell’Aeronautica Militare (HH101), del 15° Stormo, dove l’impiego di esso è anche, e soprattutto, nelle finalità dello Stormo: ricerca e aiuto delle persone, che per differenti motivi, si trovano in difficoltà, questo li porta, con il loro “Servizio”, ad essere portatori di speranza e quindi “profeti”. Militare e cristiano si può. (Foto: Cfr. Military news fromitaly)

«Quando il cielo è tutto nuvoloso, è una benedizione chi sa parlare del sole: nessun male è infinito,

nessuna notte è senza termine, nessun uomo è definitivamente sbagliato, nessun odio è invincibile dall’amore». 

(Papa Francesco)

Carissimi,

dopo aver ascoltato la pagina di Vangelo che oggi la liturgia ci offre e che potete trovare ed ascoltare anche nella Home Page (Lc 4,21-30),il “pensiero con le stellette” che vorrei esprime “ad alta voce” per intrattenermi con voi è sulla “vocazione/Servizio” ad essere “Profeti di Speranza”, dei nostri militari, soldati, avieri, marinai … tutti quegli uomini e donne che indossano le stellette a servizio della Patria e dei suoi cittadini, dentro i confini nazionali e nel mondo interno.

Riporto alcune espressioni dell’udienza di Papa Francesco del 4 ottobre 2017, credo che siano illuminanti, alla luce della professione militare e del militare cristiano. Interpretano bene l’azione vera ed autentica dei nostri militari impegnati, sia in Patria, che all’estero, ad essere veri portatori di speranza.

Usciamo dal coro con i soliti luoghi comuni e ideologie limitate e ossessionate, andiamo al di là delle apparenze e guardiamo i risultati e l’azione quotidiana di queste persone:

«Com’è bello pensare che si è annunciatori della risurrezione di Gesù non solamente a parole, ma con i fatti e con la testimonianza della vita, Gesù non vuole discepoli capaci solo di ripetere formule imparate a memoria. Vuole testimoni: persone che propagano speranza con il loro modo di accogliere, di sorridere, di amare. Soprattutto di amare: perché la forza della risurrezione rende i cristiani capaci di amare anche quando l’amore pare aver smarrito le sue ragioni. C’è un “di più” che abita l’esistenza cristiana, e che non si spiega semplicemente con la forza d’animo o un maggiore ottimismo. La fede, la speranza nostra non è solo un ottimismo; è qualche altra cosa, di più! È come se i credenti fossero persone con un “pezzo di cielo” in più sopra la testa. È bello questo: noi siamo persone con un pezzo di cielo in più sopra la testa, accompagnati da una presenza che qualcuno non riesce nemmeno ad intuire. Così il compito dei cristiani in questo mondo è quello di aprire spazi di salvezza, come cellule di rigenerazione capaci di restituire linfa a ciò che sembrava perduto per sempre.Quando il cielo è tutto nuvoloso, è una benedizione chi sa parlare del sole. Ecco, il vero cristiano è così: non lamentoso e arrabbiato, ma convinto, per la forza della risurrezione, che nessun male è infinito, nessuna notte è senza termine, nessun uomo è definitivamente sbagliato, nessun odio è invincibile dall’amore…

Certo, qualche volta i discepoli pagheranno a caro prezzo questa speranza donata loro da Gesù. Pensiamo a tanti cristiani che non hanno abbandonato il loro popolo, quando è venuto il tempo della persecuzione. Sono rimasti lì, dove si era incerti anche del domani, dove non si potevano fare progetti di nessun tipo, sono rimasti sperando in Dio. E pensiamo ai nostri fratelli, alle nostre sorelle del Medio Oriente che danno testimonianza di speranza e anche offrono la vita per questa testimonianza. Questi sono veri cristiani! Questi portano il cielo nel cuore, guardano oltre, sempre oltre. Chi ha avuto la grazia di abbracciare la risurrezione di Gesù può ancora sperare nell’insperato. I martiri di ogni tempo, con la loro fedeltà a Cristo, raccontano che l’ingiustizia non è l’ultima parola nella vita. In Cristo risorto possiamo continuare a sperare». (Cfr. Papa Francesco, Udienza Generale 4/10/2017) 

Capite, allora, che queste riflessioni, per i nostri militari sono e diventano quotidianamente, con la loro “vocazione/servizio”, autentici riferimenti per essere, come lo sono, portatori di pace,  serenità e speranza e poter vivere una vita migliore in una terra in tranquillità, come cristiani e militari, alla ricerca della santità personale, così come il Signore ci vuole. Questo è l’essere profeti di speranza vera, autentica, vissuta e testimoniata con la vita.

Buona Settimana.

3-2-19/IV-TO@unavoce