La FOTO: Il motivo della scelta:

 Nave Cavour, Operazione “Un mare di sorrisi”

Lo scatto scelto, riassume il gesto del Vangelo, di prostrarsi al Signore mentre ascende al cielo. I nostri militari si prostrano all’umanità, immagine di Dio e in questa umanità, non solo servono i fratelli, ma onorano il Signore Gesù. Questo bimbo in braccio ad un Ufficiale della Marina Militare Italiana, ci commuove e ci fa scorgere il vero cuore dei nostri uomini e donne in divisa, raccogliendo in questa immagine la celebrazione di oggi. Rileggi il Vangelo in questa luce e scorgerai il significato di questa Solennità dell’Ascensione.

FOTO:(Cfr. pugliapositiva.it)

“PENSIERI CON LE STELLETTE”

sul Vangelo della Domenica

  

ASCENSIONE DEL SIGNORE

“Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui” 

Carissimi,

questa Solennità, dove celebriamo il mistero dell’Ascensione di Gesù al Cielo, ci porta con il cuore, la mente e la preghiera a quel gesto che i discepoli compiono nel vedere accadere tutto ciò: si prostrano. Prostrarsi è segno di rispetto, adorazione, impegno, condivisione e in questi termini, in queste azioni, rivedo i molti volti dei nostri militari, che, in Patria e all’estero, si prostrano verso chi è in difficoltà. Non è questo il Vangelo vissuto? Non è questo il senso di Dio nella nostra Vita? …

 Vi rimando, ora, a un’omelia del nostro Ordinario Militare, dove, nelle sue parole, scorgiamo il servizio vero ed autentico dei nostri militari. 

“ … Gesù, a Betlemme, non ha eliminato la notte ma non ci ha lasciato nella notte: è venuto nella notte e l’ha vinta perché l’ha illuminata, perché l’ha condivisa! 

Anche per noi è così. La vostra esperienza, faticosa e spesso incompresa, ci dice che il senso e il cuore della Missione di pace non è eliminare la notte ma condividerla. Come i pastori, anche voi siete chiamati a «vegliare»: e questo è un verbo molto bello, perché ci fa capire che non vi addormentate, che non vi dimenticate, che le notti in cui sono immersi tanti fratelli e sorelle non vi lasciano indifferenti. Penso, con voi, anche a tanti vostri compagni militari che, nell’anno trascorso, sono stati presenti in calamità naturali ed eventi straordinari, in emergenze sanitarie ed aiuti umanitari, in esigenze di carattere sociale, ambientale e organizzativo… La Chiesa ve ne è grata e vuole, anche attraverso di voi, raggiungere le innumerevoli notti dell’uomo, per portare la luce di Cristo fino ai confini della terra, fino alle periferie dei cuori. E la luce di Cristo si chiama pace! «Pace» è parola che risuona misteriosamente dalla voce degli angeli che nel Vangelo (Lc 2,1-14) cantano la nascita di Gesù. Egli, come aveva profetizzato Isaia, ha il «potere» di portare concretamente una pace che «non avrà fine». Comprendo che queste parole sono dure, particolarmente in luoghi come questo, in cui la pace sembra non annuncio ma grido inascoltato, non risultato ma illusione. Quale potere abbiamo di portare pace? La profezia di Isaia parla di un «principe della pace» il cui «potere» è sulle «spalle». È un’affermazione centrale: le spalle di Gesù sono quelle su cui un giorno sarà caricata la Croce; sono quelle a cui Egli farà riferimento parlando del pastore che prende su di sé la pecora smarrita (Lc 15,5). Sì, cari amici: i poteri umani – siano essi poteri politici, militari o religiosi, di governo o di organizzazione sociale – non sono al servizio della pace finché non “caricano sulle spalle” le persone loro affidate, finché non assumono e fanno proprie le loro croci! Costruisce la pace non chi dall’alto esercita un potere sovrano ma chi si mette a servizio, donando la propria vita a coloro che sa essere fratelli.  Per questo, Gesù ha portato e porta la pace così: non sovvertendo il mondo ma trasformando i cuori … “.

(Cfr. Omelia per la S. Messa della Notte di Natale con il contingente italiano in Afghanistan, 2014)

 Buona Domenica dell’Ascensione

 2.6.19-Ascensione.@unavoce