La FOTO, il motivo della scelta:

Afghanistan/ Herat. CIMIC. Aiuti umanitari agli orfani

Questo scatto, ritrae uno dei momenti salienti dell’attività dei nostri militari italiani nel mondo, visitare le persone nella loro casa, luogo del privato. Il militare in questo scatto è ospite e pellegrino nella vita dei popoli che serve e difende, accolto con la sacralità dell’ospite e la devozione del pellegrino che si fa samaritano per costruire la pace secondo la logica del vangelo.

FOTO da:(Cfr. Difesa.it)

“PENSIERI CON LE STELLETTE”

sul Vangelo della Domenica

 

XXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

«Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio.

Carissimi,

costruire la pace secondo la beatitudine evangelica come “ci ricorda il papa in una recente omelia durante la Messa mattutina a Casa Santa Marta, dove è tornato a indicare le Beatitudini come il programma di vita del cristiano. “Se qualcuno di noi fa la domanda: Come si fa per diventare un buon cristiano?, qui troviamo la risposta di Gesù che ci indica cose “tanto controcorrente” rispetto a quello che abitualmente “si fa nel mondo”.

Oggi, più che mai, bisogna avere il coraggio della mitezza per sconfiggere l’odio, l’audacia di giocarsi a favore della pace. È interessante notare che solo questa beatitudine e quella dei misericordiosi non descrivono una situazione del beato (essere poveri, puri di cuore, affamati…), ma un fare: operatori di pace. Anche questa beatitudine dice anzitutto un agire di Dio, va letta, come ogni altro insegnamento di Gesù, nella Sua persona. Per questo, le beatitudini non si riferiscono a otto categorie distinte di persone, ma offrono un ritratto del discepolo. Nelle beatitudini non sono evidenziate le diverse virtù quanto piuttosto una promessa di liberazione. Esse sono la promessa di un futuro che porta con sé il mutamento radicale del presente.

La beatitudine degli operatori di pace non indica solo un atteggiamento, ma anche una meta esterna, una cosa da realizzare, cioè la pace. Infatti l’aggettivo eirēnopoiós = pacificatore, operatore di pace, è composto da eirênē, pace, e dal verbo poiéō, che significa fare, produrre, causare, compiere, determinare, far nascere.

Dunque la pace non è solo la condizione di tranquillità, di assenza di guerra, di ordine e diritto, da cui scaturisce il benessere. Essa, riprendendo il termine ebraico “shālōm” presente nell’Antico Testamento, esprime la prosperità che viene da Dio, abbraccia tutto quello che è dato da Dio, su qualunque piano, e si avvicina al concetto di salvezza.

Intuiamo che essere operatori di pace rende collaboratori di Dio nel suo disegno di salvezza per tutti gli uomini, ecco perché tali operatori saranno chiamati “figli di Dio “.

(Cfr. Pastorale Giovani, Chiesa di Milano)

Così i nostri militari sanno essere ospiti e pellegrini con la sacralità dell’ospite da parte di chi accoglie e la devozione del pellegrino che accetta ed entra nella casa e nella vita di chi cerca la pace e la serenità.

Questo il Vangelo con le stellette che ci parla di saper donare, di saper essere umili e capaci di avere uno sguardo lungo per non far perdere la speranza. 

Buona Domenica

1.09.19-XXII-T.O.@unavoce