La FOTO, il motivo della scelta:

Aeronautica Militare: Cremona l’ospedale da campo realizzato con il contributo del 3° Stormo

Uno scatto che racconta l’amore, la dedizione e incarna le parole del Vangelo. Uomini pronti a tutto, al sacrificio anche di se stessi perché altri possano vivere e vivere nella pace, nella serenità e in salute. 

FOTO da: (Cfr. reportdifsa)

“PENSIERI CON LE STELLETTE”
sul Vangelo della Domenica

  

V DOMENICA DI QUARESIMA

 «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato».

 

Carissimi,

mai come in questo tempo le parole del vangelo di oggi colpiscono il nostro cuore. La malattia, l’amore, l’amicizia, il servizio. I nostri militari sono immagine di questa vicinanza, così come lo sono i medici, gli infermieri e tutte quelle persone che in questi giorni si stanno adoperando per assistere, combattere e aiutare a uscire da questa situazione grave nella quale ci troviamo. Tutto ciò ci deve portare a riflettere e vedere le persone con occhi nuovi, vedere le professionalità della nostra società senza pregiudizi ma a servizio della collettività perché questo è il loro compito ognuno secondo la sua vocazione affinché tutti possano vivere nella pace, nella serenità e in salute.

Le parole dell’Omelia (a cui vi rimando per la lettura integrale) di San Giovanni Paolo II al Giubileo Internazionale dei Militari del 1984, possa essere la nostra riflessione e la nostra preghiera.

“ … Proprio oggi, quinta domenica di Quaresima, celebra il proprio Giubileo dell’Anno della Redenzione un particolare pellegrinaggio, quello dei militari.

La presenza di un numero così rilevante di persone che servono la patria sotto le armi solleva interrogativi profondi: è possibile essere buoni cristiani e buoni militari? Come può un uomo d’armi essere davanti a Cristo, che è mite e umile di cuore? (cf. Mt 11, 29). Come si può servire con le armi la pace interna ed internazionale? Che cosa significa per dei giovani militari celebrare il Giubileo della Redenzione? Una prima risposta sta nel fatto della vostra presenza intorno all’altare in un pellegrinaggio che accomuna militari provenienti da nazioni diverse, affratellati da una medesima fede in un unico Dio e Signore. Voi siete qui convenuti come uomini che desiderano operare per la pace, per dar forza alla giustizia, per vincere la morte con l’amore. Ripeto: la vostra odierna presenza lo conferma nei fatti.

Animati da un profondo desiderio di preghiera e di riconciliazione interiore, voi, uniti fraternamente da questa liturgia di lode, diventate una cosa sola, pur nella diversità della provenienza. Voi siete qui convenuti, perché uomini consapevoli che la salvezza viene solo da Cristo e perché siete desiderosi di collaborare alla redenzione per esprimere nel mondo la pienezza della giustizia, dell’equità e della santità.

Ma c’è una risposta più profonda ed è che impedire la guerra è già far opera di pace. In questo senso quanti “dediti al servizio della patria, militano nelle file dell’esercito”, osservava già il Concilio Vaticano II, possono considerarsi “come ministri della sicurezza e della libertà dei popoli e, quando rettamente adempiono a tale dovere, concorrono veramente alla stabilità della pace” (Gaudium et Spes, 79).

L’ideale della pace totale è connaturale al cristianesimo. Guai se venisse a mancare. Ma questo non deve impedire la realistica considerazione della condizione umana, indebolita e spesso compromessa dal peccato. È da tale considerazione che scaturisce la consapevolezza del dovere di difendere la vita e anche, e più ancora, di salvaguardare i valori della vita. Da tempo la Chiesa propone un concreto superamento degli equilibri del terrore mediante una più efficace organizzazione internazionale. Come non rinnovare l’auspicio, già espresso dai padri del Concilio Vaticano II, di “un’autorità internazionale competente, munita di forze efficaci” per scoraggiare ogni violazione del diritto e, all’occorrenza, ristabilire l’ordine violato (cf. Gaudium et Spes, 79)? La realizzazione progressiva di questo ideale porterebbe a incidere radicalmente sugli attuali condizionamenti, conservando il primato alla trattativa politica, fondata sulla ragione, sulla convinzione, sul rispetto reciproco, e avvalorata, al tempo stesso, dalla presenza di serie garanzie internazionali, nelle quali la forza militare sarebbe sottratta ad ogni tentazione di egemonie di parte…”. (Cfr. S. Giovanni Paolo II, Papa, Omelia Giubileo dei Militari 1984)

Buona Quaresima

29.03.20-V-Q@unavoce