E vita militare

 

La fede è la forza della vita. Se l’uomo vive, significa che in qualcosa crede. Se non credesse che bisogna vivere per qualche cosa, egli non vivrebbe. Se non vede e non capisce l’illusorietà del finito, egli crede in questo finito; se capisce l’illusorietà del finito, egli deve credere nell’infinito. Senza la fede non si può vivere.
(Lev Tolstoj)

 

Quando, per qualche motivo, riusciamo a fermarci e a riflettere, pensando alla vita, alle cose che accadono, al mondo, alle nostre scelte, ecc.. allora riflettendo con serenità e atteggiamento critico, costruttivo, non possiamo non accorgerci che il mondo va in una direzione che non sempre ci piace. La tentazione è quella di giudicare e di puntare il dito a destra o sinistra, ma la verità, cari amici è che se avessimo il coraggio e l’onestà di guardare bene, ci accorgeremmo, allora, che siamo, ognuno di noi, con le nostre scelte, i nostri egoismi, la nostra superbia, il nostro pensare o non pensare, che, come dicevo, siamo noi il tutto e tutto deve essere per noi, ma questo modo di fare ha portato l’umanità, da sempre, a non capire la differenza tra bene e male o pensare che il male sia bene e il bene sia sbagliato, perché non ci porta nulla in tasca.

Ma è questa la verità?

Se viviamo pensando di essere noi dei padri eterni, di non sbagliare mai, che abbiamo tutti i diritti, dimenticando, ovviamente, i doveri, allora come possiamo giudicare il mondo, il male e gli altri con tanta superficialità? 

Gli altri sono il limite, gli stranieri, quelli non della nostra città, regione … che non hanno scelto come abbiamo scelto noi, la fede, la religione, il lavoro, le regole di questo o quel momento o posto dove si vive, la strada, gli ambienti … e via dicendo, tutto quello che non rientra nei nostri schemi, diventa limite.

Il mondo è di tutti, l’impegno deve esserci da parte di tutti, allora, mi permetto di suggerirvi di fermarsi a riflettere con serietà per cambiare direzione, la, dove ci stiamo accorgendo che le cose non vanno bene e non dobbiamo mentire a noi stessi perché così ci fa comodo, ma metterci in discussione.

Così, con questi pensieri, vorrei portare la vostra attenzione sul concetto di fedeltà, oggi un po’ in crisi, direi, e scrivo a voi, che nella società, avete un ruolo particolare, avete scelto un lavoro che è una vocazione di vita che se si dimentica di aver scelto di indossare la divisa con tutto quanto c’è dietro, allora il rischio è di pretendere e non dare, di gridare e non ascoltare.

Se mancano questi presupposti, allora, non è più un servizio, ma un’occupazione e basta. Se le cose che facciamo non ci appassionano e le viviamo solo come mero lavoro per un guadagno piccolo o grande che sia, non viviamo la vita, ma sopravviviamo ad esse, ed essa ci porterà a soprusi a ingiustizie a sotterfugi e alla non fedeltà ai valori, al credo, alla vita … e questo non porta da nessuna parte, forse inizialmente ci sembrerà di essere i padroni del mondo, ma senza passione, impegno, sacrificio …  non si raggiunge nessun obiettivo.

Pertanto vi richiamo a questo valore, citando una riflessione delle Monache Benedettine di S. Maria di Rosano, in Pontassieve nella zona di Firenze, che nel loro bollettino mensile “Beata Bacis Visio”, così scrivo a riguardo della fedeltà: “Nel linguaggio corrente è facile dare alla parola fedeltà un senso negativo, come di un atteggiamento di salvaguardia dell’amore dal tradimento, piuttosto che quello positivo di una crescita e di una pienezza d’amore. Invece la fedeltà non solo è una componente essenziale dell’amore, ma ne esprime la perennità, il dinamismo, la crescita. L’amore vero comporta un’adesione costante e indistruttibile, perseverante nella durata nonostante la prova del tempo e le difficoltà che possono sorgere. L’amore esige, inoltre, l’impegno sincero a mantenere fede alla verità del rapporto e alla promessa di totalità ed esclusività. L’amore è quindi l’anima della fedeltà e la fedeltà è la prova e l’espressione dell’amore…!”

Quindi, carissimi lettori ed amici, come disse una volta don Andrea Gallo: “a me non interessa chiedervi se siete o non siete credenti, vi chiedo però se siete credibili. È questo che un giorno Dio chiederà a ciascuno di noi”.

Siamo credibili?

Forse lo pretendiamo dagli altri, dalla chiesa, dalla politica, dai comandanti, da … ma non sempre o quasi mai, da noi stessi.

E’ indispensabile, invece, rivedere le nostre convinzioni, il nostro modo di vivere, il nostro modo di essere impegnati e delle scelte che facciamo. La buona educazione, la cultura, il bon ton, la professionalità, il mettersi in gioco, il cambiare, la, dove è necessario, essere fedeli alle piccole cose di ogni giorno, perché così facendo, ci porteranno ad essere protagonisti autentici della vita, della nostra vita.

Pertanto, “la fedeltà allora diventa una relazione viva e dinamica, un colloquio nel quale forse ci si dicono le cose di sempre, eppure fatte sempre nuove dall’amore”.

Aiutiamoci, ad essere migliori di come siamo, aiutiamoci ad essere fedeli nei rapporti, nelle scelte di vita, negli impegni, nella fede … e saremo autentici costruttori di quella pace interiore che è alla base di ogni società, di ogni convivenza, di ogni comunità, di ogni persona che vive su questo pianeta, e saremo autentici difensori e custodi della pace nel mondo.

Sii fedele alle piccole cose, credi in quello che scegli di vivere, sii autentico in quello che dici e coerente con quello che fai, allora potrai essere di aiuto al mondo e a te stesso.

Il militare e il militare cristiano non può e non deve dimenticare questi elementi fondamentali del suo vivere a servizio della collettività, valori per tutti, tanto più per chi vive il servizio come una vocazione e con amore a Dio.

@unavoce

Foto di Copertina (Cfr. Ministero Difesa)