PENSARE POSITIVO

Lo spazio chiuso che educa

 

Cari lettori, su queste pagine virtuali, che hanno lo scopo di animare e informare la mia comunità e farla conoscere, oltre che raccontare la vita e l’impegno di uomini e donne, che pur indossando la divisa e le stellette, vivono il Vangelo e il loro Battesimo, in modo autentico, oggi, come ho fatto anche in altre occasioni, attraverso la rubrica “Pensare Positivo”, voglio portare la vostra attenzione sul tema: Europa, che rischia, nel marasma delle idee, di essere dimenticato o stravolto e lo faccio attraverso un libro, che tra poco vi citerò, che ci farà viaggiare tra i monasteri benedettini, quei monasteri che hanno formato quell’Europa che tanto desideriamo.

La necessità di avere uno “spazio chiuso”, un momento privato, un ritmo scandito dalla preghiera, dalla lettura, dalla riflessione … e non dalle cose è necessario a tutti: “La felicità sta nel perimetro. Lo spazio chiuso. Il templum dei Romani, il témenos dei Greci. Il confine all’interno del quale il mondo può entrare solo in punta di piedi…” (cfr. Il filo infinito, pag. 29)

In questo tempo estivo, più favorevole per la lettura, tra gli altri libri, che vi ho suggerito, nella pagina delle Attività, su questo sito, c’è questo: “Il filo infinito” di Paolo Ruminz, ed. Feltrinelli, 2019, una lettura elegante e scorrevole, dalle idee chiare, dove l’autore, con eleganza di vocaboli, incanta il lettore. Il suo narrare ci aiuterà a fermarci a riflettere, che è, poi, lo scopo di questo mio scrivere: offrire occasioni di riflessione sulle cose, per non subirle, ma essere protagonisti della vita, almeno con la conoscenza dei fatti, degli avvenimenti, della storia, attraverso occhi critici e capaci di pensare con serietà e serenità. Uno scrivere brillante, dicevo, che ci porta, per mano a ripensare, al passato proiettandoci al futuro con occhi puri e ricaricati e con una immensa pace nel cuore. Dopo una partenza, ad effetto, sulle macerie di Amatrice a seguito dei rovinosi fatti tellurici, di qualche tempo fa, l’immagine che ricorre, facendo da motivo dominate del racconto è quella di san Benedetto. Partendo da Norcia, Ruiz, ci fa inizare un vaiggio tra alcuni dei più significativi monstaeri benedettini d’Europa e attraverso di essi, scorgere quel Continente, pensato dai grandi del passato.

“Abbiamo costruito l’Europa del benessere materiale e sulla ricerca del benessere abbiamo impostato le regole della convivenza. Ma l’Europa non è mai stata solo questo. All’origine dell’idea c’era la ricerca della felicità, che è tutt’altra cosa … se c’è una cosa che Dio ha in uggia, sono i musoni … l’uomo ha l’obbligo di essere felice, perché solo così fa felice gli altri… la gioia va cercata anche quando hai tutto contro …”. (o.c. pag. 23)

San Benedetto nella sua regola “insegna ad abbattere gli individualismi e gli egoismi, ma a cne a rinunciare alle ideologie…” (o.c. pag.44)

Proseguendo nella lettura troviamo gli elementi fondamentali per costruire questa Europa distratta. Si legge: “… il primo comandamento di Benedetto è quella cosa ovvia eppure dimenticata che si chiama ascolto. Ascolto paziente dell’Altro, dell’essere umano e della sua voce. E di conseguenza ospitalità. Un comandamento che troppo oggi ignorano…”. (p.c. pag.50).

Verso la fine del racconto, l’autore scrive: “ …Sento di aver girovagato, più che per monasteri, attraverso i valori fondanti dell’Europa. Laboriosità, silenzio, invenzione, accoglienza, canto e, perché no, democrazia nel rapporto fra le genti…” (o.c. pag. 165)

Solo un assaggio, che spero vi abbia incuriosito, per invitarvi a leggere e nel leggere, sognare un continente, che può essere veramente la casa di un popolo senza confini. Pur nella diversità, trovare la ricchezza di una vita meravigliosa.

Chiudo con le parole dell’autore che diventano augurio.

“….Coraggio e cuore, dunque. Come i monaci che rifondarono l’Europa sotto l’urto delle invasioni barbariche. Come i padri fondatori dell’Unione che dopo due guerre mondiali ridiedero dignità e ricchezza a un continente in ginocchio. Essi sapevano che l’Europa non è un dono gratuito, ma una conquista, e spesso un sogno che nasce dalla disperazione per la sua mancanza. Osarono sognarla nel momento in cui tutto sembra perduto. Essi tesero dei fili. Tessero trame e relazioni. Imitiamoli. Costruiamo una rete con i fratelli degli altri Paesi per far sentire meno solo chi si rassegna a un ritorno dei muri e al linguaggio della violenza …. La nostra dea madre Fenicia Europa, che per prima attraversò il Mediterraneo con paura, ci ricorda che siamo sempre stati capolinea di popoli migranti e ci spinge a scogliere altre matasse e a tendere altri fili, in un gesto d’amore e disobbedienza civile…” (o.c. pag. 174)

@uanvoce

Foto di Copertina: Unione Europea