Spiritualità della vita contemporanea

 

 

“Non lo sapevano, quanto fosse bello e prezioso senza mascherina” (cfr. E. Seminara)

 

Anche il creato respira male è in affanno, il mare, gli alberi, il cielo, ha fame d’aria, ossigeno, spazio. Quando le cose mancano riscopriamo l’importanza. Mai come in questo tempo la nostra generazione, che ha solo preso e nulla dato, oggi si sveglia e si accorge delle piccole cose che mancando sono fondamentali.

Il respirare liberamente è una di quelle, ma ne raccoglie mille altre, un respiro che sa di libertà, di fede, di vita.

Respiro del mondo, che genera aria e vita

Respiro dei popoli, che liberi, passano confini senza limiti

Respiro di fede, che può essere vissuta in armonia pur nella diversità.

Per noi cristiani cattolici, il respiro della fede è nella preghiera.

Analizzando la figura di Bartimeo, il cieco di Gerico che nel Vangelo di Marco grida a Gesù la sua fede e chiede di poter vedere di nuovo, “uomo perseverante” che non si è abituato “al male che ci opprime” ma ha gridato la speranza di essere salvato ci guida nella preghiera e attraverso questa ritrovare il giusto respiro della vita cristiana.

E giunsero a Gerico. E mentre partiva da Gerico insieme ai discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Costui, al sentire che c’era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». Molti lo sgridavano per farlo tacere, ma egli gridava più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Allora Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». E chiamarono il cieco dicendogli: «Coraggio! Alzati, ti chiama!». Egli, gettato via il mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. Allora Gesù gli disse: «Che vuoi che io ti faccia?». E il cieco a lui: «Rabbunì, che io riabbia la vista!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito riacquistò la vista e prese a seguirlo per la strada. (Mc. 10, 46-52)

Per questo riflessione vi rimando all’Udienza Generale che Papa Francesco ha fatto lo scorso 6 maggio, sul tema della Preghiera.

“In una potente scena di Mission di Roland Joffé, uno dei protagonisti, padre Gabriel, si inoltra in una piccola foresta pluviale, sopra le Cascate di Iguazú. Scala in solitaria le rapide impetuose, aprendosi la via in una natura primordiale e non carrozzabile. Raggiunge una tribù di Guaranì, che subito lo scambia per uno dei tanti conquistatori europei e lo scaccia. Il missionario gesuita non ha mezzi per convincere i nativi della bontà delle sue intenzioni e nessuna lingua a sua disposizione può essergli utile. Così, estrae un piccolo strumento a fiato, sconosciuto in quei paraggi. Vi «soffia» dentro il tema principale del maestro Morricone, Gabriel’s Oboe. E i guaranì capiscono, in un istante, che l’anima dello straniero è anima buona e bella. Un tale soffio di grazia non può venire da un invasore”. (Cfr. L’Osservatore Romano)

E’ stato, in un senso più ampio, proprio questo soffio universale, questo afflato mistico del «respiro» è, e deve essere lo stile della nostra vita, della vita spirituale nel quotidiano, delle nostre giornate, dove le azioni che compiamo non sono solo una esecuzione di cose da fare, ma in queste cose da fare o che desideriamo fare c’è la passione e l’anima, il respiro di Dio, pertanto ogni gesto che compiamo, deve avere quella profondità, eleganza, intelligenza che è propria di Dio e per coltivare questo stile, la preghiera ci aiuterà, preghiera personale e insieme alla comunità dei credenti.

«L’uomo così com’è “voluto” da Dio, così com’è stato da Lui eternamente “scelto”, chiamato, destinato alla grazia e alla gloria: questo è proprio “ogni” uomo, l’uomo il più “concreto”, il “più reale”; questo è l’uomo in tutta la pienezza del mistero di cui è divenuto partecipe in Gesù Cristo, mistero del quale diventa partecipe ciascuno dei quattro miliardi di uomini viventi sul nostro pianeta, dal momento in cui viene concepito sotto il cuore della madre» (Giovanni Paolo II, Redemptor Hominis, 13).

Questo è l’uomo che dobbiamo cercare di essere, insieme riusciamo, lasciamoci avvolgere da quello che ci abita intorno, persone, cose, ambiente … e in esse scopriamo la bellezza della vita.

Viviamo i nostri momenti di preghiera e pubblici con quel soffio, quel respiro, che fa dei gesti unici e irripetibili, è la liturgia della nostra vita.

 @unavoce

 

Foto di Copertina: Papa Francesco, Piazza San Pietro, la grande preghiera durante la Pandemia