“Sotto il grigio diluvio democratico odierno, che molte belle cose e rare sommerge miseramente, va anche a poco a poco scomparendo quella special classe di antica nobiltà italica, in cui era tenuta viva di generazione in generazione una certa tradizione familiare d’eletta cultura, d’eleganza e di arte”. (Gabriele D’Annunzio)

“No, no, non si tratta di me, ma di loro… dei tempi passati che ho tentato di tenere vivi dentro di me. Non erano che uomini qualsiasi, senza alcuna importanza, evidentemente, altrimenti non sarebbero stati ‘ignoti’; ma sono morti per la cosa più bella del mondo… il morto Sud. Sai” aggiunse, con la voce ancora velata e gli occhi lucidi di lacrime “la gente ha certi sogni che lega alle cose, e io sono sempre cresciuta con il mio sogno. Mi era molto facile, perché tutto era morto e non poteva provocare in me alcuna delusione. Ho tentato, in un certo modo, di vivere all’altezza di quei criteri di noblesse oblige del passato… non ne rimangono che gli ultimi resti, sai, come le rose di un vecchio giardino che ci muoiono intorno… echi di strana raffinatezza e cavalleria in alcuni di questi giovani, e storie che mi sono state raccontate da un soldato della Confederazione che abitava vicino a casa mia, e da alcuni vecchi negri. Oh Harry c’era qualcosa di reale, c’era qualcosa! Non riuscirei mai a fartelo capire, ma c’era!“. (Cfr. Francis Scott Fitzgerald scrittore e sceneggiatore statunitense 1896 – 1940, Da Il palazzo di cristallo)

Ora, dopo queste citazioni, di letture fatte di recente, che mi hanno stuzzicato, per introdurvi a questa riflessione, estemporanea, che voglio condividere con voi, su queste pagine, vorrei partire dalla figura di un Santo che forse non conosciamo molto: S. Enrico II, imperatore.

“Probabilmente oggi può parer insolito che un uomo politico e di governo possa essere anche santo. Eppure nella storia della Chiesa cattolica numerosi sono i Sovrani saliti all’onore degli altari. Uno di questi è l’imperatore sant’Enrico (973-1024), che si trovò a capo del Sacro Romano Impero in un’epoca assai difficile quale l’XI secolo.Enrico sposò una donna che fu anch’essa canonizzata, Cunegonda, con la quale visse un matrimonio giuseppino, all’insegna della perpetua verginità. I due decisero di comune accordo di vivere in castità, tanto che non lasciarono eredi. Si tratta di una scelta assunta diverse volte da varie coppie cristiane. Una scelta che non sminuisce, anzi valorizza le nozze cristiane”. (Cfr. Santiebeati)

Con questa immagine, anche se lontana nel tempo, vorrei introdurvi sul significato dei valori che oggi sembrano così tanto sfuggirci, con la speranza che questo ci sproni, tutti noi, a riprendere in mano i libri e studiare un po’ di storia, civile e religiosa, con oggettività e attraverso questa , riscoprire la bellezza dei veri valori della vita.

“Decisioni – ne prendiamo tutti i giorni. E ogni decisione, nel bene o nel male, porta la nostra vita in una certa direzioneLe nostre decisioni dipendono da quelli che noi decidiamo essere i valori più profondi. Non sono, come spesso pensiamo, la determinazione o il nostro auto controllo che ci portano a prendere certe decisioni, ma sono i valori personali a guidarci. La maggior parte di noi non ha mai veramente pensato a quali siano i valori di base della propria vita, poiché la maggior parte di essi deriva da condizionamenti sociali, dagli insegnamenti della nostra famiglia o sono ispirati dai nostri amici: vediamo qualcosa che ci piace in un altro e decidiamo di provarlo su di noi. Come facciamo a sapere se i nostri valori sono veramente fatti per noi? Per scoprirlo, rifletti su queste domande: Ci portano a vivere la vita esattamente come la vogliamo? Sono ancora in linea con la persona che vogliamo essere?”. (Cfr. spirtualitàtradotta)

Siamo cresciuti ed educati a ideali alti,  a credere in un “re” che fosse più grande del suo ufficio, a quei valori di bellezza, nobiltà, eleganza, cultura, storia, tradizione che hanno fatto grande l’umanità e capire gli errori del mondo per cambiarli,  ci siamo preparati a servire la Chiesa di Cristo nei fratelli con orgoglio, competenza,  acquistando diritti e non dimenticando i doveri. Abbiamo creduto nell’istituzione, nella Chiesa, come strumento di servizio, in dialogo con il mondo senza perdere dignità. Abbiamo lavorato e costruito rapporti di dialogo a tutti i livelli della società e con tutte le parti senza distinzione, portando parole di pace e di collaborazione, educando alla verità e alla dignità delle persone, dalla diplomazia, al dialogo con i potenti, al servizio degli ultimi. Non giudichiamo, non puntiamo il dito senza conoscere la storia, o i motivi e le situazioni.

Ovviamente in tutta questo lungo cammino, dalle origini ebraiche sino al cristianesimo e all’islamismo, con tutte le sfaccettature, dal protestantesimo ai vari fondamentalismi di ogni religione o politica, di una parte o dell’altra, filosofie differenti, anche all’interno delle religioni stesse, abbiamo capito che ci sono tanti errori e ci sono e credo ci saranno sempre, limiti e difficoltà, l’umanità è fragile, ma questo non toglie di lavorare, di poter migliorare, di educare a essere grandi, intelligenti, forti e portatori di giustizia, libertà nel dialogo e nel rispetto di tutte le persone, di qualsia cultura, razza o religione.

Abbiamo da sempre fatto faraoni e profeti, re e imperatori, papi e governanti, per seguire degli ideali incarnandoli in figure umane e forse queste figure, ricariche di questa dignità, hanno dimenticato di rassomigliare a Dio e non solo loro, nell’ufficio che hanno, ma ognuno di noi, nella sua vita si è fatto “re” a vari livelli, dimenticando amore, servizio e rispetto.

Una nazione è grande per il suo popolo, ma il popolo è rappresentato dal suo vertice, che sia re o presidente, imperatore o papa, capo, padre o madre, superiore o inferiore, tutti concorriamo, ognuno secondo la sua vocazione e il suo ruolo, a costruire un mondo e una società migliore.

Impariamo, allora, dalla storia e per imparare bisogna conoscerla, studiarla, arricchirci di quei valori del passato per vivere il presente con dignità senza fare gli stessi errori e programmare un futuro pieno di speranza fatta di impegno comune a perseguire ciò che è bene per tutti e non per qualcuno. Ovviamente, non possiamo essere tutti uguali per provenienza, formazione, vocazione, … ma tutti abbiamo la stessa dignità e gli stessi doveri e diritti.

Ho vissuto una vita sperando in un mondo che fosse in armonia, dove l’abito, la religione, il ceto sociale, il lavoro, l’impegno pubblico, arricchisse l’umanità: la diversità arricchisce e completa gli uni gli altri e non è un limite.

Ricerchiamo, pertanto, questi valori di Patria, di amore, di famiglia, di Dio e riversiamoli nella vita quotidiana. Educhiamoci, ed educhiamo, noi e le generazioni a venire, a credere negli ideali, quei bei valori intramontabili che vanno al di la del tempo e della storia, educhiamoci a spendere tempo, non solo per noi stessi, a essere a servizio gli uni degli altri con amore, dolcezza, rispetto eleganza essendo creativi, propositivi e questo non significa non divertirsi, non vivere, ma significa vivere da protagonisti, creando la storia, vivendo il tempo e preparando un modo che possa dire a noi e al futuro, che possiamo vivere in armonia e difronte alle difficolta, poter fare braccio comune per eliminare ciò che ci distrugge e non solo fisicamente, ma spiritualmente, culturalmente.

Leggiamo la storia dei popoli, delle nazioni, della Chiesa, leggiamola con occhi critici, ma leggiamola e con amore e riconoscenza per ciò che i nostri padri hanno fatto e orgogliosi di questo, mettiamo le fondamenta per lasciare ai nostri figli prospettive di speranza e serenità. Non ricordo, dove ho letto, ma credo sia un proverbio Indiano che recita così: “Non c’è nulla di nobile nell’essere superiore a un altro uomo. La vera nobiltà sta nell’essere superiore alla persona che eravamo fino a ieri”. Iniziamo allora a cambiare, giorno per giorno e cambiare avendo lo sguardo alto.

@unavoce

 

Foto di Copertina: In primo piano – Enrico II dalla Historia Anglorum di Matthew Parigi, 1250 circa – In secondo piano – La biblioteca Klementinum, 1722