Riflettendo sull’Enciclica

 

“Nessuno si salva da solo” è stato lo slogan dell’incontro internazionale promosso dalla Comunità di Sant’Egidio che ieri a Roma a riunito in Campidoglio il Papa e tutti i leader religiosi e autorità politiche anche il nostro Presidente della Repubblica Mattarella.

In questa cornice, con lo spirito dell’ultima Enciclica e con la professionalità che vive tra le nostre comunità con le stellette che noi Chiesa Ordinariato Militare, servizio, che oggi voglio intrattenervi con questo semplice articolo. Non voglio proporre un commento, non ne sarei capace, ma solo offrirvi qualche spunto per invitarvi a leggere l’ultima Enciclica di Papa Francesco. Ognuno di noi potrà leggerla, rifletterci e pregare e trarne degli insegnamenti.

“Il Signore ci ha predicato una grande verità: voi tutti siete fratelli. L’abbiamo questa idea della fratellanza universale? Sì e no. Lo diciamo tante volte pensando che sia una bella cosa, ma utopistica, cioè non realizzabile, un bel sogno, ma non pratico, che nella realtà delle cose non trova applicazione. Ed ecco che noi dobbiamo persuadere noi stessi, prima che gli altri, che la fratellanza deve essere la legge, il principio, il criterio dominante del rapporto tra gli uomini. 

Dobbiamo diventare, se non lo siamo ancora, fratelli, e abituarci – il Vangelo da tanti secoli ce lo dichiara, ma ci trova quasi refrattari alla lezione – a vedere in un altro volto umano quasi lo specchio del nostro, a vedere un altro noi stessi negli altri. Il Signore ha detto: “Amatevi gli uni gli altri, amatevi come voi stessi”. Cioè: dobbiamo trasferire anche negli altri quel sentimento di personalità che proprio ci definisce, il nostro io; comprendere noi stessi negli altri. (…) Questa è la grande politica umana e cristiana del mondo! Dobbiamo abituarci a vedere negli uomini non degli antagonisti, non dei nemici, non dei rivali, non dei concorrenti, dei fratelli”. (Cfr. Papa Paolo VI in occasione della Santa Messa per la IV Giornata della Pace, il primo gennaio 1971)

Pertanto, leggere e meditare questa enciclica, con uno sguardo aperto e alto come il Papa l’ha pensata e voluta, guardando un orizzonte più ampio e fuori dagli schemi, ci aiuta a ricordare quanto il Vangelo ci dice da sempre: Amare e servire.

Ora, alla luce di queste ispirate parole, in un era dove, invece, il piccolo orticello – nonostante l’emergenza mondiale sanitaria che stiamo vivendo, sembra prendere piede – il Santo Padre ci ricorda quanto sia importante lavorare e impegnarsi senza confini, ma per un bene comune e superiore che vale per tutta l’umanità.

In questa prospettiva pongo le comunità con le stellette, uomini e donne impegnati, con la loro professione, a difendere e proteggere questi valori e mai come i militari Italiani si può vedere questo sforzo. Capaci di dialogo là dove non c’è, capaci di essere presenza di aiuto e conforto anche con le stellette e a chi pensa che il militare è un guerrafondaio basterebbe che leggesse e vedesse con occhi liberi e onesti, l’impegno che la nostra Patria pone nelle operazioni di peacekeeping, dove la nostra presenza è di collaborazione, di aiuto, di supporto a quei popoli che sono stati martoriati dalla guerra e dall’odio.

In questa luce, anche le nostre comunità, che servono la Patria e le sue Istituzioni, leggono l’Enciclica del Papa e “fratelli tutti” è lo stile del loro servire, della loro presenza, del loro vivere il quotidiano preparandosi a vedere in ogni popolo il fratello bisognoso da aiutare e soccorrere.

 “Nonostante le ombre dense descritte nelle pagine di questa Enciclica, Francesco intende fare eco a tanti percorsi di speranza, che ci parlano di una sete di pienezza, di un desiderio di toccare ciò che riempie il cuore e solleva lo spirito verso le grandi cose (cfr nn. 54-55).

Nel tentativo di cercare una luce, e prima di indicare alcune linee d’azione, Francesco propone di dedicare un capitolo alla parabola del Buon Samaritano. L’ascolto della Parola di Dio è un passaggio fondamentale per giudicare evangelicamente il dramma del nostro tempo e trovare vie di uscita. Così il Buon Samaritano diventa un modello sociale e civile (cfr n. 66). L’inclusione o l’esclusione dei feriti sul ciglio della strada definisce tutti i progetti economici, politici, sociali e religiosi. Il Santo Padre, infatti, non si ferma al livello delle scelte individuali, ma proietta queste due opzioni al livello delle politiche degli Stati. E tuttavia torna sempre al livello personale per timore che ci si senta deresponsabilizzati”. (Cfr. La Civiltà Cattolica)

Si!, Samaritani, sulle vie polverose del mondo a difendere, proteggere, aiutare e dirigere chi è povero, più povero perché non ha la libertà, non ha la pace, non ha la sicurezza di una vita dignitosa. Questa l’opera delle Forze Armate Italiane, questo lo stile di vita dei nostri militari, con questa spiritualità si educano a vivere e a servire.

L’Enciclica del nostro Santo Padre, rimane luce che illumina il cammino anche di questa porzione della Vigna del Signore.

 @unavoce

LEGGI l’Enciclica “Fratelli tutti”

 

 

Foto di Copertina: In primo Piano – Missione in Afghanistan: i militari italiani a supporto dell’orfanotrofio di Herat In secondo Piano – Incontro internazionale di preghiera per la pace: un momento dell’intervento di Papa Francesco