Libertà religiosa via alla Pace

“lasciare un mondo migliore ai nostri figli” (Bartolomeo I)

 

“Non possiamo vivere come individui isolati indifferenti agli eventi che ci circondano perché siamo esseri sociali. La ragione del progresso è falsa e inopportuna quando la casa dell’uomo viene distrutta e falcidiata la persona umana” (Cfr. Bartolomeo I)

“Al di là delle differenze dottrinali e delle divergenze religiose, la Terra ci unisce in maniera unica e straordinaria perché la condividiamo come condividiamo l’aria che respiriamo. Da qui scaturisce la speciale responsabilità dell’uomo per la cura del Creato”. (Cfr. Card. Pietro Parolin) 

Quando si parla di militari si pensa, inevitabilmente alla guerra, ma vorrei aiutarvi a leggere le situazioni con occhi differenti, dove la presenza militare è via alla Pace, attraverso la difesa delle varie libertà.

In questi giorni è stato conferito al Patriarca Ortodosso Ecumenico, Bartolomeo I, di Costantinopoli, dalla Pontificia Università Antonianum, il Dottorato “Honoris Causa” in Filosofia, indirizzo Ecologia Integrale. Questo evento, che unisce le due chiese di Oriente e Occidente, mi porta, con la mente, a ricordi vissuti con i nostri militari italiani in quelle terre dove la Chiesa Ortodossa è presente come prima religione. Pur non dipendendo, la Chiesa Ortodossa di Serbia, da quella di Costantinopoli, perché chiese autocefale, legate al territorio, quindi confederate tra di loro, questo evento unisce la Chiesa Ortodossa, ovunque sia e a qualsiasi tradizione o dipendenza appartenga, a riflettere sull’impegno che i nostri Militari operano in queste terre. Tradizioni lontane e differenti, che pur nella diversità di dettagli di fede e macro differenze liturgiche, uniscono e animano il cuore di battezzati anche in divisa.

Ricordo, in particolare, la situazione in Kosovo, dove, Cappellano al seguito del Contingente Italiano, ho visto i nostri Militari, non solo collaborare nel difendere, ma operare per costruire e assicurare una vita serena a questo popolo, anche attraverso la vita religiosa. La sensibilità dei nostri Militari mi ha commosso, quando ho visto, pochi anni dopo la guerra, i nostri soldati essere accanto alla popolazione per assicurare alla loro vita pace e serenità, anche, nell’aspetto religioso, “accompagnavano le madri ai cimiteri a trovare i loro cari” perché rischiavano ancora di essere bersaglio. Un gesto semplice, ma di grande umanità. Ho visito proteggere e collaborare con i monaci dei Monasteri, per difenderli e ricostruirli, ho visto pregare con i monaci i nostri militari, colpiti dalla grande fede di questi popoli e di queste chiese. Quante giornate trascorse nei monasteri del Kosovo a incontrare i Monaci, a dialogare con loro, a pregare con loro, a condividere un pezzo della loro storia. Molti reparti, si sono susseguiti, delle Forze Armate Italiane e ogni comandante, ogni militare, ha collaborato, preparandosi culturalmente, a conoscere questa “Chiesa” e a impegnarsi, non solo, con la propria professionalità, ma anche con l’umanità e la sensibilità che contraddistingue gli Italiani in queste operazioni fuori dai confini nazionali.

Due riferimenti a cui ora vi rimando, ne sono una testimonianza, ma di recente anche in Libano, il dialogo con la Chiesa Ortodossa locale, ma è così in ogni Nazione dove l’Italia è presente. Lo stile di presenza, se pur forte, ha permesso a questi popoli di vivere la loro vita anche religiosa, con serenità e nella pace.

«Per l’amore dimostrato alla Chiesa Ortodossa Serba e al popolo serbo con particolare riguardo per l’enorme contributo offerto attraverso la protezione e ricostruzione del monastero dei Santi medici Cosma e Damiano a Zociste, del Monastero di Visoki Decani e altri luoghi sacri nella diocesi di Raska e Prizren nonché la franca testimonianza sulla sofferenza del nostro popolo Kosovo e Metohija». Reca scritte queste parole il messaggio firmato «per grazia di Dio il Patriarca Serbo Ireneo» che ha accompagnato mercoledì scorso il conferimento – da parte del Santo Sinodo della Chiesa Ortodossa Serba – di un’alta onorificenza al generale di corpo d’armata Danilo Errico, capo di stato maggiore uscente dell’Esercito italiano…”. (Cfr.lasampa)

​“Oltre 20 le pattuglie e le attività condotte nella zona occidentale del Kosovo nei giorni di Pasqua dai militari del 17° Reggimento artiglieria controaerei “Sforzesca” di Sabaudia appartenenti, insieme a soldati di altre sei nazioni, al Regional Command West, il comando regionale della missione NATO KFOR, forte di 3.500 militari di 27 nazioni alle dipendenze del Generale dell’Esercito Michele Risi. Le giornate sono state scandite dal ritmo regolare dell’operazione, che vede – anche durante l’emergenza dettata dalla pandemia del COVID 19 – il contingente multinazionale della NATO impegnato a contribuire alla sicurezza e alla libertà di movimento per tutte le comunità del Kosovo, secondo il mandato della risoluzione ONU 1244. Le attività di KFOR continuano con l’adozione delle misure di prevenzione raccomandate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, assumendo le precauzioni necessarie a impedire il possibile contagio…”. (Cfr. difesa.it)

@unavoce

Foto di Copertina: Militari Italiani al Monastero di Decane in Kosovo