Ci stiamo preparando a celebarre il 4 novemre e oggi lo vorrei fare portando alla vostra attenzione un articolo apparso sul sito Difesa di Mons. Pignoloni, Presidente dell’Associazione Cappellani Militari in congedo.

Memoria storica, riconoscimento di un servizio, impegno della Chiesa per ogni suo figlio in ogni momento, in ogni ambito della vita, questo è sempre ed è lo spirito che ci pone in mezzo a questi uomini e donne con le stellette.

La situazione geo-polita è cambiata e anche quella ecclesiale, non cambia, però, il cuore con cui la Chiesa serve e segue i suoi “figli” anche in divisa. A loro, alla nostra “gente con le stellette” e alle loro famiglie, va lo spirito di celebrare questo giorno, in loro l’Italia vive Libera e in Pace e in un tempo di confusione e disorientamento, sono e rimangono segno di civiltà.

La Chiesa accanto al mondo è e rimane a servire l’umanità, come faro di speranza.

Fu il Generale Cadorna, con una propria circolare del 12 aprile 1915, a stabilire l’assegnazione di un Cappellano ad ogni reggimento delle varie armi e corpi dell’Esercito. I Distretti e le Direzioni di Sanità provvidero subito ad arruolare 700 sacerdoti. Passati al vaglio della curia castrense, 89 furono valutati non idonei. Scoppiato il conflitto, Benedetto XV scelse Monsignor Angelo Bartolomasi come Vescovo di Campo, con decreto della Sacra Congregazione Concistoriale dell’1 giugno 1915. Il Vescovo di Campo, legittimato ad operare, governò saggiamente la situazione, portandosi immediatamente in Zona di Guerra, a Treviso, stabilendo la sua residenza presso il palazzo Revedin, per tutta la durata del conflitto. Prima di partire per Treviso, il 20 giugno 1915 scrisse la prima Lettera pastorale indirizzata ai Cappellani Militari, ai Sacerdoti e ai Chierici secolari e regolari, ascritti all’Esercito Italiano: ‹‹A voi che alla missione di apostoli di Gesù Cristo accoppiate la sorte altamente meritoria di soldati della patria…l’augurio sincero che tra la fatiche del servizio militare non vi manchi il coraggio del dovere, tanto più nobile quanto esso è arduo; tra i dolori dei feriti ed infermi vi accompagni la carità dolce e generosa; tra le battaglie vi spronino quegli apostolici ardimenti, che infondono nei soldati lo spirito di sacrificio e lo slancio valoroso… Vi raccomando di celebrare la S. Messa colla possibile osservanza delle prescrizioni liturgiche, compensando coll’intimo fervore le necessarie manchevolezze e la povertà degli altari; e di recitare, sempre che ne avrete tempo e modo, il Divino Officio od altre preghiere: veggano ufficiali e soldati che voi siete uomini di preghiera. Ricordatevi che siete e dovete apparire forma gregis ››! Sul numero dei Cappellani Militari, degli Aiuto – Cappellani, dei Preti – Soldato non c’è accordo tra gli studiosi. P. Semeria, Cappellano del Comando Supremo (Servo di Dio dal 2 giugno 1984), in un articolo sulla rivista del Touring Club Italiano (1916) parla di un ‹‹clero mastodontico che oscilla tra i 15 e i 20 mila; un esercito clericale in piena regola e in assetto di guerra!››.
Alcuni numeri importanti che qualificano l’opera dei 
Cappellani Militari, in prima linea sempre, insieme ai propri soldati e ufficiali. Caduti, martiri e testimoni di una carità senza limiti: 93.  Medaglie d’oro: 3. Medaglie d’Argento: 137. Medaglie di bronzo: 299. Croci al V. M: 94. Una Medaglia d’Argento meritò anche il Vescovo di Campo. Cappellani prigionieri: 128. Un’opera che risalta bene da un brano della lettera del Tenente Generale Giulio Amadei, comandante della 46^ Divisione, al Vescovo di Campo: ‹‹…credo doveroso di segnalare alla E. V. Rev. ma l’opera altamente lodevole, superiore ad ogni encomio, di tutti i Cappellani appartenenti ai corpi e ai servizi da me dipendenti. Il loro interessamento, lo sprezzo del pericolo che dimostrano percorrendo trincee e camminamenti pericolosissimi, pur di portare ai soldati il conforto di una buona parola, l’incitamento a perseverare nella aspra via del sacrificio, sono degni di ammirazione grandissima. Quando i bombardamenti infuriano, quando vien comunicato esservi feriti in trincea, o presso le batterie, i Cappellani Militari si portano sul posto, apprestano le prime cure ai feriti, incoraggiano gli altri. Sono essi sempre di esempio a tutti per l’abnegazione, lo spirito di sacrificio, il sentimento del dovere che dimostrano. Non escludo nessuno: ché tutti sono superiori ad ogni elogio…››. (Cfr. Difesa.it)

Foto di Copertina: S. Messa al Campo in Argonne – 1918