Il 4 novembre 1918, entra in vigore l’Armistizio di Villa Giusti e l’Impero austro-ungarico avanza la sua resa. Dal 1919 la giornata del 4 novembre è dedicata alla celebrazione dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate. Quello che sembra un tempo lontano, di cui ridondano le pagine dei manuali di Storia e che non sempre suscitano la simpatia degli studenti, risulta invece più attuale che mai. Ricordare e omaggiare coloro che hanno versato il proprio sangue per difendere la Patria va al di là di ogni sterile cerimoniale, esortando invece a una riflessione sul significato più profondo che questa festa incarna. Ciò che si verificò in quel giorno di novembre non è il frutto di una sorda sete di vittoria, ma della volontà di rendere vivo e difendere il sentimento di appartenenza a una terra, alle sue dimensioni fisica e valoriale. Ebbene, solo riconoscendo l’attualità di quel sacrificio è possibile coglierne la portata educativa e, solo in tale prospettiva, leggere i tanti episodi di militari che ogni giorno rischiano la vita, in molti casi purtroppo perdendola, in nome della legalità e della giustizia.

Oggi per celebrare questo giorno vi rimando ad una Omelia del nostro Ordinario Militare e una riflessione del Senatore Comencini.

“Oggi è il giorno della memoria! E mentre tutti, in tutti i Cimiteri del mondo, fanno memoria in particolare dei loro cari, noi sentiamo non solo il dovere civile e morale di ricordare i caduti ma ne avvertiamo il bisogno affettivo, del cuore. Desideriamo piangerli e piangerli come «comunità»: la comunità della città terrena, delle autorità politiche e militari che qui sono presenti e che saluto e ringrazio di cuore; La comunità ecclesiale, la Chiesa Ordinariato Militare che, in particolare attraverso il ministero dei cappellani, è segno della vicinanza di Dio a coloro che, a servizio della città terrena, portano avanti compiti di difesa. Oggi, queste due comunità si trovano insieme e non solo fisicamente. Si sentono unite dalla chiamata a lottare in tutti i modi contro la guerra che, come il Papa ha gridato a Redipuglia, «è follia e non guarda in faccia a nessuno»[1]. Noi vogliamo insieme guardare in faccia i caduti di ieri e di oggi, anche quelli ignoti, vogliamo piangerli come figli e, se così si può dire, ascoltarli come maestri che ci insegnino la guerra dal loro punto di vista. «Oh se le mie parole si scrivessero, se si fissassero in un libro… per sempre si incidessero sulla roccia!», esclama nella prima Lettura (Gb 19,1.23-27a) Giobbe, uomo giusto, uomo di fede, uomo di pace il quale, all’improvviso, deve fare i conti con la morte che gli viene incontro in modo devastante, togliendogli gli affetti più cari e attaccandolo nella sua stessa carne. Giobbe sente il bisogno di narrare, di scrivere il suo dolore, di lasciarne segno perché sia patrimonio per altri. Così, accanto ai trattati storiografici, alle cronache giornalistiche, alle valutazioni politiche, esiste una guerra vista con gli occhi delle vittime e scritta dalle loro mani. Oggi questi caduti ci trasmettono il loro dolore, la paura, la tragedia del distacco dai loro cari e dalla vita, il loro sforzo di umanizzare gli orrori dei combattimenti contro i fratelli, come pure gli ideali che li hanno sorretti, nella speranza di costruire un mondo più giusto e fraterno, ad affrontare quella guerra che mai è giusta, che è «sempre fratricida»[2], che è devastazione e morte. E l’uomo – lo ha ricordato ieri proprio qui Papa Francesco – è «capace di devastare il creato, la vita, i valori»[3].”. (Cfr. Omelia O.M.)

“La commemorazione del 4 novembre è da sempre occasione di ritrovo e memoria. Ritrovo per riuscire a riconoscere ancora oggi l’Unità del nostro Paese, in un tempo in cui la democrazia e i valori di Pace e rispetto dell’altro forse si danno troppo per scontati. Memoria per non dimenticare che, se oggi possiamo liberamente esprimere le nostre idee e vivere in un Paese in cui le guerre sono un ricordo doloroso o lontano, è anche e soprattutto grazie ai tanti giovani che si sono battuti ed hanno dato la vita per difendere i valori di Pace e uguaglianza…. 

Quest’oggi ricordiamo anche l’impegno dei militari italiani sul territorio nazionale e nel mondo.

Il nostro Paese ha offerto in questi anni un contributo rilevante alle missioni di pace, supportando il mantenimento della stabilità e delle condizioni di sicurezza in tante aree travagliate da conflitti, crisi e miseria; per questo impegno è stato pagato un prezzo altissimo, con nostri connazionali che vi hanno perso la vita: ad essi saremo sempre riconoscenti.

Come ha recentemente sostenuto il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, «la comunità internazionale unanimemente riconosce ai nostri uomini e alle nostre donne in uniforme grande preparazione professionale, umana e straordinaria capacità di interazione con il tessuto sociale locale». Lo testimoniano il numero delle posizioni di comando nelle missioni internazionali in Libano, Kosovo e Somalia e la guida delle missioni europee nel Mediterraneo centrale e nell’oceano Indiano occidentale. Sono evidentemente molti gli ambiti di impegno dei nostri militari; fra questi c’è anche il servizio prestato dai fucilieri di marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, ai quali anche la nostra comunità esprime vicinanza e sostegno, nella speranza che presto l’arbitrato internazionale in corso possa porre fine ad una vicenda complessa, dolorosa.

Quest’oggi dunque la nostra gratitudine si rivolge alle donne e agli uomini sui quali sappiamo di poter quotidianamente contare per tutelare la sicurezza in Italia e per sostenere la pace e la giustizia internazionale.

E la nostra vicinanza e riconoscenza va trasmessa anche alle loro famiglie, poiché condividono con loro il peso dei sacrifici e dei disagi che quella delicata professione comporta. Grazie per il vostro impegno”. (Cfr. Sen. E.Comenicini)

Con questi due rimandi, pregando per la nostra Patria e le sue Istituzioni, in particolare le Forze Armate, elevo a Dio preghiere, affinché continui a ricolmarci delle Sue Benedizioni per Intercessioni della Beata Vergine Maria e dei nostri Santi Patroni.

@unavoce

 

Foto di Copertina: Roma Cimitero del Verano, celebrazione per i caduti