Festa della BVM di Loreto

Nella festa, della Patrona dell’Aeronautica Militare, la B.V.M. di Loreto, vi ripropongo, una Omelia, del Nostro Ordinario Militare, Mons. Santo Marcianò, di qualche anno fa, che potrà aiutarci nella meditazione e nella preghiera, in questo giorno, ricordando tutti i Militari dell’Aeronautica, inoltre, a piè di pagina, troverete il link, dove poter vedere e seguire la Solenne Celebrazione presieduta dall’Ordinario Militare a Roma.

La presenta, come cole che dirige il cuore di chi serve la Patria e i suoi cittadini come Profeti, Angeli e figli di Pace. Contro ogni tentazione, di pensare che il militare sia per la guerra, ci presenta Maria che guida e protegge chi serve la Pace.

Qui solo i tre passaggi che ritengo più significativi, ma vi rimando alla lettura integrale del testo.

“ … il profeta stesso diventa segno: fa della Parola lo scopo della propria vita e fa diventare questa Parola “vita”, vissuta in se stesso. Anche noi siamo chiamati ad essere profeti, tutti i cristiani lo sono. Di quale Parola, di quale verità potete e dovete essere profeti voi? Credo che una sola risposta le riassuma tutte: profeti di pace!  È vero, il profeta non prevede il futuro ma sa lavorare per un futuro che al momento è assente ma del quale porta in cuore la verità. Il profeta di pace è, anzitutto, un uomo di pace, un uomo che ha fatto esperienza di pace; è un uomo che cerca di pronunciare parole di pace e fare opere di pace anche quando fosse inserito in contesti in cui predomina l’odio, la violenza, la guerra. Non è forse così per voi?  Non siete chiamati voi per primi a portare la pace credendo che la pace può esistere anche quando non si vede, andando controcorrente, difendendola a costo della vita?  Molti non lo capiscono e continuano a ritenere che siano proprio i militari a operare per la guerra, ad aggiungere violenza alla violenza… ma i profeti, si sa, sono destinati a questa incomprensione…

Angelo significa, prima di tutto, “inviato” e si dice che nella Bibbia gli angeli prendano il nome dalla missione che sono inviati a compiere… Questo significa essere totalmente dediti alla missione, saper quasi scomparire dietro ad essa: questo, in una parola, significa mantenere come prioritario lo spirito di servizio, non lasciando che alcuna forma di esibizionismo o egocentrismo prendano il sopravvento…

San Paolo parla di Gesù, il Figlio che è venuto a salvare il mondo, a offrirci in dono la possibilità di pronunciare la parola: «Abbà, Padre». E il Figlio di Dio è il contenuto tanto del “segno” profetizzato da Isaia quanto dell’”annuncio” recato dall’angelo. Come vedete, il riferimento è alla filialità. Infatti la vita cristiana è, prima di tutto, una vita di figli. Ed è da questa dimensione filiale che, se ci pensiamo bene, scaturisce l’apporto “paterno” che ciascuno di noi riesce a infondere nel proprio compito. In una società divenuta, come molti psicologi e sociologi avvertono, “senza padri”, la sfumatura paterna chiede, in particolare a coloro che hanno responsabilità di guida, un saggio esercizio dell’autorità, sempre associato alla cura delle persone, all’attenzione alle persone; e richiede a tutti, come scrivo nel mio messaggio per Natale, non solo di «crescere in abilità e competenza ma anche in sapienza, giustizia, amore, per essere davvero preparati a dare la vita nel compito che ci sarà affidato»…”. (Cfr. Mons. S. Marcianà, Omleia 10.12.2014)

 

Foto di Copertina: Basilica di S. Maria Maggiore, Mons. Marciò Celebrazione BVM di Loreto