La FOTO, il motivo della scelta:

 Afghanistan, Herat, programma a salvaguardia delle donne

Una foto che racchiude quella luce che le Forze Armate Italiane portano con la loro presenza nei territori più in difficolta, attraverso programmi e impegno a rivalutare la dignità umana. E’ quella luce che brilla negli occhi dei nostri giovani in divisa a servizio della Pace e della Sicurezza, che ci ricorda la luce della fede che hanno nel cuore e che vivono con il loro “servizio”.

FOTO da: (Cfr.oggitreviso)

Militari, operatori di luce – III AVVENTO

 

“PENSIERI CON LE STELLETTE”

sul Vangelo della Domenica

  

III DOMENICA DI AVVENTO – Gv 1,6-8.19-28 

Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.

“L’intervento di Gesù nella storia genera attorno a sé un’atmosfera di entusiasmo e di gioia. Gesù è l’iniziatore definitivo di questa gioia che viene dall’alto e che è dono dei Padre: «In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi» (1 Gv 4,10). Il «magnificat» della Vergine Maria esprime meravigliosamente la tonalità fondamentale della gioia cristiana (salmo responsoriale). Però occorre non ingannarsi: il rendimento di grazie non è l’atteggiamento passivo di uno che riconosca soltanto che tutto gli viene dall’alto; è la gioia di chi scopre di essere chiamato a contribuire all’edificazione dei mondo, nella prospettiva stupendamente sintetizzata dal II prefazio dell’avvento: «Lo stesso Signore, che ci dona di prepararci con gioia al mistero del suo Natale, ci trovi vigilanti nella preghiera, esultanti nella sua lode». Il cristiano sente di vivere sulla terra un’esistenza uguale a quella di qualsiasi altro uomo, ma di avere in più una certezza di salvezza ed un senso della storia che gli permettono di riconoscere in tutti gli avvenimenti il Regno che viene. Questo gli procura una gioia profonda che egli testimonia non fuggendo la propria condizione ma considerandola come una tappa della venuta del Signore. Diventa così il segno reale della venuta del Signore”. (Cfr. Maranathà)

Difficile leggere il Vangelo, incarnandolo nella vita, senza rischiare di strumentalizzarlo, ma se il Vangelo è amare e servire i fratelli, per dare testimonianza dell’amore di Dio, allora leggo il servizio di questi nostri figli in divisa come autentici operatori della luce, la luce vera che porta pace, sicurezza, serenità, attraverso la loro presenza, la loro vita personale e professionale. Mai come in questo periodo di emergenza la presenza positiva, costante dei militari ci offre sostegno e garanzia di esserci ad aiutare chi più povero, più debole, più in difficoltà, con quell’attenzione seria e amorevole di chi si prende cura del suo “fratello”.

Buona continuazione di Avvento

13.12.2020-IIIAvvento@unavoce

III Avvento

La LITURGIA, conoscere per partecipare: 

I Gesti e gli arredi degli altari (2° Parte) – Colori dei tempi liturgici

La stola e la casula cambiano di colore secondo il tempo liturgico, il tipo di celebrazione: Verde per il tempo ordinario, Bianco per il tempo di Natale, Pasqua, le feste della Vergine Maria e altre solennità, Rosso per la Pentecoste, la festa dei martiri e degli Apostoli, Viola per il tempo dell’Avvento, di Quaresima e le feste dei defunti.

I paramenti del Sacerdote – Il Sacerdote è rivestito di un camice. Si tratta di un vestito bianco simboleggiante la purezza e soprattutto la Resurrezione del Cristo, la nuova vita riempita di luce. Nel libro dell’Apocalisse, per esempio, si dice che il vincitore della morte e del peccato sarà rivestito di un vestito bianco. Sopra il camice, si mette una stola. è una benda di tessuto a due lembi uguali, che scende fino in basso al suo camice, passando dietro il collo. Simbolizza il sacramento dell’Ordine, il fatto che il prete è presenza e strumento del Cristo, ha un titolo tutto particolare.

La casula è un altro paramento che ricopre il camice e la stola. La sua forma è simile a quella di un «poncho» che avvolge il prete. Significa che durante la celebrazione liturgica il prete è avvolto dal Cristo, divenuto sua dimora. La parola «casula»» verrebbe da «casa» in latino, che vuol dire «abitazione».