Lo spirito di Corpo, uniti per rinascere senza dimenticare nessuno

 

“Vi è un sentimento unico che lega tutti i militari, che può essere definito in maniera unica ed irripetibile, dove l’etica militare si permea di valori cavallereschi in cui la Patria, l’Onore e la Disciplina militare costituiscono un insieme che caratterizza questi uomini con le stellette: lo Spirito di Corpo”. (cfr. associazionenazionalecremona)

Non sono cose d’altri tempi e se qualcuno lo pensa, vi assicuro, che forse non ci fa male riprendere alcuni modi, che l’era moderna ha dimenticato, come onore, valore, eleganza, nobiltà d’animo. Oggi tutto e subito, tutto di corsa, poca formalità, sia nella vita privata, sia in quella pubblica, tutto sembra superato o non adatto, inutile e superfluo, ma non lo è. Non è superfluo essere galanti nei modi, nel linguaggio, nello stile di vita. Era il segno di credere in alcuni valori e se la forma oggi non dice la sostanza, forse dovremmo rivedere le “sostanze”. Vi assicuro che la forma parla di “valori” e di quello in cui veramente crediamo.

Una delle tante cose che ho imparato nel mondo militare è lo “spirito di Corpo”. Quei modi di essere e di vivere, forse, comuni anche ad altre categorie di professioni, o di gruppo di persone, ma sicuramente lo sono nel mondo militare questo. Nasce dalla condivisione di un cammino, di un servizio, di un lavoro fatto con passione. Quando si lavora, si suda, si fatica, si rischia insieme, nasce inevitabilmente questo essere l’uno per l’altra.

Ricordo, in uno dei reparti operativi dove ho prestato il mio servizio di cappellano, che si diceva: “nessuno viene lasciato indietro” e anche il cappellano, pur non avvezzo e non addetto alle operazioni, ma a condividere il cammino dei propri uomini e donne in divisa, se sapeva integrarsi con il reparto, diventa uno di loro e non veniva lasciato indietro ne come uomo ne come prete e questo permetteva di essere non solo compagno di un  cammino, ma amico inseparabile, Diventare amici significa poter dire la tua, poter esprime un pensiero o guidare la dove la via sembra smarrirsi, o sbagliare ed essere corretto con fraternità. Non è forse questo il compito del sacerdote nelle comunità?

Bene!, tutto questo per dirvi l’orgoglio di sentirsi parte di una comunità, di un reparto, nella fattispecie, orgogliosi di aver collaborato e aiutato altri in difficoltà. I momenti poi diventano un ricordo indelebile che crea il cuore e l’anima delle persone.

“Il fondamento portante è che “tutti sono eguali davanti al dovere ed il pericolo” e ne consegue “la perfetta adesione da parte di tutti i membri del gruppo ai medesimi valori, ai medesimi principi, alle medesime regole, alle medesime dottrine ed alle medesime procedure, in un quadro di rispetto e fiducia reciproca tra capo e gregari”. (Cfr. o.c.)

Perché vi racconto tutto questo?

Perché credo che dobbiamo ripartire dalle piccole cose che ci hanno fatti grandi come umanità, partire da ciò che ci unisce, partire dalle cose che, con il tempo, abbiamo abbandonato, ripartire dall’eleganza dei modi e dei tempi.

Più poveri? Forse si!, di denaro, di iniziative, di attività, ma più ricchi nei piccoli gesti che oggi riacquistano un valore immenso in un tempo dove le grandi iniziative sono limitate per ovvi motivi. I piccoli gesti, il sentirsi una Nazione, una comunità in cammino, un gruppo che vuole sconfiggere il male con il bene, con l’impegno, con la responsabilità, allora vale la pena.

Recuperare l’eleganza del parlare, dello scrivere, del muoversi e del fare, dell’impegno e anche delle cose che sembrano più superflue, come eleganza del vestire e di come ci presentiamo, ci porteranno a rivedere le nostre priorità.

Perfezione nel portare i nostri abiti, poveri, semplici ma dignitosi, che sia la divisa, la tonaca, o l’abito civile o di qualsiasi altra appartenenza, signorilità nel presentare ed esporre le proprie opinioni, i dubbi, le perplessità, serenità nel far fronte alle difficoltà, anche quando non la pensiamo nello stesso modo. Apertura verso chi non la pensa come noi, a chi ha culture e tradizioni differenti. Spirito di corpo è essere autentici nella semplicità.

In un tempo dove tutto è messo in discussione, dove alcune certezze stanno o sono sfumate, dobbiamo recuperare quei valori per i quali i nostri “avi” hanno lavorato e per i quali si sono sacrificati, facendo risorgere l’Italia dopo le Guerre, la Chiesa dopo i periodi bui, la vita dopo la tempesta. Impegniamoci tutti a vivere con stile la vita semplice e impegnativa di questo tempo per essere persone nuove e migliori oggi e domani.

La fede, la cultura, le tradizioni, le origini delle nostre case siano al primo posto per non dimenticare nessuno e rispettare tutti.

Lo spirito di corpo non deve penalizzare nessuno, in nessun ambito, che sia militare, religioso, professionale o famigliare, ma nobilitare le persone, una nobiltà di cuore dove i gesti ne sono la testimonianza. Chi viene meno a questo non vive con sentimento, ma usurpa i valori approfittando della sua presunta dignità.

Si potrebbe dire molto e di vario tipo, a favore o contro, ma qui solo il ricordo di momenti belli vissuti come cappellano, come prete con le stellette, come amico e collega, come uomo di fede e semplice collaboratore.

La gioia di uno è per tutti, la tristezza di uno è di tutti, la fatica di un gruppo è per l’intera unità, i risultati di un reparto, sono i risultati di una Patria.

Vale per la Chiesa e i cristiani o qualsiasi altra confessione, vale per infermieri e medi, per operai e agricoltori… ma per chi indossa una divisa questa è l’anima che unisce e indirizza il cammino. Vestiamo tutti l’abito di Cristo e la cintura della nostra attività, della nostra vita professionale con dignità. Una dignità umana che viene da Dio, dalla creazione, dal mondo e nessuno ha il diritto di penalizzarla. Il mondo vive in pace se c’è rispetto e dialogo, se c’è collaborazione e condivisione. Ripartiamo con coraggio, senza paura, senza pigrizia, ma impegnandoci tutti, ognuno nel suo, a costruire un mondo migliore.

Sentiamoci uniti in un’unica Nazione, con gli stessi obiettivi e se oggi le difficoltà sembrano dividerci, guardiamo con occhi nuovi. Non lasciamoci guidare da rabbia o delusione, paura o sconforto, ma uniti, ognuno nel rispetto del suo lavoro, che tutti, con diritto, gridiamo e vogliamo, possiamo insieme rinascere, collaborando e accorgendoci dell’altro che ci sta accanto, senza lasciare indietro nessuno.

@unavoce

 

Foto di Copertina: Lagunari in una cerimonia in Piazza San Marco a Venezia