Iniziativa “Visita Virtuale del Cappellano” – (E-mail del secondo lunedì del mese: Marzo 2021)

Cari amici,

eccomi a voi con la mia “Visita Virtuale”, una visita al vostro cuore, alla vostra vita spirituale, iniziativa, come sapete, di questo anno pastorale, che ci vede impegnati in modo virtuale, causa l’emergenza sanitaria. Appuntamento che ha lo scopo di incontrarci, anche se solo virtualmente. Oggi, il tema è quello di vivere il presente, con tutte le sue sfide, alla luce del tempo di Quaresima e ci facciamo aiutare da una riflessione, dove la figura di San Giuseppe, in questo anno a lui dedicato, ci aiuterà ad entrare in questo periodo.

@unavoce

 

ACCOGLIERE IL PRESENTE

Il digiuno, l’elemosina e la preghiera, 

condizioni ed espressioni della nostra conversione

 

Tu ami tutte le tue creature, Signore, e nulla disprezzi di ciò che hai creato; tu dimentichi i peccati di quanti si convertono e li perdoni, perché tu sei il Signore nostro Dio”.

 

Con queste parole abbiamo iniziato il tempo di Quaresima. Sono parole che ci aprono al senso profondo dei giorni che ci aspettano, giorni di preparazione per la solennità della Risurrezione del Signore, giorni che vivremo anche quest’anno in un contesto di preoccupazione (…) in cui tutto sembra fragile e incerto.

L’anno scorso l’esplodere della pandemia ci colse di sorpresa con l’impossibilità di partecipare alla Santa Messa, con il lockdown forte: adesso a un anno di distanza vogliamo vivere questi giorni per una conversione che tenga presente la realtà in cui ci troviamo a vivere, con lo stesso atteggiamento di san Giuseppe che il Papa ci ha indicato: Tante volte nella nostra vita, accadono avvenimenti di cui non comprendiamo il significato. La nostra prima reazione è spesso di delusione e di ribellione. Giuseppe lascia da parte i suoi ragionamenti per far spazio a ciò che accade e, per quanto possa apparire misterioso, egli lo accoglie, se ne assume la responsabilità e si riconcilia con la propria storia.

Che cosa vuol dire accogliere questa realtà di incertezza, assumercene la responsabilità con coraggio creativo (cfr. Patris corde, n. 5) e riconciliarci con questa storia? Vari anni fa, Benedetto XVI, in suo Messaggio per la Quaresima, ci ricordava che convertirsi a Cristo, credere al Vangelo, significa in fondo proprio questo: uscire dall’illusione dell’autosufficienza per scoprire e accettare la propria indigenza – indigenza degli altri e di Dio, esigenza del suo perdono e della sua amicizia. Convertirci vuol dire cogliere che abbiamo bisogno di tutti: vogliamo imparare a guardare ogni persona fragile, in difficoltà, povera, senza lavoro, come un tesoro, come un dono che il Signore ha preparato per noi. Un dono che ci aiuta a mantenere lo sguardo fisso su ciò che è davvero importante, su ciò che rimane per sempre: la carità non avrà mai fine (1 Cor, 13, 8).

In una sua omelia sulla parabola delle vergini stolte e delle vergini sagge (Mt 25, 1-13), san Giovanni Crisostomo si chiede chi siano i venditori di olio (Mt 25, 9-10), da cui le vergini stolte cercano di andare a comprare l’olio e afferma: i venditori sono i poveri. È l’attenzione, l’accoglienza che rivolgiamo loro che fa sì che la lampada della nostra fede possa brillare di luce all’arrivo dello sposo. E abbiamo solo il tempo di questa vita per andare a comprarlo…

Il digiuno, l’elemosina e la preghiera, condizioni ed espressioni della nostra conversione, è bello che possano avere questa sfumatura adesso. Digiunare vuol dire liberare la nostra esistenza da quanto la ingombra, anche dalla saturazione di informazioni – vere o false – e prodotti di consumo. Così troveremo risorse economiche e di tempo per andare incontro alle persone anziane e sole che vivono nel nostro condominio, per dedicare più tempo ai figli più piccoli che stanno soffrendo la mancanza di una socialità semplice, per fare una telefonata o andare a trovare quel conoscente che sappiamo in difficoltà: sarà questa la nostra elemosina.

Ma perché questo possa realizzarsi cercheremo momenti di preghiera: nel raccoglimento e nella preghiera silenziosa, la speranza ci viene donata come ispirazione e luce interiore, che illumina le sfide della nostra missione, perché con la preghiera Dio ci donerà il suo sguardo sulle persone e sulle cose, lo sguardo di un Dio che ama tutte le sue creature e non disprezza nulla di quanto ha creato. (Cfr. d.A. Catapano)

 

 

 Foto di Copertina: Missione in Iraq, Operazione “Prima Parthica”