Militari e Santi

“I santi e le sante ci dimostrano che si può lodare Dio sempre, nella buona e nella cattiva sorte, perché Egli è l’amico fedele, e il suo amore non viene mai meno” (Cfr. @Pontifex)

 

Nella grande famiglia dei santi, ancora un nuovo santo, che proviene dalle file degli uomini e donne in divisa. Non è un Italiano, ma nell’amicizia e nell’esempio ai santi,  non ci sono confini e lo voglio ricordare perché possa animare anche le nostre comunità con le stellette. Altri ce ne sono e ti rimando a un articolo di M.P. Daud dove ce ne presenta altri.

Ora apro queste poche righe citandovi le parole dell’allora Ordinario Militare, Mons. G. Mani, con le quali apriva il primo Sinodo della Chiesa Ordinariato Militare:  “Tra le fondamenta della nostra Chiesa si collocano i tre centurioni descritti nella Sacra Scrittura: quello di Cafarnao, quello di Gerusalemme e quello di Cesarea. Li vogliamo considerare come i nostri Padri nella fede, i primi tra i “nostri” che hanno aderito e testimoniato il Vangelo di Cristo.

Si può essere cristiani e militari? La risposta che troviamo nella loro vita, supera la stessa domanda: si può essere militari e santi.

Avviciniamoci al primo dei tre centurioni. Siamo a Cafarnao, nella Palestina settentrionale, in una città di confine del piccolo regno di Erode Antipa, intorno agli anni trenta. Vi troviamo l’ufficio doganale, quello a cui sedeva il pubblicano Levi (Mc. 2, 13 ss.); varie aziende familiari dedite alla pesca, come quella di Simone e Andrea o quella di Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo; vi risiede una guarnigione di soldati comandata da un centurione. Nel suo esercito Erode Antipa aveva assoldato gente di tutto il mondo, inquadrandola secondo la ferrea disciplina e la struttura dell’esercito romano. Anche se le truppe di Roma non entreranno a Cafarnao che nel 44, la presenza dell’Impero era già forte in questo piccolo stato…”. (Cfr. Il Centurione di Cafarnao)

“Chi offrendo la propria vita fino al martirio, chi esercitando eroicamente la carità e le virtù cristiane, ognuno di loro ha contribuito a portare nel mondo la testimonianza del Vangelo. E la Chiesa li proclama ora santi … Sette beati, due donne e cinque uomini. Tra loro, Charles De Foucauld, il sacerdote francese “povero tra i poveri” e “fratello universale”, come egli stesso si definiva, che a inizio del secolo scorso impiantò i semi del Verbo divino nel cuore del Sahara …  Charles De Foucauld. Prima di diventare “fratel Carlo di Gesù”, il giovane Charles, nato a Strasburgo, aveva intrapreso la carriera militare, seguendo le orme del nonno che lo aveva cresciuto quando era rimasto orfano dei genitori a 6 anni. La fede, il futuro beato, l’aveva accantonata durante l’adolescenza, ma durante una pericolosa esplorazione in Marocco, negli anni 1883-84, in lui sorge un interrogativo: “Dio esiste?”. “Mio Dio, se esistete, fate che io Vi conosca”, fu la sua richiesta, che già assumeva i tratti di quella preghiera incessante che ne caratterizzò l’intera vita. Rientrato in Francia, De Foucauld si mette in ricerca e chiede ad un sacerdote di istruirlo. Poi si reca in pellegrinaggio in Terra Santa e lì, nei luoghi della vita di Cristo, trova la sua vocazione: consacrarsi totalmente a Dio, imitando Gesù in una vita nascosta e silenziosa. Ordinato sacerdote a 43 anni (1901), Charles De Foucauld si reca nel deserto algerino del Sahara, prima a Beni Abbès, povero tra i più poveri, poi più a Sud a Tamanrasset con i Tuareg dell’Hoggar. Vive una vita di preghiera, meditando continuamente la Sacra Scrittura, nell’incessante desiderio di essere per ogni persona il “fratello universale”. Muore a 58 anni la sera del 1° dicembre 1916, assassinato da una banda di predoni di passaggio. Benedetto XVI lo ha beatificato nel 2005”. (Cfr. Vaticannews)

Già abbiamo parlato su questo sito “Una Voce” di lui, e vi rimando, oggi ve lo riporto all’attenzione perché conoscere la sua vita aiuti il nostro cammino e vocazione comune di cristiani e militari, battezzati e in cammino verso la santità. Militari e santi si può, come ogni uomo e donna di buona volontà. La Chiesa ce lo presenta come modello, pertanto anche da lui, impariamo a vivere la vocazione militare al bene e alla pace a servizio dei fratelli, tutti i fratelli. Si perché si può essere militari e cristiani e si può diventare santi anche nella vocazione al servizio della Pace nelle file delle Forze Armate. Questo il nostro servizio e la nostra presenza: compagni di viaggio, padri e fratelli con l’odore delle pecore.

@unavoce

 

 

Foto di Copertina: Mons. Marcianò, Ordinario Militare, incontra il personale militare italiano in Libano