La Catechesi del Mercoledì all’Udienza Generale del Papa

 

Cari lettori, porto in evidenza, oggi, come facciamo sempre per amplificare, l’udienza generale del Papa nella sua catechesi del mercoledì, che ancora una volta tratta l’argomento della Preghiera. Qui riporto parte dell’articolo apparso sul Sito Vatican News e vi rimando, per completezza, al testo integrale: Catechesi sulla preghiera – 35. La certezza di essere ascoltati.

Il Santo Padre “parla della “contestazione radicale” di chi prega senza vedersi all’apparenza esaudito e ricorda che anche nel Vangelo molte delle invocazioni trovano risposta più avanti nel tempo: “Il Male è signore del penultimo giorno” perché l’ultimo “appartiene a Dio”.

Se Dio è Padre “perché non ascolta” la preghiera di una mamma per un figlio malato o di tanti “perché cessi una guerra”? Da questa domanda parte la catechesi di Papa Francesco nell’udienza generale di questa mattina, tenuta, per la terza volta in questo mese di maggio, nel cortile di San Damaso, dedicata ancora alla preghiera cristiana. Seguendo la traccia del Catechismo della Chiesa Cattolica, il Papa affronta “una contestazione radicale alla preghiera”, che deriva da una osservazione comune: “noi preghiamo, domandiamo, eppure a volte le nostre preghiere sembrano rimanere inascoltate”.

Guardiamo al “Padre nostro” e alle preghiere nei Vangeli

Francesco trova la risposta nel “Padre nostro”, dove le domande che Gesù ci insegna a fare “chiedono che si realizzi non il nostro progetto, ma la sua volontà nei confronti del mondo”. E poi nelle preghiere a Gesù e al Padre descritte nei Vangeli, dove a volte la risposta ad un dramma personale “non è immediata”, ma “differita nel tempo”. Il Papa riconosce che se “il motivo per cui abbiamo pregato era nobile, come può essere l’intercessione per la salute di un malato, o perché cessi una guerra, il non esaudimento ci appare scandaloso”. Per questo, sottolinea il Catechismo al numero 2734, “alcuni smettono perfino di pregare perché, pensano, la loro supplica non è esaudita”. E ci chiediamo, se Lui “ha assicurato di dare cose buone ai figli che gliele chiedono, perché non risponde alle nostre richieste?”.

Quando pretendiamo che sia Dio a servire noi

Il Catechismo, spiega Francesco, “ci mette in guardia dal rischio di non vivere un’autentica esperienza di fede, ma di trasformare la relazione con Dio in qualcosa di magico”.

In effetti, quando preghiamo possiamo cadere nel rischio di non essere noi a servire Dio, ma di pretendere che sia Lui a servire noi. Ecco allora una preghiera che sempre reclama, che vuole indirizzare gli avvenimenti secondo il nostro disegno, che non ammette altri progetti se non i nostri desideri… CONTINUA

  

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