flash mob

 

Non è cosa nuova comunicare e trasmettere un messaggio, un’idea, attraverso immagini. Già nell’antichità e parlo pensando a uno degli aspetti quello religioso, per esempio gli affreschi, le pitture servivano per comunicare il messaggio là dove la lettura e la cultura erano minori, chi sapeva leggere erano pochi e così l’immagine era il linguaggio, era l’annuncio che permetteva a tutti di comprendere. Questo strumento è tanto più vero oggi anche se il livello culturale si è innalzato. L’immagine rimane un elemento fondamentale. Oggi la cultura dell’immagine la fa da padrone in tutti i settori, da una vetrina ben fatta, a una foto su un quotidiano, per non parlare poi dei social a tutti i livelli. Con le immagini raccontiamo noi o quello che desideriamo o quello che vogliamo dire.

“Siamo alle soglie di una nuova epoca storica in cui alla parola scritta succederà l’immagine.” E.Gombrich nel 1985 scriveva questa frase nel suo famoso libro “L’immagine e l’occhio”. (Cfr. ipsameloni) 

Questo, non significa, anche se in parte è vero, che diamo più importanza all’apparenza che alla sostanza, ma che attraverso una celerità di comprensione trasmettiamo un’idea, un messaggio, uno stile. Penso al Papa, quando durante la pandemia saliva solitario il sagrato della Basilica Vaticana, sicuramente un’immagine forte che ha detto più di quello che poi il Santo Padre ha espresso con le sue parole.

“Quando visualizziamo un’immagine, vengono attivate delle funzione psichiche che sono connesse alle nostre esperienze precedenti e a ciò che ad esso è connesso. A ciò noi colleghiamo concetti, sensazioni, pensieri, in un vero e proprio bagaglio emozionale che viene richiamato quando ricordiamo o rivediamo quell’immagine, quel bagaglio che al giorno d’oggi è fonte primaria della comunicazione. Quando guardiamo, però noi abbiamo già delle idee in testa Gombrich quando parla dell’immagine dice: “Tutto dipende sempre da quanto già sappiamo sui suoi possibili sensi.” Ognuno di noi, infatti, ha esperienze soggettive e personali, per cui l’interpretazione e il successivo gradimento o meno di ciò che osserviamo dipende sempre dal nostro vissuto, da una moltitudine di fattori culturali, ambientali, sociali e fisiologici. Guardare significa prestare attenzione, e non si può essere attenti a tutto. Nè siamo tutti attenti allo stesso modo. Nessuno può garantirci che il nostro fruitore vedrà le cose esattamente per come le abbiamo progettate, il design deve sempre tener conto di un margine d’errore. Il nostro cervello viene influenzato sia dal contesto sociale in cui viene educato, sia da quello chimico e ormonale in cui cresce. Quindi, per esempio, anche se la biologia fà sì che il rosso sia più visibile del blu, è la cultura in cui cresciamo che attribuisce ai colori significati specifici. La bravura dell’operatore visivo sta nella capacità di trasmettere un messaggio che possa giungere al destinatario in modo chiaro e diretto e/o (in base all’obiettivo) che possa suscitare una reazione emotiva.”. (cfr. ipsaameloni)

Se questo vale, per esempio, nella pubblicità lo è anche in altri campi della vita, in un quadro, nei chiari e scuri di Caravaggio, nel bianco e nero in una foto ecc.

Un fenomeno relativamente recente è quello del flash mob, un linguaggio che nasce per interrompere la quotidianità, un lampo in una folla che richiama l’attenzione. Non voglio qui entrare nel merito con spiegazioni o commenti, ma solo riportare questo modo di espressione che credo possa essere, oltre che bello visivamente è geniale, anche intelligente per proporre e proporsi. Gesù faceva flash mob con la sua presenza, con i suoi racconti, con la sua vita, allora credo che queste espressioni nuove del nostro vivere se usate con intelligenza possono veramente aiutarci. Lo abbiamo visto nella recente situazione di emergenza sanitaria dove dei flash mob dai balconi hanno suscitato attenzione, solidarietà, speranza per dire che ci siamo nonostante la lontananza, moneti che ci hanno fatto sentire uniti uscendo dalla routine con un gesto, una canzone, una bandiera.

Musica, immagine, sono sicuramente il linguaggio che coglie maggiore attenzione, allora proponiamo la nostra creatività per annunciare al mondo che è possibile essere uniti e fratelli, uguali nella diversità, in cammino tutti con gioia nonostante le croci, con impegno là dove il singolo o il gruppo non reagisce dal problema. Un flash mob che ci ricordi chi siamo, da dove veniamo e dove siamo diretti. Flash mob che appassioni alla cultura, alla musica, alle idee, alla fede, alla vita dignitosa.

Abbiamo tutti, nessuno escluso, una ricchezza interiore che unita diventa una forza per il mondo, un mondo migliore fatto di rispetto, amore, condivisione, un mondo che è il giardino, lo zoo, la culla della vita. Rispettare, amare e condividere non possono che essere la miglior comunicazione il miglior flash mob per risorgere dalle nostre cadute, per dire che la vita è un’avventura meravigliosa, sempre e comunque. Aiutiamoci gli uni gli altri, collaboriamo ognuno nel suo settore a diventare migliori, ad essere liberi nel rispetto, gioiosi nella serenità, pacifici nella fratellanza.

Chiudo con una parola sulla foto che ho scelto di copertina. Un flash mob che ha fatto discutere, ma che sicuramente ha attirato attenzione. Non giudico e non commento, solo dico che ha trasmesso un messaggio di allegria, gioia e serenità, parlando al cuore e trasmettendo il valore di un servizio, senza mancare alla seria professionalità, che è un servizio fatto per gli altri, per la pace.  Servire con professionalità, dignità e serietà, non toglie lo spirto gioioso. Se irriverente agli occhi di molti, credo simpatico per il resto di chi ha visto. Rispettiamo le regole, ma non limitiamo la creatività, sorprendere qualche volta può scuotere dal torpore, della quotidianità della vita, offrendo uno slancio a proseguire con maggior impegno.

@unavoce

Foto di Copertina: fonte