Militari “Missionari di Speranza”

 

 “Proprio per sottolineare che non può esserci vero servizio senza la capacità di farsi prossimi” (Papa Francesco)

 

Leggendo in questi giorni di un’attività avvenuta alla Farnesina, dove si è svolta la prima Conferenza dei Missionari italiani nel mondo. Il segretario per i Rapporti con gli Stati, così si è espresso: “Grazie per il vostro coraggioso esempio e per la vostra testimonianza di fede”. (cfr. Vaticannews)

Non posso non pensare ai molti militari italiani che in Patria e in molte parti del Mondo sono presenti con la loro opera e al di là di pregiudizi i nostri uomini e donne in divisa svolgono questo prezioso servizio di ambasciatori di pace portando la loro professionalità, la loro umanità, il loro contributo perché questi popoli e queste terre possano recuperare quella pace sicurezza e serenità che è stata persa. 

Continua il Segretario per i rapporti con gli Stati, il Ministro degli Esteri del Papa, parlando dei Missionari Italiani e ricordando il lavoro paziente della diplomazia Vaticana: “sono tanti i punti in comune del servizio diplomatico della Santa Sede con la vita missionaria: “Si lascia la propria terra, ci si mette a servizio di nuove realtà, si fa di tutto per entrare nei modi e nelle culture delle Nazioni cui si è inviati”. (cfr. Vaticannews)

E con i giusti rapporti e nella logica della fede posso vedere lo stesso coraggio lo stesso impegno, lo stesso sacrificio nei nostri Militari. Anche la loro presenza, con il loro specifico sostegno sono “missionari di speranza”, portatori, di serenità, collaboratori nel costruire un mondo migliore affiancando o precedendo altri con altre caratteristiche e specificità di presenza.

Il presule ricorda inoltre che: “La vostra testimonianza ci ricorda che il mondo può crescere e continuare il proprio cammino solo se viviamo con un cuore largo, vasto, che non si preoccupa solo dell’ipseità, ma si apre all’altro”. “Il missionario è colui che non ha timore dei cambiamenti, perché sa che la missione non è fatta per gente che si aggrappa alle proprie sicurezze e consuetudini, anzi, la missione necessita del coraggio capace di abbattere tutti gli ostacoli che impediscono di incontrare l’umanità”. In questa logica “il missionario non è una persona perfetta, ma una persona entusiasta, perché vive nella certezza dell’amore di Dio, e della fiducia in Dio e negli altri”. (cfr. Vaticannews) 

Così oggi un pensiero a tutti i nostri militari che sono fuori dai confini nazionali a servire la Pace, possa la nostra stima, il nostro sostegno, la nostra considerazione dare onore all’impegno di questa categoria di persone della nostra società e della Chiesa, perché militari e cristiani, che si spendono sino al sacrificio della propria vita. Con buona pace dei pacifisti e dei teorizzatori di politiche e filosofie di pensiero, la presenza di questi aiuta il lavoro, l’impegno e la costruzione di un mondo migliore. 

“Circa 7500 militari italiani, tra cui un migliaio con UNIFIL nel Libano Meridionale, sono stati impegnati in 39 missioni internazionali in 24 Paesi. A questi si aggiungono circa 7800 uomini e donne delle Forze Armate coinvolti nell’Operazione Strade Sicure sul territorio nazionale per il presidio, in concorso alle forze di polizia, di obiettivi sensibili, luoghi di culto, snodi ferroviari e metropolitane delle città italiane”. (cfr. onuitalia)

La loro presenza che porta sicurezza e affianca altre organizzazioni, internazionali e collabora con le organizzazioni locali sono il segno che il mondo è attento, che non vuole dimenticare nessuno e aiutare tutti a costruire una vita dignitosa.

@unavoce

 

Foto di copertina: Personale del 66° Reggimento Aeromobile “Trieste” in Forlì, e del 1° Reggimento “Nizza Cavalleria”, in Teatro Operativo in Libano