Il mondo li guarda con altri occhi

 

Ognuno di noi è e fa la sua storia. Ci sono situazioni che non dipendono da noi, ovviamente e le scelte che facciamo sono un nostro atto libero e da queste nostre scelte poi scaturiscono eventi e situazioni. Alcune volte, per motivi che non riusciamo a spiegare se non forse attraverso la psicologia, le scelte che facciamo ci portano su determinate strade che non avremmo voluto. Conosciamo la teoria del fare, del capire, del conoscere, però poi l’istinto, la superficialità, l’arroganza ci fa compiere scelte che con il tempo si rivelano sbagliate o addirittura, quelle scelte, precluderanno un futuro sereno. Gli errori che nella vita si commettono e si rivelano e tornano a boomerang nella vita nonostante la presa di coscienza, il cammino di conversione, la giusta pena, questi eventi segneranno per sempre il cammino di quella persona e il giudizio degli altri. E’ questa una consapevolezza che il soggetto difettoso non deve dimenticare.

Il Vangelo ci ha insegnato che il perdono e la giustizia, sono fondamentali e sono certo che nel cammino di queste persone che umilmente si sono ravvedute come la Maddalena, Zaccheo e altri sono perdonati da Dio, ma Giuda che alla fine ha compreso il suo errore chiuderà il cuore all’amore di Dio e non riuscirà a capire il grande abbraccio del Signore, il ricco epulone che muore capirà solo all’incontro finale che lo stile di vita era sbagliato e che quello onesto era quello di Lazzaro. Il cammino di conversione è fondamentale, ma la fiducia umana viene meno, ovviamente, solo per Pietro, nonostante la sua caduta, riceverà ancora la fiducia da Gesù, perché? Perché ha saputo amare e il rispetto e la considerazione dei discepoli nel essere guida degli apostoli.

Le strutture umane, sia mentali che organizzative, religiose o laiche, diffidano e la giusta pena non porta a una risurrezione definitiva. La persona peccatrice rimane isolata da grandi sorrisi di comprensione e compassione ma sola. La compassione di Cristo è patire con, la  compassione umana, nonostante il nostro impegno e riducibile invece a questo termine: “poveretto” non chiedetegli nulla, non coinvolgetelo più …

Questa è la nostra vita e la nostra società, di ieri e di oggi, di credenti e di laici, di grandi e di piccoli. Il peccatore, colui che ha sbagliato, rimarrà sempre segnato e la sua conversione faticherà ad arrivare ma è il cammino che ogni cristiano, ogni persona è chiamato a vivere e non deve essere dimenticato. Il peccatore, consapevole del suo errore, deve mettere in preventivo tutto questo e confidare nell’amore di Dio sempre e comunque. La sua conversione deve essere piena, evidente, effettiva e non aspettarsi nulla dalla società ma deve mettersi a servizio di essa con umiltà, nel silenzio, in disparte, consapevole di essere “materiale difettoso”, materiale che non viene venduto ma rimesso in magazzino, riconsegnato al mittente o riutilizzato per altri scopi usando di quel che di buono è rimasto ma parliamo di cose o di persone?

Forse in questa situazione non c’è differenza e la carità, che Gesù usa, noi cristiani fatichiamo a viverla, motivandola per giustizia, verità, onesta, obiettività … per gestione della struttura, per l’esempio mancato e quindi con esempi da far ricordare per non sbagliare ancora. Questo credo sia la situazione oggettiva di come ognuno di noi, nonostante le parole e i sorrisi, abbiamo nel cuore e viviamo quando accadono eventi di questa portata.

Le opportunità per il peccatore, si riducono, penso al detenuto che ha terminato la sua pena, al malato contagioso che è guarito, al povero che si è rimesso in careggiata … il mondo li guarda con altri occhi, nonostante i cambiamenti ma quali sono gli occhi e i sentimenti di Dio difronte a tutto questo?

Prendere e aiutare a prendere consapevolezza dell’errore commesso, onestà e consapevolezza nel dire l’errore commesso, umiltà nell’accettare la reazione e le scelte della società nei confronti dell’errore commesso e continuare a camminare nella direzione che viene offerta per una nuova vita. Esperienza di tanti detenuti, esperienza di tante persone che hanno fallito nella vita con le loro scelte, penso ai matrimoni, anche ai sacerdoti che hanno lasciato, penso a quelli che hanno condotto una vita senza riferimenti, a quelli che hanno causato o subito ingiustizie, penso ai figli abbandonati, adottai, affidati che talvolta portano nel cuore un dolore e vivono come se non ci fosse un futuro, penso ai diseredati, penso a quelli meno fortunati nella vita e che la vita ha provato e nonostante le loro scelte libere o condizionate li ha portati a fare scelte sbagliate e le conseguenze che hanno dovuto vivere per i loro errori. Si!, situazioni differenti l’una dall’altra, quella di chi sceglie di sbagliare o che la società pensa sia sbagliato e quella di chi è costretta a scegliere una via difficile, penso agli immigrati, al bambino morto sulle spiagge del mediterraneo o sui confini delle nazioni.

Il pregiudizio rimane, quando vediamo un immigrato, un disabile, un povero, un separato, un adottato, uno meno intelligente, uno meno fortunato … siamo prevenuti e difficilmente diamo una opportunità. Se decidiamo di offrirla rimane però il dubbio su quella persona, come ad esempio un carcerato che deve rimettersi nella società, avremo sempre il sospetto. Se uno ha rubato dalla cassa, non lo metteremo a fare il cassiere, evitando le tentazioni, ma siamo disposti a dargli fiducia? Solo Dio è disposto a credere in noi nonostante le nostre povertà, solo i santi hanno creduto nei poveri, nei malati, nei lontani … solo i caritatevoli, veri di cuore, hanno accolto e tolto i pregiudizi.

Cosa rimane alla fine? Il soggetto in questione, il “materiale difettoso” cosa fa? Questa è la domanda che come cristiano mi devo porre, come chiesa, società, istituzione, amico o conoscente. Accogliere e offrire una opportunità, seguire, dirigere, guidare ma difficilmente, nonostante questo, ridaremo credibilità e questa è e sarà la vera pena che il peccatore dovrà scontare e non saranno le Ave Marie o il gesto di carità da compiere, che il confessore ti da, ma il disagio interiore, spirituale e umano di riconoscersi non più adatto a stare in mezzo agli altri, di aver tradito la società, la persona che si fidava di lui. Sicuramente la società, la chiesa, le istituzione, i singoli e i gruppi … devono imparare da Gesù. Come cristiani, uomini e donne dobbiamo imparare da Cristo per non sbagliare, per imparare a fare le scelte giuste, per non cadere in tentazione, per aiutare chi tra noi è caduto, chi tra noi è nel buio e non vede la luce in fondo alla strada. Non ho mai visto, o meglio non conosco nessun ex carcerato diventare dirigente, ex peccatore pubblico a essere rientrato nella società a pieno titolo, perché questo è materiale difettoso.

Ora, tutta questa riflessione estemporanea, per aiutarci tutti ad avere una carità più grande, più vera, uno sguardo sincero, un atteggiamento onesto, essere, ognuno di noi, la possibilità nuovo di riscatto del peccatore. Ci sono errori ed errori, certamente, c’è la giustizia umana, sicuramente, c’è la giustizia di Dio, ovviamente ma l’altrettanta carità vera chi è disposto a viverla? Chi e disposto a prendere un povero dalla strada e metterselo in casa? Chi è disposto a prendere un diseredato e offrigli la possibilità di ricostruire la vita …?

I nostri militari hanno nel cuore con il loro servizio questa capacità di accoglienza e attenzione che Gesù ha avuto con i più deboli, pertanto sono una possibilità di una rinascita, di una vita nuova.

Riprendiamo il Vangelo, mettiamoci in ascolto del magistero della Chiesa, riprendiamo il cammino confrontandoci, sapendoci ascoltare e porgendo una mano.

@unavoce

 

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