ma confida

 

Confida nel Signore con tutto il cuore
e non appoggiarti sulla tua intelligenza;
in tutti i tuoi passi pensa a lui
ed egli appianerà i tuoi sentieri. (
Proverbi 3, 5-6)

Il Signore è vicino a quanti lo invocano,
a quanti lo cercano con cuore sincero. (
Salmo 145, 18)

Ama tutti, credi a pochi e non far del male a nessuno. (William Shakespeare)

Il dubbio o la fiducia che hai nel prossimo sono strettamente connessi con i dubbi e la fiducia che hai in te stesso. (Kahil Gibran)

 

Nella vita di ognuno di noi le varie vicende di errori, limiti e illusioni creano la storia personale. Illudersi di essere utili, indispensabili, ricercati, importanti è quello che talvolta ci aspettiamo ma la vita ci ricorda che solo Dio è indispensabile, che solo il vero amore, la passione per quello che fai è indispensabile e che le persone vanno e vengono e il più delle volte quelle presenti sono interessate e non sempre all’amicizia, allora l’impegno è creare relazioni solide, costruite sul rispetto, sull’impegno, sull’onestà e la sincerità e nel momento che limiti e difetti si scorgono è necessario affrontarli con intelligenza e distacco, impegno e serietà, ma anche carità e comprensione. Queste situazioni quando vengono a crearsi provocano disagio, allontanamento, divisione nelle famiglie, tra gli amici, nei gruppi portando ad un malessere interiore e a un disagio esteriore isolando il soggetto e il rischio è di rifugiarsi altrove. Il limite, per i più giovani è di sbagliare strada perdendo fiducia e per i più grandi andare avanti senza interrogarsi cadendo poi nella depressione e leggendo tutto in modo negativo.

Bisogna avere i piedi per terra e sapere che nulla è eterno nella vita se non lo si vuole, non lo si coltiva, non lo si lavora credendoci e lo vediamo nei matrimoni ma anche nella vita religiosa, nei rapporti tra amici e anche sul lavoro, così le nostre fragilità emergono e nei in momenti di maggiore difficoltà, come potrebbe essere questo tempo, ancora di più questi elementi della nostra mente e della nostra vita entrano in modo brusco, creando distanza e quando siamo disorientati perdiamo i valori autentici della vita.

“Il campo delle relazioni umane è un territorio vasto e complesso con degli aspetti di mistero, ma pur sempre avvincente anche se a volte impervio. In questo cammino non privo di ostacoli, fra gli scogli in cui si può inciampare, c’è la delusione nelle amicizie. Sono inevitabili. Tutti noi abbiamo provato quel sentimento di amarezza velato di rabbia e di rimpianto che ci invade quando si riscontra che la realtà del rapporto non corrisponde alle nostre attese. Nella delusione viene a mancare ciò su cui si faceva affidamento e si interrompe la percezione di quello specifico legame che assume altre coloriture. Tralasciando per il momento di parlare di quelle situazioni nelle quali si è quasi costretti a prendere le distanze da certe frequentazioni perché si rivelano deleterie per il nostro benessere, nella maggior parte dei casi si tratta di imbattersi nella mancanza di reciprocità: il presupporre che gli altri agiscano e pensino come avremmo fatto noi”. (cfr.annaberardi)

Tutto questo potrebbe portare alla tristezza, allo sconforto, alla delusione della vita stessa e delle persone, creando separazioni più che negli altri in noi stessi. Bisogna, allora, necessariamente rimettersi in gioco con un serio esame di coscienza, con impegno per guardarsi dentro e dare delle risposte oneste a noi stessi prima di puntare il dito o di giudicare.

Una volta fatto questo, e non è facile perché richiede onestà e sincerità personali forti, allora si riparte parlando, confrontandosi con la situazione o la persona per la quale è nato questo sentimento interiore di disagio. Parlarne con l’interessato, confrontarsi con chi più esperto, con qualcuno estero a noi per avere una visione obiettiva. In questo modo allora le nostre difficoltà possono cadere ed essere gli uni per gli altri, di aiuto.

Correggersi e aiutarsi significa crescere e non giudicare, significa camminare con uno sguardo alto e non accusatorio. Solo insieme, con semplicità, godendo di quello che abbiamo, apprezzando quello che già c’è allora e solo allora comprenderemo che molte volte la nostra tristezza è vana e le illusioni che la nostra mente o la fantasia ha creato, svaniranno.

L’umiltà è la chiave di questo percorso, una umiltà che non ci fa pensare di essere indispensabili, una umiltà che cerca e non vuole essere cercata, una umiltà che dona prima di ricevere e sa ritirarsi quando si accorge che la situazione sta prendendo una strada che non era quella dell’origine e non è più vissuta con armonia.

Pertanto, cari lettori, quando nella vita abbiamo coltivato una grande illusione, la gestione della delusione è molto complicata e dolorosa, soprattutto se vissuta in buona fede e per molto tempo ma non impossibile da affrontare per superarla. Sarà necessario recuperare la nostra autostima, il controllo di noi stessi, gestendo le emozioni, recuperando la nostra Fede in Dio, la nostra preghiera come momento di aiuto e di dialogo con il Signore parlando con il cuore al Suo Cuore e lo Spirito del Signore, statene certi, illuminerà la mente e darà respiro e voce all’anima. Le situazioni vanno affrontate là dove diventano croniche, con gli strumenti che abbiamo e conosciamo della scienza ma anche con l’impegno personale e la nostra Fede in Cristo, che nella sua vita terra ci ha insegnato e dato l’esempio di come viverle. Anche Lui fu deluso e s’illuse ma la delusione fu superata ridando fiducia e penso a Pietro. E’ l’illusione che porta tristezza e penso a Giuda, quando non ci si rimette in gioco, quando il peso della colpa è troppo grande e non si crede più che l’amore possa perdonare e superare ogni limite ed errore.

Uno scrittore laico, Cesare Pavese, in una sua opera disse: “Un uomo non rimpiange per amore chi l’abbia tradito, ma per avvilimento di non avere meritato la fiducia”. Questa considerazione ci apre gli occhi sui nostri atteggiamenti e sulle nostre reazioni. Valutiamo con attenzione e consideriamo ogni aspetto prima di fare delle scelte, perché nel momento che apriamo il cuore “non siamo mai così vulnerabili come quando ci fidiamo di qualcuno, ma paradossalmente non possiamo trovare gioia e amore senza fiducia”, scrisse Walter Inglis Anderson, pittore e scrittore Americano, pertanto dare fiducia è nell’uomo, ottenerla dipende dai nostri atteggiamenti. Recuperiamo, pertanto, questa fiducia in Dio, nell’umanità, in noi stessi, non puntiamo il dito, facciamo e lavoriamo senza chiedere in cambio, doniamo, impegniamoci solo per il piacere di esserci e di godere del dono della vita e di aver fatto del bene. Nessuno ci toglierà questa dignità.

Le persone che ci hanno deluse, o per le quali ci siamo illusi, non potranno cambiare la nostra fede, la nostra passione, il nostro impegno, la nostra serenità. La solitudine che ne scaturisce quasi spontaneamente, per evitare di soffrire, non deve essere quella di isolarsi, di estraniarsi dal mondo e dalle cose del mondo, ma deve essere una solitudine abitata dall’amore. Cerchiamo in noi stessi le motivazioni e gli obiettivi veri per cui vivere e impegnarsi. Non allontanarti dalle persone, non chiudere il tuo cuore, non stare da solo ma apri le braccia, sorridi, sii felice di ciò che sei e di ciò che hai e i colori della vita torneranno a brillare.

San Paolo nella Lettera agli Ebrei (13,5) così si esprime: “La vostra condotta sia senza avarizia; accontentatevi di quello che avete, perché Dio stesso ha detto: Non ti lascerò e non ti abbandonerò”, possa essere il nostro stile di vita.

@unavoce

 

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