Solitudine
Quando i dubbi ti assalgono, quando mancano conferme, sia nei rapporti che nella stabilità della vita, quando non c’è chiarezza, quando s’annidano incertezze, allora ti assale la tristezza e la tristezza ti porta alla solitudine.
Quante volte anche noi abbiamo fatto questa esperienza. Più facile nei giovani, ma non da escludere nelle altre stagioni della vita.
La solitudine che si cerca dopo una giornata piena d’impegni non è questa di cui parliamo, ma è quella solitudine che ti attanaglia e neppure quella spirituale che è indispensabile per saper ascoltare, meditare, riflettere e riprendere il cammino, no, qui si parla di solitudine come malattia dell’anima, una solitudine che ti toglie il respiro, che non ti fa ragionare, che annebbia le idee e rende tutto instabile, incerto, fragile.
Solitudine che è mancanza di qualche cosa, o di qualcuno e più rimani in questa condizione più sale il disagio, più ti senti impotente, tradito, emarginato, escluso.
Solitudine che è vuoto di cose e di persone, di occasioni, di possibilità, solitudine che viene dagli errori commessi e dall’impossibilità di guardare oltre guardare avanti, credere che tutto si sistemi, che le cose riprenderanno il loro corso.
Solitudine e il silenzio che proviene da chi, invece, vorresti accanto o sentire, da una pacca sulla spalla a una parola di conforto, di aiuto, di sprono, di conferma. Solitudine che è un silenzio assordante dentro il cuore che, pur in un mare tumultuoso, non riesce a trovare pace.
Sono queste le situazioni nelle quali talvolta l’umanità si trova.
Anche i discepoli di Gesù si trovarono in questa situazione sulla barca nel lago ti Tiberiade, al Calvario, nel Cenacolo la sensazione di una solitudine che li avvolgeva, soli sulla via di Emmaus e poi una voce, una presenza, un cenno e tutto riprende colore.
La situazione nella quale potrebbero cadere i giovani e non solo, sono da monitorare per non lasciare nessuno in questa solitudine, nessuno che si senta abbandonato o escluso.
Mali giovanili, momenti di sconforto della società che nella difficoltà, nell’emergenza, nel dolore di eventi vive e possono diventare un vero dramma.
Cosa fare? Anche qui come in tutti gli argomenti che abbiamo trattato non ci sono soluzioni o ricette, ma solo la volontà e l’attenzione, la presenza e la mano allungata, un sorriso e la vicinanza per poter affiancare, guidare e ascoltare per cercare di dare risposte e sicurezze e far ritrovare in se la forza e la determinazione per superare momenti come questi.
Pur vivendo in mezzo a tanta gente c’è il rischio di questa solitudine che la psicologia definisce solitudine subita.
“La solitudine subita è quella più pericolosa: è sempre sinonimo di solitudine interiore, ci fa pensare di essere soli anche quando si è circondati da tante persone. Questo causa spello la costruzione di relazioni superficiali, che non permettono di sentirsi compresi. Altre volte, invece, il dolore nasce quando ci si allontana temporaneamente dalle relazioni: finché si sta in compagnia sembra andare tutto bene, ma il senso di solitudine affiora quando si resta soli con se stessi. Comunemente ci si sente isolati dopo un lutto, durante un divorzio, dopo una violenza o durante una malattia. Questi casi di solitudine interiore, se non si chiede aiuto, possono portare anche a stati più gravi di depressione”. (cfr. unobravo)
A questo punto, genitori ed educatori, dovranno avere uno sguardo attento e cogliere immediatamente questi sintomi per essere accanto offrendo il supporto giusto per aiutare a riemergere da questa situazione.
@unavoce
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