Insieme

 

“Insieme in Inglese si scrive Together parola che ne contiene altre tre “To-Get-Her” = “Per arrivare lì”, come se per arrivare da qualche parte si debba per forza essere insieme, ed è vero da soli non si va proprio da nessuna parte e io non voglio più andare da nessuna parte se non da te” (cfr. instagram)

Abbiamo percorso, in questi mesi, un cammino di riflessione affrontando molti degli aspetti della vita umana di relazione con le sue sfaccettature, problemi, limiti, disagi che vengono, principalmente, dal vivere quotidiano e dal relazionarsi tra di noi a tutti i livelli, dal vivere normali rapporti di lavoro o svago a quelli legati all’amore o all’amicizia.

Rivedendo tutti i temi trattati viene da pensare che ci siano solo problemi e limiti, solo disagi e complicazioni nella vita e forse è vero se non ci fermiamo a riflettere e confrontarci con la Parola di Dio e la preghiera, vivendo la dimensione spirituale della nostra vita in senso vero e pieno e non a parole, ma con scelte concrete, creando lo spazio necessario perché il cuore possa ascoltare e commuoversi, aprirsi e riflettere … un buono strumento è la musica, provate a leggere e ad ascoltare i testi dei giovani cantautori italiani, ma non solo, alcuni testi sono tristi ci trasmettano un messaggio di sofferenza di vita vissuta con difficolta, sembrano viaggiare soli su questa terra.

Dall’ascolto di alcune di queste sulle quali mi sono soffermato in questi giorni, penso che sia importante ricordare che il viaggio della vita non è da solitari, ma insieme, insieme a chi vogliamo, insieme a chi scegliamo, insieme a chi la provvidenza ci mette accanto e se con occhio attento e cuore sensibile ci accorgiamo di chi sta intorno, allora ci renderemo conto che in ogni persona che abbiamo l’occasione d’incontrare c’è del buono, c’è del bene, c’è una ricchezza di cuore e ci arricchiremmo, pertanto lo sforzo della “correzione fraterna”, come abbiamo accennato nell’ultimo articolo, ci porterà a una verifica continua del cammino personale e comunitario e insieme ci aiuteremo a crescere e camminare.

Oggi le parole che in apertura vi ho riportate che vengo dalla lingua anglosassone, mi hanno suggerito di riflettere in questi termini: l’uomo è un animale sociale non è fatto per stare solo e da solo, ma insieme, in compagnia, secondo la sua vocazione, la solitudine serve a ricaricare le pile della nostra vita o come scelta di vita “da essere nascosta con Cristo in Dio” (Colossesi, 3, 1-11) altrimenti anche se desideriamo momenti di solitudine per staccare da tutto e da tutti anche solo per stanchezza e ritrovare quella tranquillità interiore che serve per proseguire, potrebbe essere una comodità, quella di non vedere, non interagire con nessuno con il rischio, però, di diventare poi intrattabili perché non capaci di relazione.

L’umanità, l’uomo è fatto per relazionarsi è fatto per vivere e stare insieme e insieme camminare, avere degli obiettivi, dei traguardi da raggiungere come coppia e/o come gruppo.

Allora, se veramente vogliamo vivere la vita degna del nome che porta è il tempo di rimetterci in gioco seriamente e superare tutti quei limiti, difficoltà e patologie che la psicologia ci indica, facendoci aiutare da esperti, se non riusciamo da soli, per riprendere in mano la nostra vita, per viverla seriamente, per camminare insieme, andando verso gli obiettivi che si sono prefissati che siano di amore, di amicizia, di lavoro o altro.

Insieme si cammina e ci si sostiene, insieme si affrontano i problemi e si gioisce per i successi, insieme e in modo scambievole si vive l’amore e l’amicizia eliminando egoismi e invidie, tutti mali dell’anima che debbono essere sconfitti se insieme camminiamo, ci amiamo e ci rispettiamo.

Ti invito a rileggere il “Documento sulla Fratellanza Umana”, una lettura che apre il cuore, che orienta il cammino, che ci offre lo stile di come vivere insieme.

Chiudo, ora, con questa citazione dello scrittore e poeta cinese naturalizzato francese, certo che offra a tutti uno spunto per riflettere.

“Se si fa silenzio, è possibile udire ogni suono nella sua essenza. Impariamo dunque a non stordirci di vane parole durante il giorno, a non cedere al rumore del mondo. Impariamo a sentire il basso continuo che punteggia il canto innato che è in noi, che giace nel fondo dell’anima. Quest’anima, capace di risuonare con l’Anima universale, può stupirci per la sua vastità insospettata. Sapere che si ha un’anima o ignorarlo non è la stessa cosa. Sapere che si ha un’anima significa portare un’attenzione vigile ai tesori che possono offrirsi nel grigiore dei giorni, che si esercita a seppellire tutto. Tesori scovati, che non affidiamo più alla polvere del solaio, che custodiamo gelosamente invece di gettarli al vento. Volontariamente o a nostra insaputa, allora diamo il via a un processo in cui il corpo carnale si satura in funzione dell’anima, e l’anima, istruita dal corpo ma senza sottomettersi ad esso, diventa una entità sempre più autonoma, e carnale”. (François Cheng, L’anima. Sette lettere a un’amica, Bollati Boringhieri, 2018)

@unavoce

 

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