nella vita quotidiana

 

Il dubbio è la forma di pensiero più adatta al cosiddetto “cercatore di verità” – diceva Cartesio – un dubbio eccessivo può trasformarsi in indecisione e irresolutezza e paralizzare le nostre azioni, e senza dubbi si rischia di non vedere al di là del nostro orizzonte personale.

Tanto per chiarezza linguistica prima di accennare qualche semplice riflessione su questo tema, vediamo le differenze e le caratteristiche che la nostra lingua ci offre:

“Quando viene utilizzato come sostantivi, dubbio significa incertezza, incredulità, mentre sospettare indica una persona sospettata di qualcosa, in particolare di aver commesso un crimine.

Quando viene utilizzato come verbi, dubbio significa mancare di fiducia, mentre sospettare significa immaginare o supporre che (qualcosa) sia vero, o che esista, senza prove” (cfr. campusintifada)

Vogliamo, quindi oggi fermarci brevemente e senza pretese esaustive o di competenze particolari sul dubbio o/e il sospetto a livello di vita ordinaria personale non tanto come un elemento di trattazione filosofica sui dubbi universali o sulla tipologia di elementi del pensiero astratto, ma calare questi elementi nel quotidiano della nostra vita. Pertanto riflettere sul modo con il quale pensiamo e affrontiamo le diverse tematiche e problematiche e attività della vita. Questo procedere ci consentirà di scoprire i diversi punti di vista che determineranno il nostro modo di sentire e vivere le situazioni.

Quante volte e in quante situazioni viviamo questo aspetto della vita? Noi sospettiamo e dubitiamo di tutto, della serietà della politica, della verità della chiesa, della sincerità dell’amicizia e dell’amore e così via, noi non ci fidiamo mai e così facendo il rischio è che invece di essere elemento positivo di ricerca diventi limite trasformandosi in una patologia sino ad arrivare a rovinare rapporti e situazioni. Dubitare, sospettare è un male che ammala è un limite che ti allontana e non ti fa vivere la vita. Pertanto come scriveva Oscar Wilde, “Stare all’erta, ecco la vita; essere cullato nella tranquillità, ecco la morte”

Se veramente vogliamo crescere nel bene e nel bello, se veramente vogliamo essere protagonisti della vita, autentici nella fede, onesti nei rapporti, allora il dubbio e il sospetto vanno vissuti e usati nel modo giusto, con serenità credendo nei principi base dell’amore e dell’amicizia diventando così strumento di crescita e per leggere la verità dei fatti e dei momenti.

In un rapporto interpersonale di qualsiasi livello, dubbi e sospetti vanno usati in modo equilibrato, senza pregiudizi e residui di esperienze passate, diventando così la fonte vera di rapporti sani e belli che ci aiuteranno a crescere e a vivere nella felicità.

Come diceva sant’Agostino: “la verità sta nel dubbio”, ovvero che il dubbio stesso ci porta sulla strada della verità. Questo dubbio ci permette di conoscere di approfondire di studiare

Quindi da questa ottica, dubitare è fonte di ricchezza quando ci permette di intrattenere in mente diverse idee e studiarle, in caso contrario diventa frustrazione che derivano da profonde contraddizioni interiori. Il dubbio spesso genera ansia e sappiamo che l’ansia è nemica del bene e della verità.

Il dubbio è una condizione umana. Il contadino viveva nel dubbio e spera che il clima sia il migliore possibile per la crescita delle sue piante. Il dubbio presuppone una riflessione dopo il preciso distinguo fra le alternative immaginate. Se non dubitassimo non scopriremmo nè inventeremmo. Il dubbio può essere rivolto al bene (avrei potuto comportarmi meglio) o al male (avrei potuto comportarmi peggio) quindi il dubbio è miseria o risorsa secondo l’obiettivo che si ha.

Se così è dobbiamo allora usare di questi elementi per fare la scelta giusta per affrontare le situazioni nel modo corretto nell’usarli alla ricerca sempre della verità e la verità sappiamo che è solo Cristo che realizza e da forma ad ogni elemento della nostra vita ponendoceli ad uso per la nostra crescita e la nostra salvezza.

“Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici; io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce». Gli dice Pilato: «Che cos’è la verità?». E detto questo uscì di nuovo verso i Giudei e disse loro: «Io non trovo in lui nessuna colpa” (Gv 18 37-38). Gesù, anche se non risponde alla domanda di Pilato – che “uscì di nuovo” – conosce la risposta, come ha detto al Padre, nella sua preghiera nel Getsemani: “Consacrali nella verità. La tua parola è verità” (Gv 17,17). E parlando con i suoi discepoli: “Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se conoscete me, conoscerete anche il Padre: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto»” (Gv 14,6-7).

Chiudo, lasciando ad ognuno il tempo di pensare a questi elementi citandovi San Josemaría Escrivá de Balaguer: “Se ti disturba che ti dicano la verità, allora… perché domandi? Forse pretendi che ti rispondano con la tua verità, per giustificare i tuoi sbandamenti?“ 

@unavoce

 

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