la coppia perfetta

 

“Vi esorto dunque io, il prigioniero nel Signore, a comportarvi in maniera degna della vocazione che avete ricevuto, con ogni umiltà, mansuetudine e pazienza, sopportandovi a vicenda con amore, cercando di conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace. Un solo corpo, un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti”. (Ef 4,1-6)

 

Forse, già da bambini siamo stati abituati a credere al principe azzurro e pur sapendo che l’amore è il fondamento della vita, di ogni vita e che è la cosa principale per la serenità, le amozioni e il vivere felci  non è sempre una cosa facile. Sappiamo che le favole rimangono tali, anche se sognare e ricercare la perfezione è nella dinamica della vita, sia laica che spirituale, sapendo che siamo perfettibili perché solo il Creatore è perfetto, e in tutto questo, vediamo che la vita di coppia non è sempre come ce la siamo immaginata, oppure pretendiamo cose che poi non viviamo e non diamo.

Oggi, più che non mai, facciamo esperienza della fatica della vita di coppia, difficoltà a trovare la persona con cui condividere un cammino perché troppo esigenti da entrambi le parti, poca disponibilità al sacrificio, alle rinunce, a uno stile di vita sobrio e adatto alle proprie possibilità lasciandoci influenzare dalle mode, poco desiderio di un impegno duraturo, poca capacità di adattamento e di andarsi incontro … queste credo, per sommi capi, le fatiche che si trovano per cercare, iniziare e vivere un rapporto di coppia, pertanto alla luce di questo, che diventa poi alla fine un limite che non rende felce la vita, penso che oggi fermarci a pensare ci possa aiutare.

Ci lasciamo guidare, in questa analisi, da un e-mail di una Newsletter del Mental Coach Giacomo Papasidero, che già conosciamo perché citato in altri articoli in passato su questo nostro suto, che riporta una riflessione di Pamela Bembi che penso possa aiutarci e alla quale vi rimando:

“Quando si parla di coppia perfetta pensiamo a: perfetta sintonia, sincerità ad ogni costo, passioni in comune, stesso modo di pensare, dialogo continuo, comprensione, …. Raccontarsi non è semplice, ci sono tante immagini, situazioni, emozioni, esperienze, che ti caratterizzano in modo peculiare, ti permettono di essere te, nell’unica versione possibile ed irripetibile. Esprimere a parole a volte non basta per aiutare a riflettere, comprendere, ove possibile. Tuttavia, ho compreso, che non è un buon motivo per non farlo.  A volte, le esperienze degli altri, ci aiutano ad osservare da angolature diverse lo stesso “problema” e sicuramente, nella condivisione di tanti nodi comuni a tutti, ci si sente meravigliosamente umani; comuni in tanti aspetti e unici sotto tanti altri … quindi, comincio da me. Comincio col raccontarti del dilemma della “coppia perfetta”. Quando circa quattro anni fa, mi sono “svegliata dal sonno” in cui ero, ossia, quando mi sono resa conto di quanto tempo stavo perdendo nella mia vita alla ricerca della felicità, ed ho cominciato a lavorare sulla mia crescita personale, ho fatto un grande errore. È un mio errore che spero, tu, possa accoglierlo come dono per non commetterlo a tua volta. Tornano molto utili al riguardo, le parole di Eleanor Roosevelt: “Impara dagli errori degli altri, non potrai vivere così a lungo da farli tutti da te…”. L’errore era: pretendere che mio marito fosse un’altra persona. Sembra davvero forte come affermazione, ma è sfacciatamente vera, ho cominciato a pretendere che lui capisse quello che capivo io, che vedesse quello che vedovo io, che facesse quello che facevo io. In fondo, pensavo di agire per il suo bene, per spronarlo, per aiutarlo a migliorarsi visto che diceva di sentirsi male con se stesso. Quello che stavo facendo, in realtà con la mia pretesa, era allontanarlo ancora di più da sé stesso perché gli dicevo indirettamente che non andava bene così com’era e che razza di amore è quello in cui vuoi cambiare una persona? Quello in cui, non aiuti a guardare ciò che di buono ha e dirgli, invece, che non va bene? A parti invertite mi sono chiesta: io cosa vorrei da lui? Cosa vorrei ricevere? Un “Non vai bene, cambia” oppure “Vai bene così come sei, credo in te!”?  … mi sono accorta che in realtà, stavo pensando solo a me, il mio era egoismo, tutto il contrario dell’amore. Allora mi sono guardata dentro, ho capito che in fondo, non percepivo davvero la bellezza che io avevo dentro, perché anch’io, in quel volermi sfidare continuamente, migliorarmi a tutti i costi, fare sfide, ero ancora alla ricerca della vera me. Allora, è quando si coglie davvero la bellezza in sé stessi che si vede quella degli e negli altri, senza volerli cambiare di una virgola. Ho compreso, che amare davvero è tutt’altro che pretendere, è amare me stessa dal profondo e riversare di conseguenza, lo stesso amore sugli altri. Quando ho cominciato a mollare la presa, a lasciare che mio marito fosse quello che sceglieva di essere, credo, gli sia arrivato il più grande gesto d’amore che possa avergli mai fatto. Perché gli stavo dicendo: vai bene così come sei, se vuoi, io sono qui ad aiutarti e a sostenerti. …e sai cosa ho visto? Che non lo conoscevo affatto perché mi stavo concentrando sulle cose che a me non piacevano ed erano solo un millesimo di tutto quello che è, del mondo interiore che ha e che non conoscerò mai fino in fondo. A qualcuno questa affermazione potrebbe far paura, ma in realtà è la sfida più grande della vita: vedere nell’altro, ogni giorno, una persona nuova perché è così: lui, io, tu, ognuno di noi è una persona nuova ogni giorno. Non è una garanzia, ma spesso, dove c’è amore, piccoli scorci di miglioramento arrivano e quando sono inaspettati, hanno un sapore diverso. L’amore per sé stessi è impegnativo, per una coppia lo è al quadrato.  Accettare di concedere la libertà all’altro che noi stessi vorremmo per primi, non è semplice. C’è un concetto che mi ha aiutato tantissimo nel rapporto di coppia, ma lo è per ogni relazione a qualsiasi livello si parli:Si è responsabili della relazione, solo per metà. Se potete permettere all’altra persona di essere sé stesso, è molto più facile non prendere sul personale ciò che fa Ciò che fa, riguarda l’altra persona, non te. Tu, sei disposto ad amarlo nonostante tutto?” (cfr. scuola.diventarefelci)

Ora, alla luce di quanto letto, credo che la coppia perfetta possa esistere se sappiamo non voler pretendere dagli altri quello che vorremmo essere noi, ma lasciare che ognuno sia quello che è e nella propria integrità e peculiarità condivida il cammino con te, le diversità o le non categorie che vi accomunano possono arricchire entrambi e se disposti a crescere e a comprendere e andarsi incontro, allora l’avventura della vita di coppia diventa meravigliosa e al di là di dissapori normali si cammina insieme. 

Ovviamente è un tema dalle mille sfaccettature che non si può liquidare così, forse con troppa facilità e concetti che sembrano semplici, non basta avere le idee chiare, ma serve impegno, determinazione e dedizione o almeno dirsi le cose. Questo, pertanto, il mio intento, quello di provocarvi per rimettervi in gioco e se delle difficoltà riscontrate, sappiate che è normale, ma serve uno stop per riflettere e riprendere fiato e ricominciare con maggior determinazione.

A conclusione, ora, vi rimando alla citazione della Lettera di San Paolo che avete trovato in apertura come occasione di preghiera personale, “una parola che si potrebbe porre a regola di vita della coppia perché le sia assicurata una buona salute relazionale: umiltà, dolcezza, pazienza, ricerca dell’unità nella pace. Solo lo Spirito Santo invocato quotidianamente può donare di vivere questa comunione nell’amore”. (cfr. Aleteia)

@unavoce

 

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