Per una convivenza pacifica

 

“Per questo ogni scriba divenuto discepolo del regno dei cieli è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche” (Matteo 13,52) 

“Vivere insieme è un’arte, un cammino paziente, bello e affascinante. Non finisce quando vi siete conquistati l’un l’altro… Anzi, è proprio allora che inizia! ” (Papa Francesco)

 “Il segreto per vivere in pace con tutti consiste nell’arte di comprendere ciascuno secondo la sua individualità.” (Friedrich Ludwig Jahn)

 

In architettura il vecchio unito al nuovo da un gran pregio alle strutture e agli ambienti oggi molto in voga. Mi domando, allora, se nell’architettura, nello stile il vecchio unito al nuovo da lustro, ingegno ed eleganza alle cose umane, perché non leggere questo dualismo nella vita, nel pensiero, nella fede, nella politica, nel vivere di ogni giorno dell’umanità? Perché non porci questa domanda per guardare alla convivenza alla vita insieme che sia di coppia o di comunità, di società o gruppi?

La convivenza di più tradizioni, stili, sensibilità, culture, abbiamo visto che non deturpa, non impoverisce, non toglie la sua natura, ma arricchisce e rende più bello, più grande, più solenne, più forte le situazioni, allora impariamo a fondere le tradizioni con le nuove energie, impariamo a non dimenticare il passato per vivere un presente ricco e capace di unire e non dividere. Questo non fa confusione, come qualcuno potrebbe pensare, perché ogni elemento rimane quello che è e questo non toglie al vetro di rimanere unito al legno e se legno e vetro non si fondono, però possono coesistere e rendere un servizio. Se impariamo a tir fuori dallo scrigno della nostra vita, del nostro cuore, cose vecchie e nuove e insieme farle vivere, fargli prendere la luce, allora esse ritroveranno un rinnovato splendore. 

Oggi, nelle nostre società che gridano alla libertà, ai diritti, dove ci scandalizziamo delle illegalità e abusi,  di ingiustizie  e soprusi, dove la legge è fatta dalle varie economie fragili per ogni cambio di vento a livello internazionale e noi, davanti a tutto questo, alziamo il grido contro un mondo che sta andando alla deriva, che ha perso di senso e la bussola sembra impazzita, i riferimenti della navigazione persi, allora è il tempo di rivedere le nostre priorità, di rimetterci in gioco, di evitare di puntare il dito e di essere peggiori di quelli che accusiamo, di aprire la mente e non chiuderci nei nostri recinti. Non ci sono confini e non ci devono essere se vogliamo vivere in un mondo migliore, dobbiamo rispettare il pianeta a partire dalle piccole cose, delle nostre città e villaggi, dobbiamo aprire la mente di fronte a culture, costumi e usi differenti, a religioni che devono dialogare tra loro perché alla ricerca degli stessi obiettivi, delle politiche che non segnino il territorio, ma che dicano il valore di esse senza dimenticare i vicini, senza invadere o pretendere, ma aprire e accogliere, infondendo il proprio sapere, il proprio passato a chi ci è accanto.

Le tradizioni del passato unite alle visioni moderne che ci aprono al futuro, ci faranno vivere un presente radioso.

Tutti e ognuno, secondo le proprie capacità, deve collaborare e non essere egoista, invidioso, legato a un passato che non c’è più ne a un futuro illusorio, ma a un presente che lega e unisce fonde e convive, solo insieme e con le diverse culture, razze e religioni riusciremo a creare un mondo meraviglioso, un giardino dove abitare e dove c’è e ci sarà posto per tutti.

Ovviamente le nostre culture e formazioni, il passato e le tradizioni devono porre, chi ha delle possibilità oggi, per offrirle anche agli altri, ognuno nel rispetto delle sue capacità e “chi non vuole lavorare neppure mangi” e chi non vuole impegnarsi non pontifichi e chi non sa non insegni. E’ scandaloso vedere persone inette che governano altri, chi è a capo di una comunità sia degno del ruolo che ha e umile per riconoscere i limiti senza mortificare nessuno.

Vecchio e nuovo insieme sono lo “status quo” che ci permette di convivere senza pestarci i piedi, campanilismi vuoti e che ci portano a litigare, devono cessare e invece lavorare per fare del campanilismo l’orgoglio di trazioni senza fare paragoni perché ogni tradizione ha la sua ricchezza, ogni costume la sua bellezza e insieme faremo della terra un vero regno, un grande giardino, una possibilità nuovo. 

Il Signore ci ha donato una terra grande, vasta e ricca dove l’umanità si è sistemata nel tempo e nella storia, culture, tradizioni, regni e territori, per questi abbiamo fatto guerre e colonizzato, ora è il tempo di unire quelle ricchezze, quegli sforzi, quelle sofferenze e disastri e trasformali in ricchezza per tutti. Non ci sono schiavi, non ci sono migliori o peggiori, non ci sono razze più belle di altre, ma diverse si!, ricche tutte di valori e di possibilità. I regni umanai che abbiamo costruito siano una strada per camminare insieme, la nobiltà del titolo diventi una nobiltà dell’animo, senza togliere nulla a chi ha il titolo sapendo che esso è per servire e guidare e non per prevaricare e tutti rispettandosi e ognuno secondo capacità e possibilità collabori a costruire una vita più degna, senza umiliare.

Chi non lavora, chi non s’impegna, chi non mette del suo si astenga dal giudicare e pontificare, dal pretendere e indicare, sfruttando chi più avvezzo a guadagnarsi da mangiare con il sudore della fronte e non sfruttando altre situazioni. La dignità, almeno, di farsi da parte, di stare zitti. La natura umana ha in se il seme del peccato originale che va pulito, purificato ogni volta attraverso la fede, la cultura, la memoria, le religioni per tornare all’origine e camminare tutti verso un bene superiore spirituale, umano. Le religioni abramitiche, le filosofie di vita, le altre fedi e confessioni, trazioni culturali, religiose, politiche, economiche … devono interagire e il vecchio e il nuovo in ogni settore dialogare e fondersi. Tutti uniti alla ricerca della nobiltà della vita, una nobiltà che è nei sentimenti, nei modi, nella gentilezza di una misericordia che è amore, passione per ogni situazione.

In nome di potenza e gloria, di prestigio e supremazia, l’umanità ha fatto cose gravi, ora è il tempo di leggere la storia e imparare da essa per riprendere il cammino unendo il vecchio al nuovo, il passato al presente.

Il nonno di casa non è un peso, ma una ricchezza, il bambino piccolo non è un limite, ma un investimento, solo così costruiremo veramente felicità per noi, per chi amiamo, per il mondo intero.

Questi sono i valori comuni che dobbiamo difendere e perseguire con equilibrio, uniti e nel rispetto.

@unavoce

 

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