Tutti fratelli

 

“All’inganno del “tutto va male” corrisponde un “nessuno può aggiustare le cose”, “che posso fare io?”. In tal modo, si alimenta il disincanto e la mancanza di speranza, e ciò non incoraggia uno spirito di solidarietà e di generosità.”

“Il bene, come anche l’amore, la giustizia e la solidarietà, non si raggiungono una volta per sempre; vanno conquistati ogni giorno.” (Papa Francesco, Lettera Enciclica “Fratelli tutti”)

 

In un mondo efficientista, dove tutto deve concorrere a produrre e ogni elemento deve essere finalizzato all’economia, non c’è posto per la riflessione o meglio per quelli tra di noi che sono su questa linea d’onda di ricerca del pensiero, di studio del passato o del presente e progettano il futuro. Il rischio, per tutti è di cadere in questa macchina economica di produzione che vediamo, con il tempo, non dare grandi frutti, ma diventare limite di una società moderna o almeno che si ritiene tale, superando il passato perché limitato e che sembra non offrire benefici al presente e prospettive per il futuro.

Vogliamo scoprire il mondo che ci circonda, le malattie che ci affliggono, i sistemi di sopravvivenza del pianeta, gli elementi naturali o chimici, ma rischiamo di disumanizzare il mondo stesso e l’umanità e qualche effetto già lo vediamo nel creato che soffre e che ci ricorda che se manca il rispetto si rischia di implodere e così vale tra le società umane, tra i rapporti internazionali ed emerge sempre di più il limite umano del potere, dell’essere superiori a qualcuno creando divisioni, dolori, guerre, limiti, isolando e discriminando l’umanità secondo regole che ci siamo costruiti e tutto perché, solo per l’efficienza, il guadagno, il potere.

Proviamo a fermarci un attimo e ad osservare il passato, a guardare con occhi sereni e positivi il presente e pensare in modo libero al futuro, forse il mondo potrebbe prendere un’altra strada e sopravvivere ai propri limiti.

Il futuro dell’umanità, se non sarà rispettoso delle regole fondamentali di convivenza e interconnessione di culture, tradizioni, studi e esperimenti pensati con umanità e non fantasia economica o di potere, ci porterà al fallimento.

Come fare? Credo che con questa premessa, che non vuole essere apocalittica, ma con i piedi per terra, ci possa offrire l’occasione di rivedere i nostri stili di vita, il nostro impianto socio-economico, il nostro studiare, la nostra religiosità, la nostra fede.

Conoscere il passato con le capacità moderne di oggi ci permetteranno di avere un futuro migliore. Regole e regolamenti, compromessi e studi, devo aiutarci a vivere felci, meglio e in fraternità tra tutti i popoli della terra, nessuno si deve sentire padrone o con diritti superiori ad altri. Tutti sono chiamati a cooperare secondo le proprie possibilità e capacita, tutti, culture e religioni e mettere insieme i pezzi e usare il buono che c’è in ogni situazione per arrivare a “Un Mondo Nuovo”. 

Forse un discorso utopico che però ci deve portare a riflettere personalmente sullo stile della nostra vita. Se lavoro dodici ore al giorno per guadagnare di più, come potrò vivere la vita e avere tutto se poi non avrai l’amore e la comprensione, se la società e le grandi economie fanno innalzare il valore della vita e le retribuzioni rimangono basse, come si potrà trovare equilibrio? Se come pastore il mio impegno è organizzare, fare, indire, creare e non ho tempo di ascoltare, pregare, studiare, cosa serve poi la fede se non è alimentata? Se la mia logicità mi porta a volere solo dimostrazioni scientifiche di tutto e di tutti, dove mi porterà il cuore e la capacità di stupirci, di godere della bellezza, di creare con intelligenza? Tutti hanno doni, tutti hanno pregi che vanno condivisi per vivere una vita migliore.

La capacità di uno deve aiutare quella dell’altro, il musicista a rendere l’animo sensibile l’operai a costruire la macchina, la macchina a portarci a guadare il bello, il contadino a coltivare, il cuoco a preparaci un piatto che non sia solo sostentamento, ma gusto e così via e questo vale nel pensiero, nella religione, nella fede, nella filosofia della vita e così via nelle politiche di lavoro, di governo…

Impariamo a fermarci a non pensare solo al guadagno al piccolo interesse personale, al proprio giardino e basta e a non condizionare il mondo economicamente o con regole che privilegiano alcuni e penalizzano altri. Una guerra mette in crisi non solo la sicurezza dei singoli e di un popolo, ma il movimento economico, l’alimentazione, la sopravvivenza in definitiva. Oltre che la vita e la serenità, come dicevamo di una nazione, senza arrivare a questi estremi, basta un cedimento di un politico per mandare in crisi un paese e il mercato, dobbiamo pensare al bene comune e condivisibile. Ovviamente tutti devono fare la loro parte e non trovare scuse e scusanti.

Siamo diventati schiavi di noi stessi, liberarci di questo sistema ovviamente con intelligenza  e non per presa di posizione o idealismi vuoti o visionari o di tempi passati o di politiche remote, sarà l’impegno che dobbiamo assumere con maggior equilibrio. La carne da mangiare o la verdure, o il sole, o il mare ogni cosa è buona e a servizio dell’umanità, con equilibrio e non come occasione di guadagno, o di polemica, ma di sopravvivenza e di vita serena nel rispetto di tutti, allora le cose potranno cambiare.

Non per questo tutti dobbiamo essere uguali o avere gli stessi gusti, ma sarà proprio questa varietà che ci permetterà di diventare grandi e capaci di vita insieme. Ognuno porti il suo contributo e ripartiamo, tutti insieme, dalle cose che ci uniscono per poi, nella varietà degli elementi, trovare le nostre singolarità e rispettarci nel viverle con regole si che ci permettano di non disumanizzare o giudicare altri.

Essere fondamentalisti, nei vari settori che sia religione o politica, economia o ecologia … rischiano di farci fallire. Il rispetto reciproco ci porterà a vivere una vita differente e più umana. L’intransigenza non serve, le regole invece sono a servizio di questo pluralismo rispettoso, la ragione deve aiutarci a leggere il naturale e il soprannaturale, la vita va divisa tra corpo e spirito, una sola parte non serve, ma i due elementi convivono insieme e se ne elimini uno sei incompleto, voto e non sarai mai felice.

Discorsi futili? Belle idee, o belle parole? Si, forse lo sono, ma credo che se ripartiamo dal sentirci fratelli tutti, ognuno secondo le proprie capacità, culture, religioni, tradizioni e ci rispettiamo e condividiamo, allora il mondo sopravvivrà , anzi migliorerà e lasceremo alle future generazioni un giardino dove vivere in armonia e pace.

Non è facile cambiare il mondo, ma inizia tu, inizia dalla tua vita, dalle tue scelte, ognuno al suo livello, certo dobbiamo ricordarlo a chi ci governa, ma prima di pretendere iniziamo noi facendo scelte differenti, dedicando tempo alla nostra vita, alla nostra mente, al nostro copro, a chi ci sta intorno. Le grandi organizzazioni, dalle Politiche alle Chiese, dalle filosofie alle varie organizzazioni, dall’economie alle industrie, … dovranno fare la loro parte, ma ognuno di noi inizi a fare scelte differenti se vuole una vita migliore, scelte non egoistiche ma comuni nel rispetto e nella solidarietà.

“Prendiamoci cura della fragilità di ogni uomo, di ogni donna, di ogni bambino e di ogni anziano, con quell’atteggiamento solidale e attento, l’atteggiamento di prossimità del buon samaritano.” (cfr. o.c.)

L’invito accorato della Lettera Encicilica “Fratelli tutti” del Papa sia l’impegno per costruire pace e fratellanza dentro di noi, intorno a noi e nel mondo ognuno con la sua vita e la sua vocazione. Cambia atteggiamento, modo di leggere gli  eventi, sii positivo e propositivo, non lamentarti ma impegnati e fai la tua parte. 

@unavoce

 

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