Educare ed educarci

 

“Educare significa tirare fuori il talento di ognuno, il suo grado di libertà, la strada per apprendere davvero. Non puoi pretendere di trovare la felicità se non hai il coraggio di dire di no” (Paolo Crepet)

 

 

Cos’è la vita, ci domandiamo oggi – e senza nessuna pretesa accademica, non solo perché non sarei in grado, ma anche per rispetto delle specifiche professionalità e competenze, essendo un campo delicato dove si rischierebbe di scrive e dire cose scontate o banali – vogliamo affrontare con semplicità, per quanto semplice potrebbe non essere l’argomento, ma con l’intento di richiamare a me e a voi l’impegno serio che tutti abbiamo e dobbiamo avere di educarci ed educare.

Pertanto la domanda inziale “cos’è la vita?” direi che potremmo rispondere così: è lo sforzo di crescere, l’impegno a conoscere, il saper mettere in gioco tutti gli elementi e coordinare tutti gli strumenti per vivere la vita in modo vero, serio e intelligente, non lasciandoci avvolgere dalla superficialità, dalla comodità fine a se stessa e soprattutto fine a non far fatica, a non impegnarsi con la pretesa poi di avere tutto e subito con la conseguenza di lamentarsi di quello che non abbiamo senza però impegnarci in prima persona, a pretendere giustizia e a ricordare i diritti che abbiamo dimenticando di avere anche doveri. La vita è allora l’insieme di come affrontiamo le cose che accadono e di cosa cerchiamo e vogliamo veramente.

“Tendiamo a pensare che la vita sia ciò che ci accade. Molti diranno che la tua vita è la somma delle cose che ti accadono. Si sbagliano. La tua vita è l’insieme degli atteggiamenti con cui vivi le cose che ti accadono”. (cfr. dalla Newsletter di diventare felici) e ognuno di noi risponde agli eventi in modo diverso, con un diverso atteggiamento. Pertanto, allora bisognerà lavorare “sul proprio atteggiamento ed è la parte forse più difficile di tutte”. L’educatore, che sia il genitore, l’insegnante o il padre spirituale … sarà utile e indispensabile per “chiedere consigli, avere sostegno e chiarimento … Ormai siamo abituati a voler subito risposte quando cerchiamo qualcosa. Non sarebbe bello che se hai un dubbio, entro qualche ora qualcuno ti aiuta a scioglierlo? Che se hai un problema, entro qualche ora qualcuno ti ascolta e ti aiuta a trovare una soluzione?”, (cfr. o.c.) ma non è così, non ci sono ricette, c’è la vita e l’esperienza, c’è l’impegno e il coraggio. Il supporto costante che ogni genitore ha il dovere di dare, un supporto non protettivo, ma intelligente fatto di no e di regole, fatto di elementi per spronare, per impegnarsi, anche con fatica per ottenere risultai, sarà il compito arduo che bisogna assolvere.

Un consiglio, se posso permettermi: Stupisci te stesso, studia! Le cose belle e di successo costano fatica le altre sono furbizie che non portano da nessuna parte e che alla fine ti svuoteranno con il risultato del fallimento della vita e non della tua realizzazione. Abbi dei sogni e impegnati a raggiungerli ricordandoti che la strada è in salita e se non lo è allora non è un successo ma sarà un fallimento di una bella vita e non di una vita bella, dove al momento penserai di essere più furbo degli altri per poi accorgerti che avrai fallito in tutto.

Educare, pertanto, significa essere seri, severi, ma non per essere cattivi, ma decisi, chiari, esigenti, per preparare alla vita. Rispettare le regole, dire dei no, non scusare o difendere, proteggere in modo eccessivo, questo modo di fare molto diffuso non porta da nessuna parte e non educa nessuno ma prepara solo a dei futuri falliti e opportunisti per i quali oggi poi ci scandalizziamo quando li vediamo nei sociale e nella vita quotidiana, rimaniamo stupiti negativamente per quello che dicono e quello che fanno.

Ho avuto, anni fa quando ancora c’era la leva militare, un ragazzo laureato che venne in caserma per il suo anno di ferma, che non aveva mai fatto il letto, che non era mai stato alla segreteria della sua università, perché faceva tutto la mamma .. figli che non hanno fatto l’esperienza dell’Erasmus perché troppo lontano, perché non piaceva il posto … perché faceva  troppo freddo o troppo caldo … ma vi rendete conto che così facendo non educhiamo ma creiamo dei disadattati dei disintegrati e non integrati nella vita?

Quindi cos’è la vita? Un’avventura che va vissuta per quello che è affrontando di giorno in giorno ogni aspetto e non ci sono indicazioni o raccomandazioni, ricette o strade privilegiate, ma solo l’impegno ad affrontarla per quello che è e con la determinazione che ognuno gli mette.

Educare alla vita significa quindi rimboccarsi le maniche e non trovare delle scappatoie, pertanto la domanda iniziale che faccio a te e a me stesso, a ognuno di noi: cos’è la tua vita? La vita è un momento per sopravvivere, per pretendere o per impegnarsi? Credo che sullo spunto di queste provocazioni la risposta sia che: è il tempo per mettere a frutto i doni che hai, per creare, per dare il meglio, per trasformare le cose che non ti piacciono, per dire che alcune cose non vanno ma senza la pretesa di una lamentela vuota ma con la presa di coscienza di cambiare le cose di essere tu per primo il cambiamento che vuoi avere.

Quindi a te educatore, genitore o altro e a te che devi essere educato, dobbiamo imparare entrambi a fare la nostra parte in modo serio, vero, autentico, con intelligenza e facendoci aiutare là dove non sappiamo. Per fare il genitore non basta amare, certo quello è il pilastro, ma l’amore non è dire poverino, ma è dare delle indicazioni chiare è far fare le cose in modo serio, impegnativo, con fatica per far raggiungere i traguardi con l’impegno concreto.

Rimettiamoci, allora, tutti in gioco e ricordate che se i figli o gli alunni o … non vanno, la colpa è del genitore, dell’insegnante … che ha permesso di fare, ha scusato, ha protetto … in modo errato.

Ora, per chi ha fede, potrebbe essere uno sprono, uno spunto vedere come Gesù ha educato i suoi discepoli preparandoli agli eventi della Sua vita e a quello che avrebbero dovuto fare. Solo alcuni esempi per incamminarci a riprendere in mano i nostri ruoli di adulti non solo nell’età ma nella testa e nei modi per essere guide valide per i più giovani.

L’esperienza della ricerca («Venite e vedrete»: Gv 1,39). È l’area della domanda sulla identità (di sé e di Gesù). Comprende l’ascolto delle Scritture, delle parole di Gesù stesso, il confronto con altre visioni della vita, la crisi e rottura con le potenze del male, il processo della conversione, dalla sfida alla decisione, il discernimento evangelico della realtà. L’esperienza della comunione («Amatevi, come io vi ho amato»: Gv 13,34). È l’area della carità come consegna precisa di Gesù. Comprende la familiarità con la Trinità, il Padre, lo Spirito, Gesù Signore, e con le persone che formano la famiglia di Dio che è la Chiesa. Significa uno stile: la vita nella fraternità (figli dello stesso Padre), l’esercizio del perdono illimitato, della preghiera insieme (Padre Nostro), dello stare con Gesù operando e riposando con Lui. Comporta la condivisione del pane eucaristico e del pane materiale con il povero come altro Lui. L’esperienza della missione («Annunciate il Vangelo ad ogni creatura»: Mc 16,15). È l’area di esprimere agli altri il dono ricevuto: il Regno di Dio, il Vangelo di Gesù. Comprende un chiaro impegno missionario, dalla testimonianza senza vergogna, coraggiosa e innamorata di Gesù davanti agli uomini, all’annuncio esplicito di Lui agli altri. L’esperienza della croce(«Prenda la sua croce e mi segua»: Mc 8,34). È l’area delle opposizioni per essere discepolo di Gesù. Comprende opposizioni interne personali della cupidigia, dell’orgoglio farisaico o auto-salvezza, dell’affanno nella vita e della paura della morte; opposizioni esterne (diavolo, mondo) con la seduzione del potere e della ricchezza, l’ostilità della persecuzione, lo scoraggiamento dell’insuccesso. L’esperienza dell’impegno nel mondo, della fede operosa e della speranza vigilante («Abbiate coraggio: io ho vinto il mondo»: Gv 16,33). È l’area della fede fiduciosa e operosa più forte di ogni ostacolo, che si traduce in fermento evangelico (sale, luce) nel quotidiano. Comprende l’area delle Beatitudini vissute in prima persona, l’area della fiducia nell’«Io sono con voi tutti i giorni», del Consolatore, l’area dell’appartenenza alla comunità ecclesiale, l’area dell’attesa del futuro come attesa del Signore che viene a portare il premio a chi l’aspetta con l’ardore della carità e della fedeltà, l’area della vigilanza e del pellegrinaggio verso la città futura. L’esperienza della vocazione («Seguimi»: Mc 2,14). È l’area del proprio progetto di vita trovato alla luce del Vangelo, dunque di una vita come vocazione, chiamata personale di Dio, entro cui pervenire alla realizzazione di sé. Comprende l’area dell’apertura generosa di sé al piano di Dio, senza appesantimenti di «ricchezze» deformanti, l’area del cuore puro, dell’ascolto della Parola, della scelta coraggiosa della propria vocazione per la vita matrimoniale, per la scelta presbiterale, per la vita consacrata, per la scelta missionaria, sapendo che quelle rare sono a Dio le più gradite”. (cfr. C. Bissoli)

Solo alcuni esempi che ci indicano lo stile di come educare e con i dovuti paragoni e trasposizioni, possiamo comprendere con quale stile, con quale ottica riprendere in mano i nostri ruoli educativi in modo efficace per avere una vera società di uomini e professionisti per un mondo migliore. “Le regole e i ‘no’ sono come dei paracarri ai lati di una strada; sono punti di riferimento, non debbono cambiare di posizione, non possono decidere di esserci o non esserci.” (cfr. P. Crepet)  In questo mondo che pretende senza rispettare forse è il caso allora di rivedere come viviamo la nostra vita, senza scandalizzarci di regole e impegni, di limiti e convenzioni, perché queste ci porteranno a vivere insieme in modo rispettoso e accogliente nella felicità ricca è non banale e vuota.

@unavoce

 

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